Termovalorizzatore di Schio: “Non preoccupano i valori delle emissioni”
I livelli emissivi del termovalorizzatore di Schio di Alto Vicentino Ambiente sono decisamente inferiori al limite normativo per tutti i potenziali inquinanti, un impatto definito “estremamente contenuto, quando non quasi del tutto trascurabile”.
Questo il principale esito del rapporto stilato dal prof. Stefano Cernuschi e dal prof. Giovanni Lonati del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano e presentato alla Conferenza dei Servizi della Regione Veneto, che l’ha approvato, nonché all’Assemblea dei soci di Alto Vicentino Ambiente.
“Oggi più che mai – spiega la Presidente di AVA Daniela Pendin –, con questo studio svolto da un’università d’eccellenza a livello internazionale, abbiamo l’opportunità di condividere in maniera autorevole e chiara quanto il termovalorizzatore sia sicuro e performante. In accordo con ARPAV e la Regione Veneto, il modello verrà riprodotto periodicamente in modo da garantire al territorio, ai soci e agli amministratori della società certezze e continuità”.
Si tratta di una simulazione modellistica delle ricadute dell’attività dell’impianto attese sul territorio calcolata con l’applicazione di alcuni degli algoritmi più recenti del settore (la catena modellistica è formata dai programmi CALMET – CALPUFF – CALPOST) e tramite l’uso dei dati delle emissioni dell’impianto, come rilevati dai sistemi di monitoraggio presenti in impianto e previsti dall’autorizzazione all’esercizio. La simulazione ha interessato un’area attorno al termovalorizzatore di Schio corrispondente ad un quadrato di 20×20 km. Tutte le stime sono state poi raffrontate con i dati rilevati da ARPAV e AVA sull’area circostante l’impianto che sono risultati assolutamente congruenti con il modello.
Esso, inoltre, tiene conto della caratterizzazione metereologica dell’area, ad esempio su come incidano le direzioni dei venti che influenzano il trasporto e la diffusione delle sostanze, e rientra in un più ampio lavoro di monitoraggio che avviene, con modalità comparabili, dal 2001.
Il modello evidenzia, quindi, come il contributo stimato dell’impianto sulla concentrazione di inquinanti nell’aria e sul deposito al suolo delle polveri sia estremamente contenuto, con valori inferiori ai limiti previsti per la qualità dell’aria di 1, 2 o anche 3 ordini di grandezza (quindi 10-100-1.000 volte inferiori!), in linea con quanto avviene nei migliori impianti d’Europa.
Il contributo simulato per l’impianto, nel complesso dell’area considerata, si presenta estremamente contenuto quando non addirittura trascurabile, tant’è che è stato quantificato pari al 2% presso il vicino sensore di ARPAV posizionato a Schio, in Via Vecellio e praticamente nullo a Chiuppano, individuato come sito di riferimento per il fondo ambientale.
Il raffronto con le misurazioni effettuate negli anni precedenti, che non rilevano emissioni atipiche nell’arco degli ultimi 20 anni, supportano, infine, la conclusione per cui l’impatto presenti margini di rispetto enormi rispetto ai limiti consentiti.
Alcuni riferimenti puntuali: per quanto riguarda gli Ossidi di Azoto, la concentrazione media annua riscontrata è circa 15 volte inferiore al limite di rispetto della qualità dell’aria; Arsenico (As), Cadmio (Cd) e Nichel (Ni) hanno concentrazione media annua 1.000 volte inferiore al limite previsto, e PM10 di circa 2.000 volte inferiore mentre Piombo e Benzo(a)pirene sono addirittura inferiori di oltre 10.000 volte.