Questa Tav s’ha da fare, serve al Nord-Est: chi strumentalizza sbaglia!
A pensarci bene il bisticcio inizia già dal nome dell’opera.
Tav al maschile se si pensa a un Treno ad alta velocità, Tav al femminile se si pensa alla linea ferroviaria, più correttamente Tac cioè un Treno ad alta capacità se, come è giusto fare, si pensa a un convoglio in grado di portare più merci di quelli di oggi.
L’Alta velocità ferroviaria è l’ennesimo tema su cui in questo benedetto Paese ci si divide.
E non è più questione di guelfi e ghibellini, sarebbe troppo facile e forse un po’ romantico.
Ogni opera di pubblica utilità, nessuna esclusa, trova ostacoli infiniti, con il risultato che o viene accantonata, oppure viene realizzata con tempi e costi infinitamente superiori rispetto agli altri Paesi, europei e non.
Lo scorso 15 aprile Tviweb ha pubblicato un editoriale che metteva a confronto l’Alta velocità spagnola con quella nostrana, e che consiglio di andare a rileggere.
Un raffronto imbarazzante non solo per ciò che attiene i tempi di realizzazione, ma anche per i costi, che in Spagna vanno dei 10/12 milioni di euro al chilometro, contro i 37 necessari in Italia.
Sono anni e anni che le cronache ci fanno vedere vere e proprie scene di guerriglia in Val di Susa, tanto che quei cantieri sono ormai stabilmente presidiati dalle forze dell’ordine.
Certo non con quella virulenza, per fortuna, ma non è che le cose stiano filando lisce anche nel nostro Veneto, e per quel ci riguarda nella nostra Vicenza.
Non spetta certamente a noi di Tviweb entrare nelle questioni tecniche che innegabilmente ci sono; quello spetta a coloro che sono delegati a farlo in virtù di un mandato popolare.
Sappiamo bene che ogni opera comporta disagi per qualcuno.
Sappiamo bene che a maggior ragione ciò accede per un intervento come la Tav che prevede l’attraversamento del territorio comunale, con necessità di abbattere edifici, modificare la viabilità, ed in generale di adeguare la città alla nuova realtà.
Ma il problema non è questo. Con la buona volontà, con il dialogo, le soluzioni si possono trovare sempre.
Ma per discutere, per confrontarsi, bisogna almeno essere d’accordo sull’obiettivo, sull’utilità dell’opera per lo sviluppo futuro della nostra città e del nostro territorio.
E non è certo incatenandosi davanti agli uffici della Giunta comunale che si trovano gli accordi.
Capisco anche che le elezioni comunali sono alle porte, e che qualcuno cerca cinicamente di utilizzare questo materia per dividere, e cercare di raccattare magari qualche consenso in più.
In conclusione, al di là degli schieramenti, al di là dei singoli Partiti, per non dire delle singole fazioni, che si stanno confrontando con toni anche aspri, l’unica vera domanda da fare ai contendenti è la seguente: “siete convinti che il Nord Est, che il Veneto, quella che viene definita la locomotiva d’Italia, possa rinunciare all’Alta velocità ferroviaria, mettendosi così fuori dai grandi corridoi di collegamento europei?
Se si risponde si direi che è addirittura inutile continuare a ragionare.
Ma vorrei proprio sentirlo questo “Si”, scandito ed argomentato, e non come si usa fare mascherandolo dietro i “se ed i ma”, dietro argomentazioni strumentali e furbesche, buone per azzeccarbugli in salsa veneta, o vicentina.
Ma se si risponde “no”! allora non resta che darsi da fare, ed in fretta, per completare un’opera di cui si parla ormai da troppo tempo.
Luca Faietti