Trump applica le teorie di Ron Vara economista immaginario

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Umberto Baldo
Il pensare che un Capo di Stato o di Governo sia esperto di tutto è semplicemente sbagliato, direi quasi assurdo.
Io ho sempre concepito un Capo non come un grande solista (certo se ha anche questa dote meglio eh!), ma soprattutto come un buon direttore d’orchestra, una persona capace di ascoltare, fare sintesi, e guidare al meglio la propria squadra ed i propri collaboratori.
E’ intuitivo che dovendo l’uomo di governo intervenire un po’ in tutti i campi della vita del proprio Paese, è fondamentale che individui e scelga dei “consiglieri” in grado di suggerire linee politiche credibili, e le scelte più opportune.
Diventa quindi naturale porsi alcune domande.
Chi è l’uomo che siede accanto al potente? Cosa deve consigliargli? In alcune occasioni deve contraddirlo?
Lo stesso Nicolò Machiavelli non sottovalutò affatto il ruolo del ‘consigliatore’, di chi agisce nell’ombra e che determina le scelte del “principe”: “Non è di poca importanza a uno principe la elezione de’ ministri, è quali sono buoni o no, secondo la prudenza del principe. E la prima coniettura che si fa del cervello d’uno Signore è vedere li uomini che lui ha d’intorno”.
Capite l’importanza del termine “coniettura”, perché in altre parole Machiavelli sostiene che l’idea che ci si può fare di un potente dipende in primis dagli uomini di cui si circonda, e delle cui competenze si avvale.
Anche la cultura popolare in fondo non si discosta molto da questo concetto, e lo esprime con noto adagio “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
Bene, calandoci nella realtà di questi giorni, spero non ci siano dubbi sul fatto che dentro ognuno di noi cova una minuscola speranza: che la “guerra dei dazi” scatenata da Trump non sia il frutto del caso, ma risponda ad un piano preciso che preveda gli obiettivi, compresi i limiti oltre i quali sarebbe pericoloso spingersi.
Certo di fronte agli “stop and go”, alle sparate, alle retromarce, alle minacce ad alle blandizie, viene il dubbio che il Presidente quando deve decidere qualcosa si metta davanti ad una grande roulette, giri la ruota e poi metta in atto quanto “suggerito” dai numeri.
Ma ciò non toglie che è umano pensare ed augurarsi che almeno le decisioni economiche che impattano sull’universo mondo siano il risultato di un pensiero strategico, complesso, razionale.
E meglio ancora che dietro le scelte ci siano dei numeri credibili, delle indagini, delle simulazioni, delle speculazioni di persone che di economia e mercati ci capiscono qualcosa.
Tutto questo si infrange quando si scopre chi sia il Consigliere economico del Tycoon, perché francamente si resta sconcertati, per non dire sgomenti.
Intendiamoci, se metti un no vax come Kennedy al Ministero della Sanità, e piazzi in altri Dicasteri chiave o nelle grandi Agenzie governative degli “improvvisati” palesemente incompetenti e inadeguati, dei parenti, o dei miliardari che ti hanno finanziato la campagna elettorale, il messaggio che lanci è che l’unico criterio che reputi valido sia “la fedeltà al capo”.
Ma fra tutti i Consiglieri, quello che non ti aspetti, perché a mio avviso può veramente combinare disastri epocali, risponde al nome di Peter Navarro.
Se non avete mai letto nulla di lui, immagino vi starete chiedendo: chi è costui?
Non è un passante casuale; è laureato ad Harvard, ex professore alla University of California, mancato deputato che ha cercato di farsi eleggere 5 volte, uno che ha costruito la sua carriera recente su una narrazione ossessiva: la Cina come nemico totale.
“Death by China”, libro pubblicato nel 2011, è un concentrato di accuse, allarmismi e frasi a effetto contro Pechino.
Un po’ come il Catone del “Carthago delenda est”!
Roba che un soggetto, a mio avviso dalla mente instabile come Trump, nel 2016 ha evidentemente trovato irresistibile.
Ma quel che è più sconcertante sono le modalità della “scoperta” di Navarro.
Il genero del Tycoon Jared Kushener, uno che deve la sua sfolgorante carriera all’aver impalmato Ivanka Trump, venne costretto dal suocero a trovare in pochi giorni un esperto economico decisamente anti cinese.
Voi cosa avreste fatto? Io probabilmente avrei contattato i Rettori delle migliori Università Usa per avere qualche nome, qualche suggerimento.
Invece Kushner ha trovato “naturale” (lo ha raccontato lui nel 2017 a Vanity Fair) scorrere l’elenco dei libri pubblicati su Amazon (si avete letto bene!).
Fra i vari tomi si innamorò di un titolo, quello più apocalittico della lista, e senza nessun ulteriore approfondimento, chiamò Navarro, imbarcandolo nella campagna presidenziale.
Lo so bene che sembra una barzelletta, ma ragazzi questi sono ormai gli Stati Uniti!
Peter Navarro, ormai attempato 75enne, piacque a Trump in quanto da sempre economista “profeta dei dazi”; e sappiamo bene che fin dagli anni Ottanta Trump si è mostrato infatuato dei dazi, nonostante fosse uno dei tabù di Ronald Reagan, allora Presidente degli Stati Uniti.
E Navarro si è poi dimostrato talmente fedele da decidere di non collaborare in alcun modo con la Commissione Parlamentare che ha indagato sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, tanto che il Congresso lo condannò a quattro mesi di prigione per oltraggio.
Così il 19 marzo 2024, Navarro ha iniziato a scontare la pena nel carcere federale di Miami, diventando così il primo alto funzionario della prima amministrazione Trump a essere incarcerato in relazione all’assalto al Campidoglio.
Dopo un curriculum del genere, data l’età, Navarro avrebbe potuto ritirarsi a vita privata.
E invece è prepotentemente tornato quest’anno alla Casa Bianca come Consigliere per il commercio e la manifattura, assistendo alla firma degli ordini esecutivi di Trump nello Studio Ovale.
Finora il Tycoon ha seguito alla lettera le teorie di Navarro, che sostiene da sempre che il modo migliore per avere un’economia forte sia isolarsi dal mondo, e uscire da tutti gli accordi di libero scambio.
I nuovi dazi americani contro l’intero orbe terracqueo sono di fatto la realizzazione del sogno di tutta una vita del prof. Navarro.
Ma come ho già avuto modo di dirvi, nulla che non fosse prevedibile.
Il presidente americano non aveva mai nascosto i suoi piani, le sue idee.
Quando presentò il suo programma economico per la nazione, 370 economisti, tra cui 19 premi Nobel, scrissero una lettera pubblica dicendo che così si sarebbe andati verso il disastro.
Il prof. Navarro rispose che gli economisti facevano soltanto gli interessi di potenze straniere, e che erano un imbarazzo per la professione (sic!).
Capite bene che in un Paese normale questa sola affermazione sarebbe bastata per screditarlo!
Ma la vicenda di quest’uomo ridicolo, il cui pensiero però “sta facendo un c…o così” agli Usa ed al mondo, non finisce qui.
Già, perché nei suoi libri sempre contro la Cina ed il commercio globale, Navarro cita spesso un altro economista che descrive come autorevolissimo: Ron Vara, che, udite udite, compare anche nei documenti ufficiali della Casa Bianca.
Peccato che questa fonte accademica in realtà non esista.
L’ha inventata Navarro stesso facendo l’anagramma del proprio cognome, per rafforzare certe sue tesi in almeno cinque dei suoi tredici libri allarmistici, quelli che ne hanno fatto uno dei più autorevoli critici dell’espansionismo economico di Pechino, sebbene, per sua stessa ammissione, non sia mai stato in Cina.
Lo ha scoperto nel 2017 Tessa Morris-Suzuki, professoressa australiana di Storia dell’Asia.
Navarro lo ha poi ammesso al New York Times nel 2019, paragonando il trucco «ai cammeo di Alfred Hitchcock quando appariva nei suoi film”.
Peccato che dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, l’immaginario Ron Vara riapparve brevemente in un memo fatto circolare a Washington, come sostenitore proprio delle aggressive politiche tariffarie del Presidente.
Da segnalare che la casa editrice di Navaro,Prentice Hall (gruppo Pearson), da quel momento ha introdotto una nota nelle ristampe dei libri per segnalare che si tratta di uno pseudonimo dell’autore.
Per finire, credo non vada sottaciuto che è ormai guerra aperta tra “esperti” e “consulenti” di The President.
Tanto che Elon Musk, alla guida del Doge, ha attaccato frontalmente Peter Navarro, definendolo “idiota” e “più stupido di un sacco di mattoni“.
L’affondo dopo che Navarro, in un’intervista a Cnbc, aveva detto: “Alla Casa Bianca lo capiamo tutti, e lo capiscono anche gli americani, che Elon è un produttore di auto. Anzi è un assemblatore di auto, i cui pezzi arrivano dalla Cina”.
Capite bene che c’è poco da essere ottimisti, visto che il futuro del mondo può dipendere da gentaglia simile.
Umberto Baldo