Siamo l’Italia del pennino e calamaio
Da una parte la Corte di Cassazione, che ha respinto tutte le liste presentate da “Referendum e Democrazia con Cappato” (e di altri Partiti), adducendo come unico argomento la non equiparazione, ai fini della sottoscrizione delle liste elettorali, della firma digitale (Spid) qualificata alle firma davanti ad un certificatore
Dall’altra parte l’Europa che, come ricordato da Giuseppe Corasaniti, ex Procuratore Generale proprio presso la Corte di Cassazione, da anni ha emesso un Regolamento molto chiaro riguardo alla validità delle firme digitali.
Si tratta del Regolamento dell’Unione Europea eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature) UE n. 910 del 2014, che in quanto Regolamento ha una forza superiore ad una norma avente rango di legge nazionale. Questa normativa comunitaria equipara le firme digitali a quelle cartacee, e si basa sul principio di non-discriminazione, per cui nessun cittadino, nel territorio dell’Unione Europea, può essere discriminato per il solo fatto che utilizzi la firma digitale.
A ben guardare non si tratta di un problema giuridico, bensì culturale, che vede il nostro Paese a parole lanciato verso la modernità, nei fatti legato ancora a “pennino e calamaio”.