28 Gennaio 2025 - 11.05

USA – Ecco i primi trumpiani pentiti: la paura delle espulsioni svuota i campi agricoli e minaccia i prezzi alimentari

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L’inasprimento delle politiche migratorie sotto l’amministrazione Trump sta avendo un impatto significativo sul settore agricolo negli Stati Uniti. La paura delle deportazioni sta spingendo molti lavoratori migranti, una forza lavoro fondamentale per l’agricoltura americana, ad abbandonare i campi. Questo sta causando una crisi nella raccolta dei prodotti agricoli, con il rischio concreto di un aumento dei prezzi degli alimenti.

Molte aziende agricole si affidano a lavoratori senza documenti per mansioni stagionali come la raccolta di frutta e verdura. Tuttavia, l’intensificarsi dei controlli e delle deportazioni ha svuotato i campi, rallentando la produzione e generando timori per la stabilità delle forniture alimentari.

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Gli esperti avvertono che questa situazione potrebbe portare a un aumento dei costi per i consumatori e a un maggior ricorso all’importazione di prodotti agricoli, compromettendo ulteriormente l’economia del settore primario. Nel frattempo, le associazioni di agricoltori continuano a chiedere una riforma delle politiche migratorie per tutelare il lavoro nei campi e garantire la sicurezza alimentare del Paese.

Nella Central Valley della California, cuore pulsante della produzione agricola americana, la paura delle deportazioni ha fatto registrare un drastico calo della manodopera migrante. A Bakersfield, nella contea di Kern, i braccianti agricoli stanno disertando i campi per timore dei controlli della US Border Patrol, che si spostano in veicoli non contrassegnati e sembrano prendere di mira specificatamente i lavoratori agricoli.

Sara Fuentes, responsabile di una stazione di servizio locale, ha osservato che molti lavoratori non si sono presentati per la consueta colazione mattutina, segnale di una diffusa paura tra i migranti. La testimonianza è confermata da Peter Belluomini, coltivatore di agrumi, che ha visto la sua squadra di raccolta ridursi drasticamente da 30 a soli cinque lavoratori, con gravi difficoltà nel completare il raccolto.

La situazione è critica anche nella contea di Monterey, nota come “l’insalatiera del mondo”. Norm Groot, direttore esecutivo del Monterey County Farm Bureau, ha espresso preoccupazione per la stagione del raccolto imminente, sottolineando che la minaccia delle deportazioni potrebbe scoraggiare i migranti dal lavorare, lasciando prodotti come lattuga, fragole e broccoli a marcire nei campi.

A peggiorare il quadro, l’amministrazione Trump ha annunciato l’intenzione di imporre dazi del 25% sulle importazioni di frutta e verdura dal Messico e dal Canada, principali fornitori del mercato statunitense. Secondo un rapporto della Harvard Business School, il Messico è responsabile del 51% delle importazioni di frutta fresca e del 69% di quelle di verdura fresca negli Stati Uniti.

Gli esperti avvertono che l’unione di carenze di manodopera e nuovi dazi potrebbe far aumentare i prezzi dei prodotti alimentari fino al 10%, aggravando il già precario equilibrio del sistema agricolo americano. Richard S. Gearhart, professore di economia alla California State University, ha definito questa situazione una “devastazione economica” che potrebbe sfociare in una recessione se dovesse prolungarsi.

Con il 42% dei lavoratori agricoli statunitensi privi di documenti e un’ampia dipendenza dall’immigrazione per la produzione alimentare, gli agricoltori chiedono misure urgenti per garantire stabilità al settore e tutelare la sicurezza alimentare del Paese.

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