13 Maggio 2024 - 18.02

Realtà che supera la finzione: negli Usa boom di strumenti costosi per ‘parlare’ con i propri cani

Il concetto del parlare degli animali, reso celebre dai film di Walt Disney, sembra essere più che una fantasia. La stampa non solo Usa si è recentemente interessata al caso di Rad e il suo cane Cash, che si scambiano comunicazioni utilizzando un singolare strumento. Si tratta di una serie di 130 pulsanti, disposti sul pavimento in parquet del soggiorno, ciascuno associato a una parola, che consentono alla proprietaria di comprendere i desideri del suo animale domestico, come ad esempio l’idea di fare un tuffo nel fiume nel giardino di casa.

Rad e Cash utilizzano questo sistema da tre anni, un sistema che ha richiesto un investimento di circa 1.000 euro per l’installazione. “I pulsanti seguono l’ordine della costruzione di una frase. Iniziamo con le formule di saluto o di addio, poi i soggetti, inclusi i nomi suoi e dei suoi amici cani, seguiti dai verbi e infine dai luoghi”, spiega la ragazza americana. “Cash ha sempre premuto il pulsante ‘preoccupato’ non appena mi sono allontanata, aiutandomi a comprendere il suo stato d’animo. Ora parliamo dei suoi desideri alimentari o dei giochi che vorrebbe fare. È incredibile come riesca sempre a comunicare in modi diversi ciò che vuole, persino quando siamo fuori casa.”

Una rapida occhiata sui social media, con l’hashtag #dogbuttons, dimostra che questo fenomeno non è così raro come si potrebbe pensare. L’anno scorso, i pulsanti sono stati attivati dieci milioni di volte in tutto il mondo. È interessante notare che alcuni cani sembrano avere una predilezione per certi pulsanti, come ad esempio quello del cibo, mentre altri sono in grado di esprimere emozioni complesse, come il rimorso, grazie al pulsante “oops”. Tuttavia, uno dei casi più straordinari è Bunny, un labradoodle seguito da undici milioni di persone su Instagram, che sorprende con le sue riflessioni, talvolta quasi filosofiche. Un esempio è il video virale in cui preme il pulsante “chi è?” dopo aver visto il proprio riflesso allo specchio, per poi premere “aiuto” quando gli viene detto che si tratta di lui.

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