The Brutalist: un film da vedere!

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Nel corso di sette anni, Brady Corbet ha portato avanti un progetto che, nonostante le numerose difficoltà, ha saputo sorprendere il pubblico e la critica. Quando è arrivato il momento di ritirare il Golden Globe per il miglior film drammatico, il regista non ha potuto fare a meno di ricordare chi non aveva creduto nel suo progetto. “Mi hanno detto che questo film non era distribuibile, che nessuno lo avrebbe visto, che nessuno voleva un film di tre ore e mezza su un architetto di metà secolo girato in 70 millimetri. Ma funziona. Quindi, per favore, pensateci”, ha detto ai produttori nella sala. Con The Brutalist, Corbet ha realizzato una delle opere più sorprendenti degli ultimi anni, un affresco ricco di significati dove la storia personale del protagonista si intreccia con la grande Storia.
Immigrazione e arte: la storia di László Toth
Ambientato a New York nel 1947, The Brutalist racconta la storia di László Toth (interpretato da Adrien Brody), un architetto ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti che lascia l’Ungheria per cercare fortuna negli Stati Uniti. László, sperando di poter ricongiungersi presto con la sua moglie Erzsébet (Felicity Jones), arriva in Pennsylvania dove nessuno sa della sua carriera di architetto rinomato. Solo Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce), un ricco industriale, riconosce il suo talento e gli affida la costruzione di un imponente edificio in memoria di sua madre. La lenta costruzione dell’edificio diventa il simbolo di un uomo che cerca di rialzarsi in un mondo ostile, lottando contro la solitudine e il dolore.
Un racconto universale di lotta e speranza
Il film esplora temi potenti come l’immigrazione e l’arte, rivelando come l’esperienza degli immigrati possa rispecchiare quella degli artisti: ogni innovazione audace viene inizialmente criticata, ma poi, col tempo, viene celebrata. Corbet, nella sua visione, lega questi temi con maestria, attraversando tre decenni di cambiamenti e tensioni sociali, con una figura di architetto costruita dal regista insieme alla co-sceneggiatrice Mona Fastvold. Pur trattandosi di una pellicola drammatica, The Brutalist non manca di momenti luminosi, alcuni divertenti, altri inquietanti, che offrono una visione complessa e sfaccettata della realtà.
Un’interpretazione straordinaria di Adrien Brody
Al centro della pellicola c’è la performance strabiliante di Adrien Brody, che incarna il dolore e la speranza del protagonista con un’intensità che tiene lo spettatore incollato allo schermo per tutta la durata del film. Il regista ha creato una storia densa di emozioni, accompagnata da una scenografia cruda e maestosa che rimanda all’architettura minimalista degli anni ’50, dando al film una forza visiva unica. Con un budget relativamente ridotto di soli 10 milioni di dollari, Corbet ha creato un’opera di grande impatto, che ha già conquistato il pubblico e la critica.
Oscillando tra polemiche e premi
Adrien Brody, già vincitore di numerosi premi, tra cui il Golden Globe e il Critics’ Choice Award, era il favorito per ottenere il suo secondo Oscar. Tuttavia, una polemica riguardante l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel montaggio del film ha scatenato discussioni, soprattutto riguardo ad alcune modifiche sui dialoghi in ungherese. Nonostante le critiche, Brody ha difeso il processo di post-produzione, assicurando che il dialetto e l’autenticità della sua interpretazione erano stati preservati. La sua performance, che incarna la sofferenza e la resilienza del protagonista, è sicuramente uno degli aspetti più potenti del film.
The Brutalist è in lizza per dieci Oscar, inclusi i premi per il miglior film e la miglior interpretazione maschile, e potrebbe essere la pellicola che realizza il suo sogno hollywoodiano. Con la sua profonda esplorazione dell’animo umano e dei temi universali dell’immigrazione, dell’arte e della lotta per un posto nel mondo, The Brutalist si candida a diventare uno dei grandi successi di questa stagione