Referendum day per 4 fusioni tra Comuni in Veneto
In otto Comuni veneti, domenica 29 e lunedì 30 ottobre si terranno i referendum consultivi per quattro nuove proposte di fusione: Guarda Veneta e Polesella, nel Rodigino, voteranno per l’istituzione di Polesella Veneta; Carceri e Vighizzolo d’Este, in provincia di Padova, andranno al voto per unirsi nel nuovo Comune di Santa Caterina d’Este; Gambugliano e Sovizzo, nel Vicentino, puntano alla fusione in un nuovo ente che manterrà il nome di Sovizzo; infine Quero Vas e Alano di Piave, in provincia di Belluno, ambiscono a formare un’aggregazione denominata Setteville.
Si tratta dei primi referendum di fusione con il quorum di partecipazione sceso dal 50% al 30%, in seguito all’approvazione della legge 23 del 6 settembre 2023 da parte del Consiglio regionale del Veneto. Inoltre, saranno le prime consultazioni referendarie dopo la conversione in legge del D.L. 22/2023, che ha esteso la durata dei contributi statali straordinari alle aggregazioni per ulteriori cinque anni: il nuovo Comune istituito in seguito alla fusione riceverà quindi incentivi per ben quindici anni.
Secondo l’analisi della Fondazione Think Tank Nord Est, in caso di successo dei “si”, in questi territori arriveranno complessivamente oltre 3 milioni di euro dallo Stato ogni anno per 15 anni. Nello specifico, se venisse istituito il nuovo Comune di Setteville, otterrebbe più di un milione di euro all’anno di contributi statali per quindici anni, pari a 179 euro pro capite, con un’incidenza sulla media 2020-2022 delle entrate correnti del 14%. Sovizzo, invece, guadagnerebbe circa 838.000 euro annualmente dallo Stato: un contributo pro capite di 101 euro, che vale in media il 18% delle entrate correnti. A Polesella Veneta andrebbero quasi 764.000 euro all’anno di incentivi statali, per un valore di 162 euro pro capite ed una quota del 13% rispetto alle entrate correnti. A Santa Caterina d’Este, infine, arriverebbero contributi annuali dallo Stato per circa 421.500 euro: risorse pari a 181 euro pro capite, il 15% delle entrate correnti.
A questi incentivi si aggiungono poi i contributi straordinari erogati dalla Regione Veneto, che oscillano intorno ai 500.000 euro, ma variano a seconda della dimensione demografica del nuovo Comune, del numero di Enti che si aggregano e del livello della spesa corrente. Inoltre, la Regione Veneto ha previsto un contributo integrativo “una tantum” per la riorganizzazione dei servizi del nuovo Comune e forme premiali nelle misure di incentivazione regionale.
“Secondo le previsioni demografiche elaborate dall’Istat, il calo della popolazione nei prossimi anni metterà in difficoltà soprattutto i piccoli Comuni – avverte Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – per i quali sarà quasi impossibile garantire i servizi locali, in particolare scuole e asili. La fusione può diventare pertanto uno strumento per ridefinire le funzioni dei Comuni in una prospettiva di area vasta, anche ricercando una maggiore qualità. Peraltro, oggi i cittadini e le imprese già si spostano sul territorio per poter usufruire di servizi migliori. Inoltre, i contributi statali consentono di realizzare nuovi progetti che possono migliorare la qualità della vita nei piccoli Comuni – aggiunge Ferrarelli – limitando il divario con le aree più sviluppate.”