18 Agosto 2022 - 11.41

Ritratto di Famiglia- Il Centrodestra: la pace armata (1)

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E’ impossibile in questi giorni non focalizzare l’attenzione sui leader dei Partiti che si stanno scannando in una lotta all’ultimo voto, avendo come obiettivo finale il governo del Paese.
Certo fossi un antropologo la mia analisi sarebbe sicuramente più approfondita, più scientifica, ma da uomo della strada non posso che basarmi su quanto leggo su giornali e media, sulle apparizioni televisive, sulle dichiarazioni verbali.
Il mio sguardo a volo d’uccello parte dai “Capi” dei Partiti che formano la coalizione di Centro destra, cominciando ovviamente da quello fra loro che sembra avere di più il vento in poppa; Giorgia Meloni.
Di primo acchito, pensando alla leader di Fratelli d’Italia, mi viene in mente il noto adagio: “dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io”.
Il perché ve lo spiego subito.
La Meloni è una politica di lungo corso, che ha mosso i primi passi da adolescente nel Fronte della Gioventù del Movimento Sociale-Destra Nazionale, e ne ha seguito tutta l’evoluzione, fino a quando nel 2013 fondò assieme a Ignazio La Russa e Guido Crosetto il “suo” partito, Fratelli d’Italia.
Non c’è dubbio che in questa legislatura la sua caparbia scelta di restare fuori dall’area di governo abbia pagato, tanto che, stando ai sondaggi, ha ridimensionato Capitan Salvini al secondo posto addirittura insidiandolo nella sua ridotta del Nord, e assegnato a Silvio Berlusconi l’ultima fila.
Ed è a questo punto che viene buono l’adagio sugli amici e sui nemici.
Perché non crederete mica alla favoletta che i tre si amino alla follia vero?
Non esiste amore in politica, e neppure lealtà, perché ciò che conta veramente sono i rapporti di forza.
Quindi pensate quale possa essere il sentiment del Capitano, che da leader di una Lega fino ad un anno fa dominatrice del campo della “droite”, si vede relegato ad un futuro di “gregario” della Meloni. Sarebbe come se Fausto Coppi fosse improvvisamente stato destinato a portare le borracce e i copertoni a un Michele Gismondi (con tutto il rispetto che merita questo ciclista).
E il Cavaliere?
Lui abituato ad essere l’ “etoile” del centro destra, il più liberale dei liberali, l’argine invalicabile del comunismo italico, l’uomo che dialogava alla pari con Vladimir Putin, pensate che travaso di bile possa avere nel vedere le prime pagine occupate solo da una ragazzotta (lui ha 86 anni eh!) come Giorgia Meloni.
E di conseguenza, per poter affermare la loro presenza e valenza politica, forse nella speranza di recuperare visibilità e posizioni, Salvini e Berlusconi in questi ultimi giorni si sono lanciati in promesse elettorali strabilianti che costituiranno un peso imbarazzante per la Meloni, qualora gli italiani le dessero i voti per essere Presidente del Consiglio.
Il duo Capitano-Cavaliere in questa fase sono come un mix di elementi chimici instabili che ribolle nell’alambicco del centro destra: il leghista irrequieto che per mettere in difficoltà la Meloni chiede Ministeri, ed in particolare l’Interno (sottinteso per sé); e il grande vecchio che si lascia andare in piena campagna elettorale ad incaute dichiarazioni sul Presidenzialismo prossimo venturo, con corollario le dimissioni di Sergio Mattarella.
Io trovo un pò patetico il fatto che Berlusconi sia ancora intimamente convinto di poter chiudere la sua carriera al Quirinale, ma nella sua ansia di apparire il Cavaliere potrebbe avere ingenuamente “certificato” all’universo mondo che se il centrodestra dovesse raggiungere effettivamente quella maggioranza dei due terzi dei seggi che gli consentirebbe di modificare la Costituzione senza passare dal referendum, ne approfitterebbe (legittimamente eh!) per provare a intestarsi tutte le cariche istituzionali e le autorità di garanzia, che è esattamente quello che ha fatto Viktor Orbán in Ungheria. E che comincerebbe proprio dalla carica istituzionale più importante di tutte, il Quirinale.
Penso che la Meloni dovrebbe essere fra l’angosciata e l’inquieta di fronte a queste fughe in avanti dei suoi alleati.
Lei che sta opportunamente e faticosamente cercando di migliorare l’immagine internazionale di FdI abiurando il fascismo e condannando le leggi razziali, che sta cercando di accreditarsi presso le Cancellerie dei principali Stati europei, lei che sa che qualora vincesse le elezioni si troverebbe a gestire il debito pubblico monstre al 150 per cento, l’inflazione all’8 e passa per cento, i 433 decreti attuativi del Pnrr da approvare in tempi rapidissimi, la legge di bilancio per evitare l’esercizio provvisorio, la crisi energetica, la guerra in Ucraina e quant’altro.
Ma vedete amici miei, in politica nulla nasce dal nulla, e tutte le azioni dei leader sono conseguenza di elementi che a volte a noi poveri mortali sfuggono.
Nella specie, qualche fonte di stampa riferisce che starebbero circolando dei “sondaggi riservatissimi” secondo cui FDI potrebbe piazzarsi intorno al 30%, Salvini tra il 9 e il 10%, Berlusconi tra il 5 e il 6%.
Possibile?
Ricordando che siamo sempre in un mondo del futuribile, non basato su dati oggettivi, a me questa ipotesi non stupirebbe più di tanto. Perché, negli ultimi due anni Forza Italia e Lega sono riuscite a travasare tra i 15 e i 16 punti percentuali nel bicchiere di Fratelli d’Italia.
E non è che la partita sia chiusa, anzi.
Capite bene che, se alla fine i rapporti di forza fossero quelli dei sondaggi segreti, gli scenari cambierebbero di molto.
Perché un Salvini sotto il 10% sarebbe esposto all’attacco di quelle componenti della Lega che non hanno mai condiviso il progressivo distacco del Partito dalle zone di insediamento tradizionale per inseguire una difficile e precaria espansione al Sud, che non hanno gradito la “tiepidezza”, per usare un eufemismo, con cui il Capitano ha trattato la materia dell’ “autonomia regionale differenziata”, che non capiscono la trasformazione da Lega Nord a Lega “romana”.
Io immagino che questa fronda farebbe riferimento ai Governatori del Nord, e ad altri esponenti di spicco come Giorgetti.
E parallelamente se Forza Italia si posizionasse ben sotto il 10% difficilmente riuscirebbe a tenere lontano i propri deputati e senatori dal canto “ammaliatore” delle sirene di Fratelli d’Italia.
Mica il Cavaliere gli potrà mettere i tappi di cera nelle orecchie come fece Ulisse con i suoi marinai!
Certo non è che questo risolverebbe tutti i problemi di Giorgia Meloni, che si dovrebbe comunque far carico della responsabilità di governare il Paese in un momento complicato, e probabilmente senza appoggi né crediti in Europa, e con i mercati in attesa di vedere come si muoverà.
Ma certo sarebbe più facile senza doversi guardare ogni momento le spalle da alleati che hanno come obiettivo quello di ridimensionare il suo potere, e magari di non farle fare troppo bella figura.
Ovviamente tutti questi ragionamenti potrebbero rivelarsi “bolle di sapone”, destinati a scoppiare davanti ai risultati delle urne.
Ma la politica è anche questo; cercare di interpretare gli eventi dell’oggi in chiave futura, sempre però con i piedi per terra, con la consapevolezza che che le previsioni possono avere lo stesso valore dei vaticini delle sibille di un tempo.
Umberto Baldo

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