15 Novembre 2023 - 8.34

“Rendete dunque a Cesare…..”  L’annosa vicenda dell’Ici evasa dagli enti ecclesiastici

Una delle frasi più note attribuite a Gesù, riferite in tre dei Vangeli Sinottici (Marco, Matteo, Luca), è sicuramente “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

La frase sarebbe stata pronunciata da Cristo in risposta ad una domanda di alcuni farisei che cercavano di tirarlo in fallo, relativamente al fatto se fosse lecito pagare le tasse a Roma.

Mi sembra che il messaggio di Gesù sia chiarissimo, ma non sembra esserlo stato per molte Organizzazioni di carattere religioso che non avrebbero assolto gli obblighi tributari negli anni fra il 2006 ed il 2011.

Di cosa parliamo?

Di una vicenda annosa, che si trascina stancamente senza che finora se ne intravveda una fine. 

La faccenda è ritornata all’onore della cronaca quando lo scorso 28 ottobre un quotidiano nazionale riferì di una lettera inviata alle “eccellenze reverendissime” della Conferenza Episcopale Italiana, firmata dal Segretario Generale della stessa Arcivescovo Giuseppe Baturi.

In questa lettera, datata 25 ottobre, si percepisce una seria preoccupazione perché: “Molti enti ecclesiastici stanno ricevendo in questi giorni la notifica del provvedimento della Commissione europea, adottato lo scorso 3 marzo, relativo al recupero degli aiuti di Stato concessi sotto forma di esenzione dall’Imposta comunale degli Immobili (ICI) tra il 2006 e il 2011. La Segreteria generale sta monitorando la questione e fornirà indicazioni nei prossimi giorni”.

A cosa si riferiva mons. Baturi?

Come vi dicevo è ormai una storia lunga, che però va ripercorsa almeno a grandi linee per capirci qualcosa.

Innanzi tutto avrete intuito che parliamo di tasse, di Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) in particolare, e di soggetti  in qualche modo collegati alla Chiesa che gestiscono attività di tipo commerciale (solo per fare un esempio in un rapporto del 2015 del Campidoglio, si riferiva che a Roma quasi 300 strutture ricettive, per 13mila posti letto, sarebbero di proprietà di Organizzazioni religiose).  In pratica nella Capitale un albergo ogni 4 sarebbe collegato alla Chiesa tramite enti ecclesiastici. 

Fenomeno che in qualche modo venne affrontata da Papa Francesco già nel 2013 quando disse: «Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi………”; arrivando poi a chiarire meglio il suo pensiero una paio d’anni dopo: “ “Un collegio religioso, essendo religioso, è esente dalle tasse, ma se lavora come albergoè giusto che paghi le imposte. In caso contrario, il business non è pulito”

Mi sembrano parole inequivocabili!   Ma non tutto evidentemente!

Ma torniamo alla nostra “storia”.

La legge che nel 1992 istituì l’Ici esentava dal pagamento solo i fabbricati destinati “esclusivamente all’esercizio del culto e relative pertinenze” e quelli utilizzati da enti non commerciali (ecclesiastici e non) per attività assistenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, ricreative e sportive.

Nel 2005 il governo Berlusconi ampliò il perimetro dell’esonero, allargandolo agli immobili con fini commerciali,a patto che non avessero “esclusiva” natura commerciale. 

Con il risultato di escludere dalla platea dei contribuenti sia le attività – alberghi, cliniche, scuole – degli enti ecclesiastici, sia quelle gestite da associazioni, comitati, fondazioni, onlus e ong.

Infatti la norma venne interpretata da questi soggetti, lascio a voi decidere se maliziosamente o meno, nel senso che bastasse costruire una piccola cappella, o addirittura come disse qualcuno mettere un inginocchiatoio, in un albergo, per essere esonerati dal pagamento dell’Ici. 

La cosa non piacque ad un gruppo di B&b, hotel e scuole private non religiose, che si rivolsero alla Commissione Europea lamentando che quell’esonero favoriva senza motivo i concorrenti, concedendo un ingiusto vantaggio competitivo. 

Dopo qualche titubanza iniziale Bruxelles aprì un’indagine e, con una decisione del dicembre 2012, sancì che effettivamente quell’esenzione si configurava come aiuto di Stato  perché “gli Enti non commerciali interessati dalle misure in questione svolgevano, almeno parzialmente, attività economiche” e “la natura selettiva della misura fiscale” non era “giustificata dalla logica del sistema tributario”.

Ma al di là della “vittoria morale” non ci furono conseguenze perché la Commissione  aderì alla posizione dello Stato italiano che sosteneva fosse impossibile individuare retroattivamente gli immobili in cui si erano svolte anche attività commerciali, e pretendere il versamento delle somme non versate negli anni. 

Lo Stato italiano arrivò allora a sostenere l’assoluta impossibilità del recupero in quanto: “La struttura del catasto stesso non consente di estrapolare, con effetto retroattivo dalle banche dati catastali, i dati relativi agli immobili appartenenti ad enti non commerciali destinati ad attività non aventi esclusivamente natura commerciale”.

Nel 2018 la Corte di Giustizia Europea annullò questa decisione della Commissione chiaramente accondiscendente con l’Italia.

Nel frattempo Mario Monti aveva abolito l’Ici sostituendola con l’Imu.

Sempre i B&b e una scuola Montessori ritornarono alla carica a Bruxelles, e nel novembre 2018 ottennero nuovamente ragione dalla Corte di Giustizia Europea, che impose all’Italia di recuperare le somme non raccolte tra 2006 e 2011.

Dopo altri 5 anni di stallo, e di mancato incasso, si arriva così alla decisione dell’Unione Europea del 3 marzo scorso, che ordina nuovamente all’Italia di recuperare la tassa non pagata per cinque anni, oltre agli interessi.

E’ su questa base che immagino stiano arrivando le lettere cui accennava Mons. Baturi, che stanno preoccupando le gerarchie ecclesiastiche.

Sono certo che a questo punto della “favola” vi starete chiedendo: “ma di quanti soldi stiamo parlando?”.

Guardate, in tutta onestà, per quanto abbia cercato, non sono riuscito a trovare una cifra certa.

I numeri restano vaghi, ma c‘è chi arriva persino a parlare di cifre che andrebbero dai 3,5 agli 11 miliardi di euro (una mezza legge Finanziaria).

A questo punto sta ora a Giorgia Meloni ed al Governo italiano decidere cosa fare; se  porre cioè fine all’inazione che ha caratterizzato tutti gli Esecutivi, di qualunque colore politico fossero, negli ultimi dieci anni.

Io proverei ad abbandonare quell’atteggiamento di servilismo che da sempre assume la politica italiana nei confronti della Chiesa e del Vaticano, ricordando magari ai Vescovi quella frase evangelica “Rendete a Cesare……”.

In fondo nessuno pretende che la Chiesa paghi le tasse sulle basiliche o sui luoghi di culto! Ci mancherebbe!

Ma sugli immobili destinati ad ostelli e alberghi (anche se dotati di inginocchiatoio), in cui gli ospiti pagano, direi proprio di si!

Umberto Baldo

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