Scuole riaperte, ma Itaca è ancora lontana!
Sappiamo tutti che i bilanci si fanno alla fine, e comunque dopo un certo periodo di tempo. Per cui sono conscio che scrivere della riapertura della scuola il pomeriggio del primo giorno di lezioni ha un valore puramente “ricognitivo”, nel senso che si basa più che altro su impressioni e percezioni. Certo che, seguendo la trasmissione in diretta di Rai Uno “Tutti a scuola”, le sensazioni che si sono potute trarre è che tutto stia procedendo per il meglio.Una carrellata di uomini di spettacolo, cantanti, sportivi, che hanno fatto da contorno alla politica, presente ai massimi livelli con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Senato Elisabetta Casellati, ed il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.Ma in “platea”, seduti su sedie opportunamente distanziate, e con regolare mascherina, abbiamo visto anche molti politici locali, in primis il Governatore del Veneto Luca Zaia.A condurre le danze sul grande palco allestito per l’occasione nel cortile della scuola elementare “Guido Negri” il noto conduttore Flavio Insinna, piuttosto aduso a manifestazioni del genere.Scontato il messaggio del Capo dello Stato, visibilmente soddisfatto. Un po’ meno scontate le parole della Ministra Azzolina.Alcune affermazioni mi hanno un po’ stupito, come quando ha detto che “la scuola non si è mai fermata”. Ma allora cosa è successo dal 5 marzo a settembre? Forse non è stata questa l’impressione dei milioni di genitori che nel periodo di lockdown hanno dovuto dedicare ore e ore ai figli per sopperire in prima persona alle carenze di una didattica a distanza improvvisata e funzionante “a macchia di leopardo”.Forse non è stata questa l’impressione di molti studenti esclusi dalla Dad per scarso impegno di parte del corpo docente, o per evidenti carenze della rete.Sarebbe stato logico pensare che al Ministero dell’Istruzione si fosse messo mano al piano per la riapertura della scuola fin dalla fine del lockdown, e non come è risultato evidente a poche settimane dal primo giorno di scuola, fra direttive assenti, confuse o contraddittorie, che hanno costretto presidi ed operatori ad un vero tour de force. Mi ha colpito la commozione evidente della Azzolina, che con la voce rotta ha paragonato la scuola ad Itaca, la mitica isola del ritorno di Ulisse. Non ho capito bene a chi si riferisse quando, continuando nella similitudine, ha affermato che “Ulisse alla fine ce l’ha fatta, ed è riuscito a tornare alla sua isola”.Forse agli uomini e alle donne della scuola? O forse a se stessa, viste le sue parole: “Io ero lì sulla nave assieme alla comunità scolastica…. Nonostante il vento contro” E proseguendo: “la nostra scuola merita di più di quello che ha avuto in questi anni…… Itaca è proprio là, la nostra casa, il nostro futuro, andiamo a riprendercela”. L’immagine di Itaca è senz’altro azzeccata, ed il discorso verrà forse ricordato proprio per questa suggestione, ma nei mesi passati la Ministra non ha dato certo l’impressione di essere un nocchiero saldamente al timone sul ponte di comando. Anzi! Tanto è vero che quando si parla di un possibile “rimpasto di Governo” dopo le elezioni regionali il suo nome è sempre in testa alla lista dei ministri da avvicendare. Sicuramente da apprezzare la scelta di Vò Euganeo per questa cerimonia di inizio anno scolastico, perchè il piccolo comune veneto è diventato il paese simbolo della chiusura, e successivamente della ripresa della vita dopo il lockdown.Ma al di là delle celebrazioni, come è andata la riapertura delle scuole?Chi si aspettava una sorta di Apocalisse è stato certamente deluso.Tutti noi abbiamo figli o nipoti in età scolare, e anche chi non è stato coinvolto direttamente nella ripartenza, ha sicuramente chiesto ai ragazzi come è andata.Anch’io non mi sono sottratto a questa curiosità, e da quello che ho potuto apprendere dai miei nipoti mi sono fatto l’idea che, fra emozioni ed un po’ di ansia, la ripresa sia filata abbastanza “liscia”, ma che i nodi sul tappeto sono ancora numerosi. Usando l’immagine della Ministra Azzolina direi che Itaca sia ancora avvolta nelle brume, e che per arrivarci quasi sicuramente dovremo affrontare mare mosso ed onde alte.Certo il clima del “primo giorno” ha aiutato, e le Agenzie di Stampa hanno scritto che i Presidi, molto critici nelle scorse settimane, oggi hanno allentato l’ansia e tirato un sospiro di sollievo. “È andato tutto bene”, hanno confermato molti di loro, e il presidente dell’Anp nazionale, Antonello Giannelli ha riferito che “il clima è stato sereno”. Ma le criticità restano: “Finora sono stati consegnati soltanto 200 mila banchi, pari all’8% del totale. Restano due milioni e 200 mila banchi che devono ancora essere recapitati agli istituti”.Ma non è solo la “marcia lenta” per la consegna dei nuovi banchi monoposto a preoccupare. Ci sono anche gli organici non coperti, gli spazi ridotti, le mascherine che non sempre ci sono, o non vengono indossate correttamente.Relativamente agli spazi, per fare un breve giro di orizzonte, a Firenze fino a novembre, tre classi della scuola media Giosuè Carducci faranno lezione nella sala delle Colonne del Teatro della Pergola.Nella maggior parte degli istituti milanesi, i ragazzi frequentano le lezioni con la didattica mista, un giorno a scuola e un giorno da casa, perché gli spazi che le scuole hanno a disposizione non bastano ad assicurare il distanziamento per tutti. E sono sei le classi rimaste a fare lezioni nel parco all’aperto, alle elementari di via Graf; e se pioverà o ci saranno altri problemi si troverà rifugio nei locali della parrocchia.Molte scuole lamentano di avere mascherine solo per pochi giorni e invitano le famiglie a portarle da casa. In alcune scuole dell’infanzia ai bambini viene chiesto di portare anche delle pantofole da usare solo in classe.A Torino, in attesa che arrivino i banchi ministeriali, lezione in chiesa per i liceali di una classe del Convitto Umberto I, che utilizzeranno per dieci giorni i banchi di legno antico della chiesa di San Rocco (fra l’altro invocato nei secoli come protettore nelle epidemie di peste).Sempre per il mancato arrivo dei banchi, gli alunni di una quarta ginnasio del Liceo Visconti di Roma, sono stati obbligati a seguire le lezioni seduti su semplici sedie. Si userà il “metodo Cuba” nel Plesso Alonzi dell’istituto comprensivo Padre Semeria, a Roma; ovvero i bambini delle elementari dovranno sedersi alternativamente sul lato lungo e sul lato corto del banco, perchè non sono arrivati nè quelli a rotelle nè quelli singoli. Non certo la posizione più comoda per stare alcune ore seduti.Ma l’immagine più inaccettabile è quella, riportata da un grande quotidiano, che mostra i ragazzi di una classe elementare di Genova che scrivono inginocchiati per terra usando le sedie come banchi. Questo per restare alla “logistica”.Ma in alcune scuole, per gli alunni la scuola è iniziata con la Didattica a distanza, e continuerà alternata alla presenza sino a Natale.E qualche dubbio sull’immediato futuro lo devono avere anche i dirigenti del Liceo di Abano Terme, visto che il primo giorno di scuola hanno lasciato a casa i ragazzi di tutte le classi, esclusi quelli del primo anno. E ciò per consentire di spiegare ai “nuovi alunni” le modalità operative per la didattica on line. Evidentemente la previdenza non è mai troppa!Relativamente poi alla questione delle modalità di utilizzo delle mascherine, una nipote da me interpellata, primo anno di Liceo Scientifico in una classe da 27 alunni, mi ha detto che il professore di Italiano/latino ha indicato ai ragazzi di tenere le mascherine, mentre l’ora dopo l’insegnante di Arte ha detto che dovevano toglierle.Mi sembra che questi messaggi ambigui, addirittura divergenti, non aiutino i ragazzi a farsi un’idea precisa circa i comportamenti e le precauzioni da tenere.E non meraviglia quindi se gli studenti addirittura protestano contro le regole decise dal Governo, indicendo addirittura una manifestazione per il 25 settembre. Intendiamoci le manifestazioni di protesta di inizio anno degli studenti delle scuole superiori sono come la Pasqua ed il Natale, nel senso che ci sono all’ inizio di ogni anno scolastico.Ma francamente mi ha lasciato basito leggere le motivazioni di questa mobilitazione degli studenti, che protestano perchè “alcune regole sono davvero tristi, perché non c’è intervallo, bisogna tenere la mascherina tutto il tempo, e non possiamo intrattenerci come prima con gli studenti delle altre classi”.Roba da “sogno o son desto?” Ma questi non sono bambini! Sono quasi adulti, per cui viene da chiedersi: “ma che cosa hanno capito dei rischi della pandemia, ancora in atto, se scenderanno in piazza per chiedere di fare l’intervallo tutti assembrati senza mascherina, o per fare il filo alle ragazze (o ai ragazzi) delle altre classi?Se questi sono gli obiettivi allora non si capisce ad esempio perchè le partite di calcio o gli eventi sportivi debbano continuare a giocarsi senza pubblico. Si, Itaca è ancora lontana!