13 Agosto 2024 - 9.03

Saint Malo, la città dei pirati

C’è un elemento che accumuna due terre lontane fra loro 1500 chilometri, eppure per certi aspetti molto simili; almeno così  appaiono  ai miei occhi.

Parlo del mare, meglio di quell’Oceano Atlantico che bagna sia le coste della Galizia spagnola che della Bretagna francese.

Galiziani (galegos) e Bretoni hanno anche una comune origine celtica (basti accennare a lingue, tradizioni, cultura e musica, con la  cornamusa celtica adesso di gran moda, di Irlanda, Galles, Cornovaglia, Asturie, Galizia, che annualmente si incontrano nell’agostano Festival Interceltico di Lorient), ma al di là delle origini, pur importanti,  è comunque  il mare il vero protagonista della storia e della vita quotidiana di queste due terre, che nella loro estremità occidentale segnano anche uno dei confini del continente europeo; il “Finis Terrae”, considerato il confine ultimo tra il mondo dei vivi ed il lungo viaggio che aspettava le anime verso l’aldilà.

E non è un caso se Finisterre è il nome del dipartimento più a ovest della Francia (in Bretagna) e “Cabo Fisterra” è il punto più a ovest della Galizia.

Galizia e Bretagna, entrambe terre dalle maree potenti e a volte drammatiche, alimentate da venti impetuosi, causa di tanti naufragi avvenuti sulle coste, a ridosso delle falesie che si succedono da ogni parte, da nord a sud, guardate a vista da sentinelle di pietra immobili da tempo immemorabile.

Popolo di marinai e pescatori,i galiziani convivono con 1200 chilometri di coste che mutano al mutare del carattere di un Oceano mai uguale a stesso, che ha realizzato una spettacolare morfologia costiera, artista creatore di impressionanti strapiombi, maestose scogliere, ma anche di incantevoli baie e spiagge.

Popolo di marinai, pescatori, e anche di pirati, i bretoni, le cui coste si estendono per 2000 km, e che secondo un loro vecchio proverbio «I bretoni nascono con l’acqua del mare intorno al cuore, affinché l’acqua salata non abbia mai il sapore delle lacrime».

Sono passati tanti, ma veramente tanti anni ahimè, dalla prima volta che ho visto l’Oceano Atlantico, e guarda caso è stato in Bretagna, e precisamente ne paesino di  Le Vivier sur Mer, dove mi ero fermato per la notte.

Ricordo nitidamente che, dopo una intera giornata passata al volante (e le auto allora erano molto meno confortevoli di quelle attuali), dopo circa 750 km percorsi, io e mia moglie Ivana trovammo una stanza in un alberghetto che aveva una strada davanti, e oltre la strada il mare.

Figuratevi la sorpresa quando il mattino mi accorsi che il mare non c’era più.

Corsi da Ivana e le chiesi “ma tu ricordi che ieri sera c’era il mare davanti all’albergo vero?”

Mi tranquillizzai quando me lo confermò; almeno avevo la certezza di non avere qualche disturbo della memoria.

Ma ricordo anche che, sorridendo sorniona, mi chiese: “Perché, non c’è più?”.

La portai all’esterno quasi di peso e dovette prendere atto che per chilometri davanti all’albergo non c’era più traccia del mare, ed al suo posto una distesa di sabbia e fango, con tante barche in secca adagiate sui fianchi.

La stessa scena l’ho poi potuta vedere negli anni in tante altre località, fra cui appunto le coste della Galizia, dove le maree hanno un’intensità simile a quelle della Bretagna.

Restando in Bretagna, non a caso avevo passato la notte a Le Vivier sul Mer; perché era vicino alla prima meta del mio tour della Regione, vale a dire Saint Malo.

E devo dirvi che il primo sguardo sulla città, al tramonto, mi ha lasciato un’emozione che non mi ha più abbandonato.

Saint Malo non è uno di quei posti, di cui vi ho parlato finora, fuori dai grandi itinerari turistici.

Situata sulla Côte d’Emeraude, a breve distanza dal Mont Saint-Michel, Saint-Malo è tra le mete turistiche più apprezzate della Bretagna. 

Luogo di storia e di leggende, patria di illustri personaggi, nasconde mille tesori ed offre un paesaggio scenografico e mutevole, complici anche le maree.

Fondata nel XII secolo su un isolotto collegato alla costa, Saint-Malo durante il XVI e XVII secolo divenne uno dei principali porti della Francia, utilizzato come base sia dalle navi mercantili sia dai velieri dei corsari che agivano per conto del governo contro la costante minaccia degli inglesi. 

Nel XVIII secolo i corsari René Duguay-Trouin e Robert Surcouf trasformarono la cittadina nel loro regno. 

Incendiata e quasi totalmente distrutta durante la seconda guerra mondiale, la città fu ricostruita in maniera identica a prima grazie alla tenacia dei suoi abitanti.

Sono francamente rimasto colpito quando ho letto che Saint Malo è stata completamente ricostruita, perché l’operazione  è sicuramente riuscita, e non c’è alcuna percezione di questo passaggio della storia.

Non c’è alcun dubbio che la città è una vera e propria “araba fenice”, che ha saputo rinascere dalle sue ceneri dopo essere stata rasa al suolo all’80%.

Saint Malo offre infatti al visitatore un colpo d’occhio di una città rimasta al 1300, e le sua mura, i suoi bastioni, le sue torri, parlano la lingua di quei secoli, la lingua dei “pirati” che resero famosa la città.

Non ho alcun timore a definire la Bretagna come una terra magica.

Infatti, questa regione all’estremità nord occidentale della Francia, più di altre zone francesi, ha saputo infatti conservare e valorizzare delle caratteristiche uniche, ancestrali. 

Qui il dialogo tra la natura onnipresente e le trasformazioni lasciate nei secoli dall’uomo è ancora incredibilmente equilibrato e appagante per i nostri occhi, spesso offuscati dal grigiore della città caotiche. 

Tornando alla città, Saint-Malo, chiusa dai suoi bastioni, nasconde molte cose da  vedere.

Le potrete scoprire passeggiando al vostro ritmo tra i suoi vicoli dal fascino irresistibile. 

Il primo passo è quello di varcare le porte della città, entrando nel più corsaro dei quartieri “malouiniani”. 

I numerosi abitanti, armatori, marinai o artigiani, erano tutti rivolti verso il mare. Una città marittima, con un forte spirito indipendente. 

Repubblica per 4 anni (1590 – 1594), Saint-Malo rimase fedele al suo motto: “Né francese, né bretone, Malouin suis! 

Dal Bastione Saint-Louis al Fort à la Reine, la passeggiata è ricca di belle sorprese. Se arrivate dalla Porte Saint-Vincent, sarete accolti dallo Château: le prime pietre preziose del vostro cammino. Le quattro torri angolari e il mastio ospitano oggi il Municipio. 

Un po’ più avanti nelle strade, vi troverete di fronte a un altro gioiello: la Cattedrale di Saint-Vincent. Le sue volte in stile angioino, il suo chiostro e il suo coro gotico costruito nel XII secolo sono ammirevoli. Qui si trovano le tombe di Jacques Cartier e Duguay-Trouin.

Con la bassa marea si creano ponti di sabbia tramite i quali è possibile raggiungere a piedi una serie di isolotti di granito; quando invece c’è l’alta marea, facendo il giro dei bastioni che circondano la città si può ammirare un incantevole panorama a perdita d’orizzonte.

Saint Malo vanta anche ampie spiagge sabbiose, ma vi assicuro che la temperatura dell’acqua dell’Oceano è poco invitante per noi “mediterranei”.

Diversamente, il vento onnipresente fa della città corsara la capitale francese della vela (a proposito di vento, ricordo una telefonata fatta a mia madre di sera, da una cabina piazzata in cima ad una scogliera, con un vento che veramente ci faceva ballare come ci fosse il terremoto).

La Bretagna è tutta da vedere, ma già che ci siete prendete nota del nome di questo paesino: Locronan.  Vi assicuro che, se avrete modo di andarci, mi ringrazierete! 

Ricordo che fra le cose che più mi hanno colpito è la luce di questa terra incantata, ovviamente quando c’è il sole, perché da queste parti passare dal sereno alla pioggia, e viceversa, è roba di pochi minuti.

Umberto Baldo

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