4 Dicembre 2024 - 9.23

Trump vuole fare la guerra alla “droga degli zombie”

Sapete dirmi quanti americani sono  morti durante la guerra in Vietnam? Ve lo dico io: 58.000.   Ed in Afghanistan?   2.442.     Ed in Iraq e Siria negli ultimi 20 anni? 4.559.

Vi ho fatto queste domande perché quando parliamo di vittime di guerra non sempre la percezione del numero dei morti che ricaviamo dai media, che tendono naturalmente ad ingigantire, risponde poi ai dati reali.

Ma sapete quanti americani sono morti negli ultimi 10 anni per overdose da oppioidi sintetici?   Più di  400.000.

Si avete letto bene, 400.000; e questa vera e propria strage in tempo di pace ha una causa ben precisa, che risponde al nome di Fentanyl.

Ma prima di tutto cerchiamo di capire di cosa parliamo.

In altre parole, cos’è il Fentanyl?

Si tratta di un derivato sintetico dell’oppio, nato come farmaco, e utilizzato a scopo analgesico in alcune terapie cliniche, di fatto per alleviare il dolore ai malati terminali.

In medicina funziona perché è 50 volte più potente dell’eroina e 100 volte più forte della morfina.

Per di più costa poco, ed è proprio il basso costo della sostanza che ne ha reso popolare l’uso: bastano 10 grammi per produrre più di 300 dosi. Altri fattori che favoriscono la diffusione dell’oppiode sono la facilità di trasporto (si presenta come il sale fino da cucina)  e soprattutto il prezzo finale di vendita: ogni dose può costare tra i 10 e i 60 dollari, a seconda di dove viene offerta.

Una manna per i cartelli della Droga!

Tanto per capirci, in un rapporto della Drug Enforcement Administration (Dea, l’Agenzia federale antidroga degli Stati Uniti) si afferma che un chilo con un alto livello di purezza acquistato in Cina costa tra i 3300 e i 5000 dollari; se trattato con altre sostanze chimiche si possono ottenere dai 16 a 24 chili di prodotto, con un profitto finale di 1,9 milioni di dollari.

Non c’è altro investimento al mondo che generi una simile plusvalenza!

Il risultato di tutto ciò è che l’uso del Fentanyl costituisce la principale causa di morte degli americani fra i 18 ed i 49 anni.

Il Fentanyl non è prodotto negli Usa, e da anni sta diventando sempre più un serio problema politico nei rapporti con la Cina.

Per molti anni il Fentanyl è arrivato in America direttamente dalla Cina e, come accennato, è diventato un fattore di tensione tra i leader delle due superpotenze, prima durante l’Amministrazione Trump, poi con Biden. 

A più riprese il governo di Washington ha messo la questione all’ordine del giorno nei vertici bilaterali. 

E ogni volta Xi Jinping ha preso impegni solenni. 

L’unico risultato, per adesso, è stato quello di “triangolare” le vendite: nel senso che  la Cina produce i componenti chimici essenziali per sintetizzare il Fentanyl; poi li esporta in Messico, dove le organizzazioni dei narcos provvedono alla cosiddetta “cottura” dei componenti, ed alla distribuzione finale della droga sul mercato Usa.

Credo vada sottolineato che la Cina ha alcune delle leggi nazionali sulle droghe più severe del mondo, un sottoprodotto delle guerre dell’oppio del XIX secolo, quando la Cina fu costretta a legalizzare l’uso dell’oppio sotto la costrizione dell’Occidente militarmente superiore, che traeva profitto dal commercio. 

Ne seguirono una dipendenza di massa dei cinesi e sconvolgimenti politici, che portarono a quello che è noto in Cina come il “Secolo dell’Umiliazione”. 

Di conseguenza, proprio per queste ragioni storiche e culturali, l’approccio cinese è poco tollerante nei confronti delle droghe illecite. 

In linea con il sistema pervasivo di misure di controllo tipico di uno stato totalitario digitale, la Cina ha sviluppato leggi antidroga prima molto severe – per il traffico di più di 50 grammi di eroina, metanfetamine o cocaina c’è persino la pena di morte – anche se oggi il contrasto non è più sistematico come 20 anni fa (non sono noti comunque dati ufficiali).  

Sollevare il paese da quel punto più basso è stato uno dei risultati di cui il Partito Comunista Cinese va più fiero, e la Cina si dipinge a livello globale come un “crociato antidroga”.

Eppure, nonostante tutto, al momento i mandarini che governano a Pechino non sono riusciti a contenere o a fermare la produzione e l’esportazione dei prodotti base del Fentanyl.  E a dirvela tutta, sarò anche un san Tommaso, ma credo che in uno scenario conflittuale come quello attuale non credo dispiaccia poi tanto alla Cina vedere tanti potenziali soldati americani soccombere a causa della droga.

Abbiamo già visto che Biden è intervenuto più volte con Xi Jinping sulla materia, ma ora, nell’imminenza del passaggio dei poteri a Donald Trump, sembra che le cose stiano subendo una certa accelerazione. 

Su Truth Social, il suo social network, il Tycoon ha promesso ulteriori tariffe del 10% sulle merci provenienti dalla Cina e del 25% sulle merci provenienti dal Messico e dal Canada.

In questo caso parliamo non dei dazi che minaccia di applicare un po’ a tutti gli Stati, ma di dazi “mirati”  al contrasto alla droga.

Trump sostiene in pratica che Messico e Canada non hanno intrapreso azioni abbastanza forti per fermare l’ingresso di droghe illecite, in particolare il Fentanyl, negli Stati Uniti. 

Ha aggiunto che i suoi numerosi colloqui con la Cina per fermare il flusso di droga sono stati “inutili”.

Allo stesso modo, i consiglieri di Trump stanno spingendo per sanzioni statunitensi sulle istituzioni finanziarie cinesi presumibilmente legate al commercio di Fentanyl. 

Alla fine a decidere sarà ovviamente Trump, ma per quanto mi riguarda, fra tutte le “rodomontate” e le “minacce” del neo Presidente, che da un lato mi fanno ridere ma dall’altro mi preoccupano, questa mi sento di condividerla e di appoggiarla in pieno.

E’ inutile girarci attorno, la Cina è la fonte dominante dei precursori chimici utilizzati dai cartelli messicani per produrre il Fentanil, mentre i riciclatori di denaro cinesi sono diventati attori chiave nel commercio internazionale di droga, e tutto questo sotto gli occhi del Governo di Pechino.

Quindi trovo ottima ed adeguata l’iniziativa di Trump di andare a colpire anche gli Stati, per spingerli ad agire contro i cartelli del narcotraffico.

E cosa c’è di meglio per dare questa spinta, se non colpirli nelle loro economie?

Reuters ha riferito che il piano  prevederebbe l’incriminazione penale delle principali istituzioni finanziarie cinesi e messicane che presumibilmente riciclano denaro per i cartelli; sanzioni di massa contro aziende e persone cinesi implicate nel commercio di Fentanyl; taglie rinforzate sui trafficanti più ricercati; guerra informatica contro i cartelli messicani; e un’agenzia di intelligence statunitense  che si concentri sul Fentanyl (il contrasto è ormai commisurato alla guerra alle organizzazioni terroristiche).

Veramente mi auguro che il vantato “decisionismo” di Donald Trump sulla lotta alle droghe venga messo a terra, perché su materie come la salute pubblica, e dei giovani in particolare, credo debba valere il principio “à la guerre, comme a la guerre”.

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