13 Febbraio 2025 - 9.52

Sanremo – Cristicchi pianta un coltello nel cuore degli italiani

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Certe canzoni non si ascoltano soltanto: si vivono, si sentono scorrere sottopelle, si piantano dritte nell’anima come un coltello affilato. È il caso di Quando sarai piccola, il brano con cui Simone Cristicchi è tornato sul palco dell’Ariston, regalando un momento di pura emozione che ha scosso il pubblico e i telespettatori.

La canzone affronta con una delicatezza straziante il tema dell’inversione dei ruoli tra genitori e figli, quando l’età e la malattia rendono chi ci ha cresciuti fragile e indifeso. Un tempo erano loro a prenderci per mano, a insegnarci a parlare, a proteggerci dal mondo. Oggi siamo noi a doverli accudire, a consolarli quando si perdono nei labirinti della memoria, a ripetere le stesse frasi con infinita pazienza, proprio come facevano loro con noi.

Il brano non parla soltanto di Alzheimer o demenza senile: racconta l’essenza stessa dell’amore filiale, quella trasformazione inevitabile in cui i figli diventano genitori dei propri genitori. Chiunque abbia vissuto o stia vivendo questa realtà non può trattenere le lacrime. Non solo chi ha un genitore affetto dalla malattia di Alzheimer, ma chiunque abbia un genitore che invecchia.

Una poesia in musica

Cristicchi canta con voce spezzata, senza orpelli, senza artifici. Ogni parola è un colpo al cuore, ogni verso è un sussurro che arriva dritto all’anima:

“Quando sarai piccola, ti vestirò al mattino,
ti allaccerò le scarpe e ti pettinerò i capelli.”

Impossibile non farsi travolgere dall’intensità del testo, dal rispetto con cui racconta il declino di chi ha vissuto una vita intera, dal dolore struggente di chi si trova a guardare negli occhi una madre o un padre che non riconosce più il proprio figlio.

Nel mare di canzoni leggere e ballabili, Quando sarai piccola è un gioiello raro, un pezzo che non cerca il consenso facile, ma colpisce in profondità. Non è una semplice canzone, è un dono. Ed è una carezza che consola chiunque stia affrontando il peso di vedere i propri genitori diventare “piccoli” di nuovo.

Cristicchi lo ha fatto di nuovo: ha raccontato l’amore, la fragilità, la vita vera. E l’ha fatto con una sincerità disarmante. Sanremo, quest’anno, ha il sapore delle lacrime più belle.

VIACQUA

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