Signora, come mai non è incinta?
Umberto Baldo
Pronto Signora, come mai non resta incinta? Quando ha avuto l’ultimo ciclo? Desidera che la richiamiper ricordarle quando sarebbe il momento giusto per concepire un altro bambino?
No amici miei, non si tratta dell’ultima barzelletta sul “ginecologo”, ma di quello che sta realmente succedendo in uno dei Paesi più popolosi del mondo, la Cina.
Già perchéil Paese dove fino a dieci anni fa vigeva la politica del figlio unico, il Paese che ha trascorso 35 anni a imporre rigide politiche di controllo delle nascite, facendole osservare con estremo rigore (aborti forzati, vasectomie) si trova ora di fronte ad un problema che noi occidentali conosciamo bene; quello dell’inesorabile calo delle nascite.
Non è bastato per far risalire il tasso di natalità il cambio di passo del 2013 che ha abolito il limite del figlio unico per consentire un secondo figlio, e nel 2021 un ulteriore step, fino a tre figli.
No, non è bastato; e lo testimonia il rapporto annuale del Ministero dell’istruzione, uscito negli ultimi giorni, che ha rivelato un dato particolarmente significativo: il numero di asili nido in Cina è diminuito per il secondo anno nel 2023; 14.808 in meno.
Le iscrizioni all’asilo calano per il terzo anno consecutivo, -11,55% pari a 5,35 milioni di bambini, per un totale di 40,9 milioni; nelle scuole primarie il calo è del 3,8%.
Il dato dice che la popolazione cinese è diminuita nel 2023 per il secondo anno consecutivo , scendendo di oltre due milioni, a 1,4 miliardi di abitanti.
Pechino ha registrato solo nove milioni di nascite, il numero più basso da quando è iniziata la registrazione dei dati nel 1949.
Considerata la popolazione della Cina potrebbero sembrare numeri esigui, quasi trascurabili, ma questa situazione rappresenta un gravissimo problema per il Partito Comunista Cinese, che ha bisogno di bambini, perché la popolazione è sempre più vecchia, e le nuove nascite sono il solo modo per ringiovanirla.
Le iniziative messe in piedi sono tante, ma nonostante gli sforzi, il trend dell’invecchiamento della popolazione non è stato invertito, creando crescenti difficoltà a un Paese che ha sempre fatto affidamento sul suo enorme bacino di forza lavoro per guidare la crescita dell’economia.
La contrazione della popolazione, calata nel 2022 per la prima volta in oltre 60 anni, e passata a 1.411,75 milioni, lascia adesso all’India il titolo di paese più popoloso del pianeta.
Che il problema sia serio, e che assuma la stessa valenza socio-economica che vediamo in Occidente, lo dimostra il fatto che di recente la Cina è stata obbligata a fare una prima mossa; alzare l’età pensionabile.
Ma poiché le dinamiche demografiche sono molto più veloci di quanto noi generalmente crediamo, ecco che i mandarini di Pechino le stanno pensando tutte.
Comprese le telefonate di cui vi parlavo all’inizio.
E così racconta Jane Huang, madre lavoratrice di 35 anni della provincia costiera sudorientale del Fujian, che una assistente sociale le ha telefonato per chiederle se fosse incinta. Spiega, piuttosto divertita, al South China Morning Post, che di fronte alla sua risposta negativa, la donna non si è persa d’animo e le ha chiesto quando avesse avuto il suo ultimo ciclo mestruale. Poi si è perfino offerta di richiamarla per ricordarle quando sarebbe stato il momento giusto per concepire un altro bambino.
E He Yanjing, madre di due figli residente a Quanjiao, ha raccontato al Wall Street Journal di aver ricevuto diverse chiamate da funzionari pubblici che la incoraggiavano ad avere un terzo figlio.
Come sempre da quelle parti le cose le fanno bene, ed il 17 ottobre il Governo cinese ha annunciato un sondaggio nazionale tra le donne in età fertile di 30mila famiglie, in 1.500 comunità di 150 contee, finalizzato a ottenere nuovi dati sul matrimonio, sulla fertilità e sui principali fattori che li influenzano e li ostacolano. Non si tratta quindi solo di esortarle alla maternità, ma anche di capire perché così tante donne siano restie ad avere più di un figlio.
In questa situazione la Cina ha annunciato anche 13 misure, e stiamo parlando di sussidi in denaro, congedi di maternità e paternità prolungati, sgravi e tariffe preferenziali per le famiglie con più figli, oltre a incentivi per l’alloggio e a misure di tutela per donne incinte e mamme lavoratrici.
E ancora la creazione di piattaforme per consentire ai giovani di fare amicizia, uscire con qualcuno e chissà, magari sposarsi e fare un figlio; tutto questo con il chiaro obiettivo di incoraggiare le nascite (sic!).
Ma da buoni comunisti i leader cinesi mirano anche a condizionare le coscienze, per cui il Consiglio di Stato ha chiesto sforzi per costruire “una nuova cultura del matrimonio e della natalità” diffondendo il rispetto per la procreazione, il matrimonio all’età giusta, e la responsabilità condivisa dei genitori per la cura dei figli.
Ciliegina sulla torta è stato l’ultimo Congresso nazionale delle donne che si è tenuto a Beijing in Cina a fine ottobre, e dove i più importanti leader politici, tutti maschi (per la prima volta in due decenni non ci sono donne nell’Esecutivo del partito), hanno fatto delle dichiarazioni impossibili da ignorare.
“Dovremmo promuovere attivamente un nuovo tipo di matrimonio e di cultura della maternità”, ha detto in un discorso il leader del Paese Xi Jinping, aggiungendo che è compito dei funzionari del partito influenzare le opinioni dei giovani su “amore e matrimonio, fertilità e famiglia”.
Insomma, il messaggio è stato chiaro: più che parlare di parità di genere, l’intento del Governo è quello di spingere le donne a sposarsi, fare figli e dare priorità alla famiglia tradizionale.
Non è una novità: il Partito Comunista Cinese (PCC), unico al governo in Cina, da anni sta mostrando un atteggiamento sempre più reazionario nei confronti dell’emancipazione femminile.
Molti esperti imputano questo approccio dei Governanti proprio alla crisi demografica, anche se le cause che ostacolano la natalità sono in realtà molteplici, quasi tutte economiche; dall’esodo delle popolazioni rurali verso le aree urbane in cerca di lavoro, ai costi da sostenere per mantenere una famiglia con più figli, dalla competizione educativa, al costo inaccessibile degli alloggi.
Ma i politici vogliono che si facciano più figli, e la soluzione adottata è ripensare il ruolo delle donne in chiave tradizionale.
In altre parole il Governo le sta spingendo a tornare a una vita casalinga, fatta di lavoro di cura non retribuito a bambini ed anziani.
Quello della donna “sposa e madre” è un po’ il chiodo fisso di tutte le dittature, ma sono comprensibili le preoccupazioni di Xi Jimping e compagni, perché se il tasso di fertilità in Cina continuerà a scendere, in futuro per ogni neonato moriranno sei persone, con l’effetto di spopolare il paese.
Non proprio una bella prospettiva per una classe politica che si propone di dominare il mondo.
Umberto Baldo