Scuolabus e razzismo
di Umberto Baldo
Vi confesso che ci ho messo un po’ di tempo prima di decidermi a scrivere queste righe.
Ma va! – mi dicevo – si tratta solo di un piccolo episodio di vita di nessuna rilevanza!
A chi vuoi che importi in questi tempi grami?
Ma pensandoci e ripensandoci, mi sono convinto che invece questa piccola storia spiega molto meglio della miriade di saggi di sociologia, di diritto, di etica, di etnologia, che sono stati scritti in questi ultimi decenni per analizzare le difficoltà di integrazione legate al fenomeno migratorio, come anche le piccole cose in realtà possano suscitare nel cittadino sentimenti di rifiuto, rigetto e protesta.
Non c’è dubbio che il famoso slogan “Prima gli italiani” ci abbia accompagnato per lunghi anni, ed abbia indubbiamente fatto, almeno all’inizio, le fortune della Lega, prima bossiana e poi salviniana.
E a questo slogan hanno fatto da contraltare altri slogan, altre parole d’ordine, della gauche caviar, della Chiesa, delle Ong, delle Onlus più o meno interessate a gestire il fenomeno, delle anime belle in generale, tutti finalizzati a bollare la Lega di “razzismo”, in nome delle porte aperte a chiunque voglia arrivare in Italia.
Tranquilli, non voglio fare una tiritera su “razzismo sì o razzismo no”, e quindi arrivo al punto.
Qualche giorno fa mi trovavo in quel di Padova.
Forse hanno ragione i miei amici a dire che sono come una “betònega”, ed in effetti ammetto di avere una notevole “propensione” ai contatti umani.
Francamente non ricordo come, ma fatto sta che mi sono ritrovato a scambiare due parole con una giovane donna, una mamma che era in città per commissioni.
Fra una parola e l’altra la mamma, che evidentemente aveva voglia di sfogarsi anche con uno sconosciuto (probabilmente barba e capelli bianchi ispirano fiducia) mi racconta di abitare in un Paese della provincia veneta, e di avere un figlio che frequenta la scuola locale.
Il Comune in cui risiede è abbastanza vasto come territorio, e lei abita in una frazione a qualche chilometro dal centro del Paese, in cui si trova la scuola di suo figlio.
Come ormai tutti i Comuni italiani sono dotati di servizio di scuolabus, anche il suo prevede il servizio di trasporto degli scolari.
Se non ché, negli anni scorsi la mamma in questione aveva chiesto al Comune che anche suo figlio potesse godere di questo servizio.
Richieste cadute nel vuoto perché, a dire degli uffici comunali preposti, organizzare il trasporto per un solo alunno presentava difficoltà di tipo logistico.
Improvvisamente quest’anno le è stato comunicato che, se era ancora interessata, lo scuolabus sarebbe arrivato anche alla piccola frazione dove risiede.
Ma cosa è cambiato? Ho chiesto interessato alla giovane mamma!
La quale mi ha risposto, “semplicemente che vicino a casa mia è venuta ad abitare una famiglia di immigrati nordafricani con prole!”
So già che i benpensanti diranno “certo adesso con più bambini il servizio è più economico!”
Mi dispiace, ma per esperienza personale diretta posso affermare che nessun servizio di trasporto pubblico in Italia è in attivo, e neanche in pareggio, per cui quello dell’economicità è un argomento che non sta in piedi.
Purtroppo, magari con un po’ di malizia, mi viene da pensare che il servizio di scuolabus che per un alunno italiano non si poteva fare, diventa immediatamente disponibile non appena a richiederlo è una famiglia di extracomunitari.
Vedete amici miei, io non credo da sempre che gli italiani siano un popolo razzista, anzi è vero il contrario vista la nostra storia millenaria.
Ma sono altrettanto convinto che i pubblici poteri, se da un lato devono vigilare su qualsiasi deriva razzista, dall’altro debbano stare molti attenti a non dare l’impressione ai cittadini che gli stranieri, e non ho paura a dire che buona parte di loro per le leggi europee sono clandestini, siano trattati meglio degli italiani.
Perché questi sì può innescare rigetto e rifiuto, ed alla lunga atteggiamenti xenofobi!
Io non so come voterà domenica la giovane mamma con cui ho parlato, ma non mi meraviglierei se scegliesse un Partito sovranista e nazionalista, che ha nel suo programma il classico “Prima gli italiani”.
Vedete, fenomeni come quello migratorio vanno trattati con assoluta delicatezza e lungimiranza, perché hanno importanti risvolti politici, e non è un caso se in Svezia, in cui governavano i socialdemocratici da oltre un secolo, alle politiche di qualche giorno fa l’ultra destra xenofoba abbia avuto oltre il 20% dei voti, diventando determinante nel nuovo Governo.
E questa destra ha vinto, guarda caso, sui temi dell’immigrazione e della sicurezza, nel Paese che vanta il miglior welfare del mondo.
Forse anche lì qualcuno ha trovato qualcosa da ridire sugli scuolabus!
Umberto Baldo