7 Febbraio 2021 - 12.44

Un mare di teste, il week end folle dei veneti

Un mare di teste, giovani e meno giovani, molti a volto scoperto, tanto la mascherina è un optional, tutti concentrati nei centri delle grandi città.
Nord chiama Sud, e Sud chiama Nord, nel senso che questo spettacolo è andato in onda da Milano a Palermo, con la variante che, approfittando del caldo anticipato, in Sicilia ci si è concessi persino la spiaggia.  
Tutti assieme appassionatamente, tutti insieme per le vie dello struscio, tutti in fila davanti ai negozi, tutti insieme seduti ai tavolini dei bar. 
D’altro canto, come si fa a rinunciare a comprare qualche straccetto in saldo, o al rito dell’aperitivo?
Basta scorrere le pagine dei giornali. Le foto sono inequivocabili, la ressa ha regnato sovrana, ovunque e dovunque.
Inutili gli appelli dei sindaci, che in qualche caso, come la Raggi a Roma, di fronte alla marea umana distesa dal Centro a San Lorenzo, da Piazza Bologna a Trastevere, alle sei del pomeriggio ha deciso di far scattare il piano di emergenza, chiudendo le strade a singhiozzo per far defluire la folla.
Stesse immagini anche nel nostro Veneto.  
Verona, Venezia, Padova, Treviso, Vicenza, tutte accumunate dalla stessa “frenesia di essere in piazza”.
Guardate le foto! Sono allucinanti! Una in particolare mi ha colpito, quella della ressa sotto il Salone. Per chi non lo conosce, immagino pochi, si tratta dei corridoi fra le botteghe, molto stretti, e comunque adatti a fare la spesa ma non ad un happenig con migliaia di persone. Anche qui tutte desiderose di guardarsi negli occhi e parlare senza quel “fastidioso” pezzo di stoffa davanti alla bocca. 
Putroppo è un film già visto nei week end prenatalizi, preludio del successivo picco dei contagi, che ha portato al proliferare di zone arancioni e rosse nelle settimane successive, ed alla mancata riapertura delle scuole.
Ed è ormai chiaro che a nulla servono gli allarmi, gli ammonimenti, dei Sindaci, del Comitato Tecnico Scientifico, del Ministro della Salute, dei medici impegnati nei reparti Covid e nelle terapie intensive, dei Presidenti di Regione.
Immagino la frustrazione di Luca Zaia nel costatare di essere ormai una “vox clamantis in deserto”, nonostante tutti gli sforzi per far girare al meglio la macchina sanitaria della regione. 
Inutile caro Presidente che continui ogni santo giorno durante le sue conferenze stampa a mettere in guardia i Veneti dai rischi collegati agli assembramenti.
Non serve a nulla! Perchè si conferma la validità del proverbio che recita: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.
E i Veneti, e buona parte degli italiani, da quell’orecchio proprio non ci sentono!
Forse, vista la propensione ed il gradimento di noi italioti per i concorsi a premi, potrebbe pensare ad istituire il concorso “Testa di c…. veneto”, prevedendo come premio un bel soggiorno in un reparto di terapia intensiva.
Con quello che abbiamo visto sabato nei nostri centri storici non ci sarebbe certo carenza di concorrenti a contendersi il titolo.
Quello che mi stupisce è che, pur essendo sempre sui social, a buona parte dei veneti e degli italiani sia sfuggita una notizia proveniente dal medio oriente.
Per non rischiare che qualcuno di voi pensi ad una qualche manipolazione vi riporto integralmente un’ANSA del 6 febbraio: “In Israele sono in aumento le infezioni tra i bambini e gli adolescenti. Lo indicano recenti dati del ministero della sanità secondo cui nello scorso gennaio i casi in quelle due fasce di popolazione sono stati più di 50 mila, superiori a quelli registrati in ciascun mese della prima e seconda ondata di coronavirus e che sta mettendo a rischio la ventilata riapertura delle scuole. Abbiamo ricevuto una lettera dall’Associazione israeliana dei pediatri – ha detto di recente il ministro della sanità Yuli Edelstein citato dal Jerusalem Post – in cui si dice molto preoccupata del tasso di malattia nei giovani studenti. Un fatto a cui non abbiamo assistito nelle precedenti ondate della pandemia. Per questo il governo nei giorni scorsi ha autorizzato la vaccinazione – nell’ambito di quella più generale della popolazione – dei giovani dai 16 anni in su”. 
Come vedete è una notizia “fresca fresca”, ma soprattutto proviene da un Paese, Israele, che ha quasi ultimato la campagna vaccinale.
Segnali del genere erano già arrivati nelle settimane scorse dall’Inghilterra, dove è nata appunto la “variante inglese”, che sta preoccupando l’intera Europa, e che ha indotto Paesi come la Germania e l’Olanda ad un nuova chiusura generalizzata di tutte le attività.
Sembrerebbe quindi che le varianti, che nella prima fase della pandemia avevano colpito soprattutto gli anziani e comunque persone di una certa età, siano molto più infettive per bambini ed adolescenti.
Io credo che solo questo dovrebbe indurre i genitori ad essere più vigili, e magari più determinati a fare in modo che i loro ragazzi non partecipino ad aperitivi o ad assembramenti fuori controllo.
E Dio non voglia che le varianti portino in ospedale anche i giovani, perchè allora sì che vedremmo le mamme saltare agli occhi di chi non porta la mascherina. 
Io capisco che la gente ha una grande voglia di normalità, ma siamo esseri dotati di ragione, e la ragione ci dovrebbe suggerire che questo non è ancora il tempo del “liberi tutti”, perchè il passare da zona gialla a zona rossa è cosa di pochi giorni. 
E non è solo questione di colore della zona, e di quello che si può o non si può fare, ma soprattutto di rispetto per chi in questo preciso momento lotta per la vita nelle terapie intensive, o per quelli che non ce l’hanno fatta.
A circa 500 morti al giorno non ci si può abituare!
Stefano Diceopoli

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