Una partita senza partiti
E’ passata un’altra settimana di questa stanca campagna elettorale, che sembra spostare a data da destinarsi il tema di fondo che dovrebbe consentire ai vicentini di scegliere il 14 e 15 maggio prossimi. Certo Francesco Rucco continua la sua marcia un po’ bipolare tra i due ruoli che, suo malgrado, deve reggere, di sindaco e di candidato sindaco. Si fa sentire sul presente, sul lavoro fatto e sugli orizzonti del prossimo mandato per completare quello che ha iniziato.
Giacomo Possamai raduna il suo popolo al Comunale e fa sold out dimostrando notevole capacità di mobilitazione; chiama sindaci di centrosinistra che gli sono politicamente vicini come Giordani, Tommasi e Sala, fa salire sul palco i testimonial, parla alla fine scegliendo di stare leggero sui contenuti e pesante sullo stile. Prova a toccare le emozioni con la classica retorica dem sul coraggio e sull’indipendenza. Zoppello si concentra sui temi che gli sono cari come viabilità e infrastrutture e affida a qualche comunicato stampa le sue posizioni, Cicero stranamente in silenzio, gli altri, Cinquestelle su tutti, sono difficilmente visibili ai radar del flusso di cronaca.
Tecnicamente i partiti, da una parte e dall’altra, ci sono.
In realtà la soggettività che li dovrebbe caratterizzare è avvolta nella nebbia. La domanda che qualunque cronista si dovrebbe fare è se si tratta di una scelta – concentrarsi sul brand del candidato e assecondare la retorica dell’antipolitica che vede nei partiti il male assoluto – o, peggio, se sono diventati loro malgrado delle scatole vuote con un marchio necessario a qualsiasi campagna elettorale, ma con un atteggiamento di fondo che privilegia l’inerzia all’azione. Va bene la comunicazione, va bene il marketing elettorale, ma mai come nella fase in cui si dovrebbe affascinare l’elettore con delle proposte, non può mancare un’offerta sul mercato della politica che permetta al poveraccio che ancora pensa al diritto dovere del voto, di scegliere da chi e dentro cosa farsi rappresentare. A oggi, in attesa di essere smentiti, tolti i candidati sindaci, con le loro personalità e la loro storia o appartenenza, non si riesce a vedere la differenza tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia da una parte, tra PD, Azione, Italia Viva e Cinque stelle dall’altra.
E’ tutto silenziato e indistinto. Ci piacerebbe, al di là del dibattito nazionale sui grandi temi – ma per quello ci sono i talk show che ogni giorno ci offrono ampia scelta – comprendere cosa distingue sui grandi temi della nostra città, un partito dall’altro. Cosa pensano e che posizioni hanno, che confronto saranno in grado di scatenare nelle rispettive alleanze e quale potrebbe essere il punto di sintesi.
La campagna elettorale è la grande occasione per svelare le identità, se ci sono. Altrimenti è solo marketing. E silenzio.