Unicredit-Banco BPM Il Golden Power che suona come un Vae victis!

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Il tema “Banche” sembra riservato ad una ristretta cerchia di addetti ai lavori, ma in realtà suscita un interesse più diffuso di quello che comunemente si crede.
E così il mio breve commento di venerdì sull’assemblea del Monte dei Paschi che ha approvato l’aumento di capitale per l’operazione Mediobanca (https://www.tviweb.it/ma-non-era-meglio-che-lo-stato-uscisse-dal-capitale-di-mps-prima-dellops/), in cui rilevavo l’irritualità della presenza dello Stato in un’operazione di mercato, ha provocato la reazione di alcuni lettori che mi hanno scritto, palesando il loro pensiero al riguardo.
Ma neanche il tempo di tirare il fiato che è arrivata un’altra notizia molto interessante: quella relativa alle prescrizioni imposte dal Governo ad Unicredit per poter procedere con l’Operazione Pubblica di Scambio con il Gruppo Banco Bpm.
Non mi dilungherò troppo sull’illustrazione di questi “paletti”, ma poiché qualcosa bisogna pur dire, gli stessi impongono che per un periodo di cinque anni Unicredit non debba “ridurre il rapporto impieghi/depositi praticato da Banco Bpm e UniCredit in Italia, con l’obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e Pmi nazionali”.
Contemporaneamente la Banca non dovrà “ridurre il livello del portafoglio attuale di project finance di Banco Bpm e Unicredit in Italia” e non potrà “ridurre il peso attuale degli investimenti di Anima Holding in titoli di emittenti italiani e supportare lo sviluppo della Società”.
Quest’ultima prescrizione è facile da capire; il Governo, ossessionato dal debito, vuole che l’Unicredit che dovesse uscire dall’Ops continui a comprare Btp come non ci fosse un domani.
C’è poi un altro paletto; quello che impone ad Unicredit di “cessare tutte le attività in Russia (raccolta, impieghi, collocamento fondi, prestiti transfrontalieri) entro nove mesi dalla data del presente provvedimento”, ovvero entro il 18 gennaio del 2026 (prescrizione più che altro di facciata, perché a quanto si sa Unicredit ha già ridotto l’esposizione sulla Federazione Russa del 94%).
Infine, quanto agli sportelli da cedere dopo le nozze, nell’ordine di 183, pare si chieda un impegno a non vendere le filiali del Banco in Lombardia, oggi pari a 492.
Inutile dire che dalla parte della Banca non l’hanno presa bene, tanto che, si è saputo, dopo un’attenta valutazione Unicredit farà sapere se intende proseguire, o se invece l’operazione verrà abbandonata.
Se dovessi esprimere un giudizio su queste prescrizioni in due parole, parlerei di “analfabetismo finanziario”.
Ma vedete, non mi soffermo troppo sui “paletti”, che in questo caso definirei “diktat” del Governo, per il semplice motivo che il vero problema a mio avviso non è quello che dicono o prescrivono gli stessi, ma il fatto stesso di esistere.
Per essere più chiaro, la mia memoria forse potrà non essere più quella di un tempo, ma francamente non ricordo altre operazioni bancarie in cui il Governo in carica si sia intromesso con prescrizioni pesanti come quelle decise nei confronti di questa Ops.
Ma – potrebbe obiettarmi qualcuno di voi che conosce la materia – in altri tempi non c’era il Golden Power!
Per chi non lo ricordasse il Golden power è un meccanismo giuridico introdotto nel 2012 in sostituzione della precedente “Golden share”.
Mentre quest’ultima dava allo Stato prerogative dirette solo in alcune aziende strategiche, il Golden Power permette al Governo di intervenire su operazioni societarie in settori considerati sensibili, come ad esempio difesa, energia e telecomunicazioni.
Il problema sta tutto qui, e si tratta di un problema politico, tanto è vero che Antonio Tajani di Forza Italia ha fatto verbalizzare di essere contrario come Forza Italia all’utilizzo del Golden Power, specificando di avere dei “dubbi giuridici” sull’opportunità della sua messa in campo (sic!).
Non sono un particolare estimatore di Tajani, ma ritengo importante riportare per esteso le sue dichiarazioni, perché centrano il problema, e le condivido in pieno:”Non mi sembra così chiaro il tema della sicurezza nazionale, peraltro io l’ho detto dall’inizio che non ero favorevole ad attivare i poteri speciali. Io sono sempre per lasciare certe questioni al libero mercato, il golden power si può mettere ma non sulle vicende interne. La mia è una questione di principio, se fossero state coinvolte altre due banche avrei detto lo stesso. Così come per Generali, che sia il mercato a decidere, non è che faccio il tifo per uno o per l’altro. Noi in Forza Italia siamo liberali e quindi siamo per il libero mercato, è la nostra visione. Le banche sono fondamentali per l’accesso al credito e il sostegno alle imprese, questo è importante. Non voglio entrare nel riassetto finanziario italiano, è la finanza che deve decidere non noi, è giusto che il mercato faccia il suo corso”.
Sì, onorevole Tajani, lei ha ragione da vendere, non è certo un Governo liberale quello che cerca di indirizzare ed imporre la propria volontà al Mercato!
Perché non può non venire spontanea la domanda: perché paletti analoghi non sono stati imposti né al Monte dei Paschi per l’operazione su Mediobanca né a Bper su Popolare Sondrio?
Inevitabile il dubbio che il Governo applichi una sorta di “doppiopesismo”, favorendo le Banche considerate “amiche”, a scapito di quelle percepite come ostili, o “non allineate”.
Non lo so, sarà che, richiamando il “dubbio metodico” cartesiano, sicuramente in me prevale il “sospetto metodico”; ma queste prescrizioni per me hanno il sapore acre di una sorta di vendetta con cui si vorrebbe punire Orcel di avere sparigliato il progetto, caro soprattutto alla Lega di Salvini, di costruire il Terzo Polo bancario attorno a Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena.
C’è poco da fare, potrai anche essere il “Ronaldo dei banchieri”, ma se devi confrontarti con i bizantinismi, le gelosie, i garbugli romani, alla fine rischio di sbatterci il grugno.
E così il Governo sarà anche impegnato con la svolta epocale dei dazi trumpiani, ma certe cose i nostri Demostene non le dimenticano, e soprattutto non le perdonano.
E Orcel, deciso a scendere in campo per conquistare il ricco mercato del Nord Italia acquisendo Banco Bpm, ha scompigliato gli assetti che Palazzo Chigi e la Lega avevano già disegnato; assetti che, ripeto, vedevano il Banco Bpm destinato a costituire il Terzo polo bancario insieme con il Monte dei Paschi risanato da Luigi Lovaglio.
Naturale che appena se n’è presentata l’occasione, contro il “Ronaldo dei banchieri” la politica ha mosso senza alcuna remora le leve che un Governo può muovere.
Si è deciso quindi di applicare il Golden Power al di là dei limiti della logica, estendendolo oltre la difesa da assalti stranieri.
Non so a voi, ma a me questo sembra un mero brutale atto di potere, finalizzato a far capire a tutti “coloro che devono intendere” che i limiti si possono imporre anche quando a muovere è una banca italianissima come Unicredit, sebbene conazionariato internazionale, ma soprattutto a tutti i banchieri che a “dirigere il traffico” resta sempre e comunque Roma.
Viene da chiedersi se ci troviamo di fronte ad una nuova era, nella quale il Governo possa fare tutto quello che vuole.
Ma nell’epoca in cui Trump si permette di dichiarare di voler cacciare a pedate il Presidente della Fed, allora tutto potrebbe sembrare accettabile.
E così potrebbe imporsi la linea che anche i grandi riassetti di aziende private sono affari di Stato.
A me parrebbe una deriva da Bielorussia, ma poco importa quel che penso.
Il secondo atto della pièce è già in programma a Trieste, perché anche sulle Generali questo Governo ritiene di avere interessi ben precisi da tutelare, in primis far saltare l’accordo siglato dal Leone con i francesi di Natixis ma che, secondo Roma, rischia di allontanare dall’Italia la gestione del risparmio tricolore.
Mi rimane sempre oscuro il motivo per cui l’Europa e la Bce non abbiano nulla da dire al riguardo, dato che l’esercizio dei poteri speciali in una operazione domestica nel settore creditizio non si era mai visto. Ricordo al riguardo che la Commissione europea non aveva eccepito nulla sull’Ops, e anzi aveva chiesto delucidazioni al governo sul ventilato ricorso al Golden power.
Concludendo, questa vicenda mostra chiaramente che ormai il confine fra lo Stato ed il Mercato è sempre più labile, e probabilmente nella politica sta riaffiorando la nostalgia del “tempo delle Bin”.
Ma su questo continueremo domani.
Umberto Baldo
PS: diventa estremamente interessante a questo punto capire come Orcel utilizzerà la quota di Unicredit nelle Generali, un 5-8% che onestamente io avevo percepito come una carta da giocare col Governo proprio per salvare la partita con Bpm.