Una Rai megafono di Salvini? Un segnale inquietante per la libertà di stampa
La recente decisione di RaiNews di mandare in onda, senza alcuna mediazione giornalistica, un video di quasi quattro minuti del ministro Matteo Salvini in cui commenta la richiesta di sei anni di carcere avanzata dalla procura di Palermo nel processo Open Arms è un episodio che solleva interrogativi gravi e legittimi sulla gestione dell’informazione pubblica. È giusto, in una democrazia, che un canale televisivo finanziato dai contribuenti venga utilizzato come megafono per le dichiarazioni non verificate di un esponente di primo piano del governo?
La risposta dovrebbe essere un secco “no”, eppure, ancora una volta, assistiamo a un episodio in cui le regole del buon giornalismo sembrano essere state calpestate. Il Cdr di RaiNews ha espresso un malcontento che non può e non deve passare inosservato: perché, si chiedono i giornalisti, il canale è stato ancora una volta usato per amplificare le dichiarazioni di un singolo politico, senza alcun contraddittorio o equilibrio informativo? Perché è stato permesso che un intero monologo preso dai social media di Salvini venisse trasmesso senza una minima contestualizzazione o approfondimento?
La vera domanda da porsi è: a chi giova questa scelta? Non certo ai cittadini, che da un servizio pubblico si aspettano pluralismo, equilibrio e un’informazione non filtrata o distorta da interessi politici. Non giova nemmeno ai giornalisti della redazione, che vedono mortificato il loro lavoro di mediazione e verifica dei fatti. L’informazione pubblica dovrebbe fungere da garante di un dibattito democratico sano, non da cassa di risonanza per la propaganda di governo.
Il direttore Petrecca, al quale viene chiesto conto di questa decisione, dovrebbe chiarire se questa è la nuova linea editoriale di RaiNews: lasciare spazio illimitato a monologhi politici provenienti dai social media, bypassando ogni tipo di mediazione giornalistica e ogni forma di verifica. Se così fosse, sarebbe un segnale preoccupante, che rischierebbe di minare la credibilità stessa dell’informazione pubblica, riducendola a strumento di comunicazione governativa.
È doveroso, come suggerisce il Cdr, offrire lo stesso tempo e lo stesso spazio alla controparte in questa vicenda, ma non basta. È necessario ribadire il principio fondamentale che l’informazione pubblica appartiene ai cittadini e non ai governanti di turno. In un momento storico in cui il rapporto tra media e politica è sempre più ambiguo e spesso malsano, è cruciale mantenere una netta separazione tra chi governa e chi informa, affinché la voce di chiunque possa essere ascoltata in modo equo e bilanciato.
La Rai deve ricordare il suo mandato: servire il pubblico con imparzialità e accuratezza, garantendo un’informazione che rispecchi tutte le voci e tutte le opinioni, non solo quelle che siedono al potere. Perdere di vista questa missione significa tradire la fiducia dei cittadini e compromettere uno dei pilastri fondamentali della democrazia.