Ristoratori artigiani – Riaperture senza senso, dal coprifuoco alle ulteriori spese per una categoria a terra
Sul
nuovo Decreto che stabilisce la tabella di marcia delle riaperture, i
titolari di ristoranti, bar ma anche pasticcerie e altri esercizi con
tavola calda, di Confartigianato Imprese Vicenza non possono che
dissentire.
Il piano di riaperture recentemente reso noto dal
Governo, che prevede in zona gialla per bar e ristoranti “il
consumo al tavolo esclusivamente all’aperto, a pranzo e a cena”,
tra gli operatori del settore lascia, a dir poco, amarezza e
disappunto. Come da mesi a questa parte, sfugge la ratio di tali
provvedimenti e le motivazioni tecnico-scientifiche, di fronte a un
settore in crisi da oltre un anno e che attende regole semplici e
chiare per poter riavviare la propria attività. Le ultime scelte del
Governo sono quindi ritenute, dal comparto, insufficienti e
addirittura penalizzanti e condizioneranno negativamente sia la
stagione attuale che il periodo estivo.
“La sensazione è che queste scelte vengano sistematicamente prese senza comprendere né conoscere la realtà delle nostre attività – spiega Christian Malinverni, presidente categoria Ristoranti e Bar in Confartigianato Imprese Vicenza – perché non si può credere, ad esempio, che fino al 31 luglio sia confermato il coprifuoco fino alle ore 22.00. Questo significa disincentivare completamente il turismo e tutto l’indotto che esso comporta: con l’avvicinarsi della bella stagione ci attendavamo risposte diverse e più efficaci. Ogni volta abbiamo la speranza di misure utili e sensate, per rimanere poi sistematicamente delusi. A questo punto siamo stanchi ed esasperati”.
I
punti del nuovo Decreto che lasciano senza parole gli operatori del
settore sono molti. Il primo è la possibilità di garantire il
servizio ristorante solo all’aperto. Questo, spiegano, favorirà
solo chi potrà permetterselo, forse la metà del settore, nonostante
l’impegno già dichiarato dei Comuni di favorire i plateatici per i
pubblici esercizi. Si crea così una situazione di concorrenza
sleale, i più fortunati potranno lavorare, altri staranno a
guardare: si pensi ad esempio ai piccoli bar e ristoranti nei centri
cittadini.
Secondo. La stagione fredda non incentiva i consumi
all’aperto. I ristoranti hanno bisogno di favorire l’accoglienza
verso i clienti, senza essere condizionati dalle intemperie che in
questa stagione sono ancora frequenti. Questo sistema non favorirà
le prenotazioni e la scelta di recarsi al ristorante.
Ancora,
chi potrà offrire spazi all’aperto, dovrà dotarsi di sistemi di
riscaldamento e quindi ancora investimenti, dopo quelli fatti finora,
alla prova dei fatti inutili. Senza considerare che, nel mezzo di un
pranzo o cena, il meteo può cambiare.
Allora che si fa?
“Ci
sarebbero poi molte cose da chiedersi relativamente agli spazi
aperti: cosa significano esattamente? Essere in balia dell’incertezza
è il contrario di ciò che le imprese chiedono, da sempre, al
Governo”, aggiunge Malinverni.
Infine, il coprifuoco alle 22. Se si vuole scoraggiare la movida, bastava ampliare di un’ora e consentire gli spostamenti fino alle ore 23.00. Il tutto con i dovuti controlli verso i trasgressori e non con la penalizzazione di chi lavora seguendo le regole.
“Appare illogico – chiude Malinverni – che non vengano mantenute le regole già chiare e note nei precedenti Decreti, relativi alla zona gialla. Considerata la campagna vaccinale e l’avvicinarsi della stagione estiva, ci aspettavamo ben altre decisioni. Ci chiediamo ancora una volta se vengono considerate le istanze delle imprese, unico e vero modo per realizzare un piano credibile per la ripartenza”.