17 Gennaio 2025 - 16.32

“Rage Applying”: la nuova tendenza tra i giovani lavoratori insoddisfatti

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Dopo fenomeni come il licenziamento consapevole o il licenziamento silenzioso, nel mondo del lavoro emerge un nuovo termine che riflette il disagio crescente tra i dipendenti, soprattutto tra i più giovani. Sempre più lavoratori riportano stress, ansia, rabbia e distacco dal proprio impiego, sfociando in una pratica ormai popolare su TikTok: il “rage applying”.

Che cos’è il “rage applying”?
Questo termine si riferisce all’abitudine di inviare candidature in modo compulsivo a numerose offerte di lavoro, spesso senza una valutazione approfondita. Una pratica nata come sfogo contro l’insoddisfazione lavorativa, causata da condizioni non adeguate o un ambiente tossico. Secondo Amy Zimmerman, direttrice del personale di Relay Payment, intervistata dalla CNBC: “Candidarsi per nuovi ruoli a causa di frustrazione per lo stipendio, il manager o i colleghi non è una novità, ma il fenomeno della ‘candidatura rabbiosa’ si sta diffondendo soprattutto tra la Generazione Z.”


Uno studio condotto dal ricercatore Simon Schnetzer conferma che quasi la metà degli under 30 si sente esausta o stressata, contro il 20% degli over 50. A differenza delle generazioni precedenti, i giovani lavoratori ricercano un maggiore equilibrio tra vita privata e professionale, aspirano a un trattamento equo e desiderano che il proprio lavoro abbia un significato profondo.


Secondo Walters People, il “rage applying” è spesso sintomo di un carico di lavoro eccessivo o di un ambiente professionale insostenibile. Sebbene inviare candidature compulsivamente possa dare un temporaneo senso di controllo e sollievo, non affronta le cause profonde del problema e rischia di compromettere la salute mentale, ridurre la produttività e condurre a scelte di carriera affrettate.


Le aziende, da parte loro, si trovano a gestire un aumento di candidature talvolta irrilevanti, aggiungendo pressione ai processi di selezione. “In un mercato del lavoro già sotto tensione, è essenziale che le aziende prevengano la diffusione di questa frustrazione”, sottolinea Stéphanie Richard, direttrice di Walters People, in un’intervista a 20 Minutes.


Per affrontare il fenomeno, è cruciale che i dipendenti frustrati abbiano l’opportunità di condividere i propri problemi con i superiori. Le aziende devono impegnarsi a creare ambienti lavorativi inclusivi, sociali e stimolanti, che favoriscano il benessere e l’alchimia tra colleghi. È un percorso che richiede attenzione, sensibilità e una riflessione profonda sulle dinamiche interne.

Se il “rage applying” è il sintomo, la costruzione di ambienti di lavoro sani e soddisfacenti rappresenta la cura.

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