Vaccini: la sorpresa dei ragazzi, quelli che aspettano che gli altri facciano… e i rischi delle movide
Di Umberto Baldo
Immaginavate che non appena si fossero aperte le finestre per la vaccinazione delle fasce più giovani della popolazione, si sarebbe innescata una vera e propria corsa all’immunizzazione?
Non era scontato, ma è stato bello scoprire che il 3 giugno, primo giorno in cui i “ragazzi” potevano fissare l’appuntamento, a cliccare nel nostro Veneto sono stati ben 375.793 giovani.
E questa voglia di vaccinarsi ha coinvolto un po’ tutte le fasce di età, con numeri elevati (ad esempio tra i nati fra i 12 ed i 21 anni le prenotazioni sono state 103mila), e con una punta per le classi 2000, 1999, 1998.
Questa corsa al vaccino non ha interessato solo il Veneto, in quanto lo stesso fenomeno si è riscontrato in tutte le Regioni, dal Friuli alla Sicilia.
Riflettendoci bene, questa scelta dei nostri giovani non dovrebbe stupire più di tanto, perchè, anche se statisticamente per loro la possibilità di ammalarsi gravemente è molto bassa, psicologicamente sono quelli che più hanno pagato lo stare a casa, l’assenza di vita di relazione, la didattica a distanza, ed in prospettiva sono quelli a cui verrà presentato il conto dei debiti che lo Stato è stato costretto a fare in quest’anno di pandemia.
Certo per i minorenni la decisione di vaccinarsi sarà stata condivisa con i genitori, visto che in ogni caso serve il loro consenso, ma per i diciottenni, i diciannovenni, i ventenni, che ormai sono liberi di decidere autonomamente, senza dubbio si è trattato di una scelta precisa e consapevole.
Io credo che l’approccio alla vaccinazione non sia lo stesso per un ragazzo o una ragazza, rispetto ad un adulto o ad un anziano.
Nell’adulto, e ancora di più nell’anziano, il vaccino risponde prevalentemente a motivazione di carattere squisitamente sanitario, cioè alla necessità di mettersi al riparo da una malattia che, lo si è visto chiaramente, porta sintomi molti pesanti, con rischio di lunghe ospedalizzazioni, e troppo spesso anche di morte.
Nel giovane la paura di morire non è presente, ma c’è un’altra esigenza insopprimibile, che si chiama “desiderio di libertà”, di poter riprendere a vivere assieme ai coetanei, di potersi muovere senza problemi nei mesi estivi in Italia ed all’estero, grazie al cosiddetto “green pass”.
Ecco la molla che spinge i giovani, e mentre molti adulti hanno a lungo esitato prima di decidere di “farsi la puntura”, complici le notizie sulle reazioni avverse, i ragazzi dimostrano maggiore determinazione, e vanno spediti al dunque.
E se ci pensate bene si sta creando un paradosso. Quello che, tenuto conto che l’obiettivo è la cosiddetta immunità di gregge, ad oggi ci sono circa 2,2 milioni di over 60, soggetti ad alto rischio, che non si sono ancora vaccinati, compensati appunto dai 2,3 milioni di adolescenti prenotati. Quindi, a guardar bene, i 60enni refrattari al vaccino stanno scaricando sulle spalle dei figli la responsabilità di raggiungere la quota immunitaria.
E che ciò sia vero lo dimostra il fatto che in questi giorni il Veneto ha promosso una liberalizzazione agli accessi ai centri vaccinali per i sessantenni che vogliano immunizzarsi col siero di Johnson e Johnson, quello che non prevede richiami.
Che la campagna vaccinale proceda alla grande, coinvolgendo ormai tutte le fasce di età, è di per sé un’ottima notizia, alla quale però nelle ultime ore se ne accompagna un’altra meno positiva.
Quella che, con il raggiungimento della zona bianca, che ha cancellato il coprifuoco e molte limitazioni, si stanno riproponendo fenomeni che speravamo di non vedere.
A cosa mi riferisco?
Al fatto che in numerose località del Veneto è tornata la cosiddetta “movida”, che di per sè non vuol dire nulla, ma che nella specie si presenta con ubriachezze moleste, con risse, con il venire meno di ogni precauzione anti contagio.
In poche ore, dato che la zona bianca è entrata in vigore solo lunedì, sembra che molti si siano dimenticati le chiusure e le limitazioni dei mesi scorsi, per abbandonarsi a comportamenti che, oltre che pericolosi dal punto di vista sanitario, dato che il Covid non è sparito ma circola ancora anche se con meno virulenza, propongono i soliti problemi di ordine pubblico e di decoro delle città.
Situazioni di caos nelle piazze più frequentate sono state segnalate in particolare a Treviso ed a Jesolo, con i soliti comportamenti incivili: tra ubriachi molesti, risse, danneggiamenti e schiamazzi.
Tanto da indurre i Sindaci Mario Conte e Valerio Zoggia a predisporre specifiche ordinanze per cercare di porre un argine a questa inciviltà dilagante.
L’idea di entrambi i primi cittadini è quella di vietare il consumo di alcolici, di qualsiasi gradazione, in ogni via o piazza pubblica, in determinate fasce orarie.
E che a Treviso la situazione sia stata giudicata piuttosto seria lo dimostra il fatto che è già entrato in vigore il divieto di vendere alcolici dalle 14 alle 3 del mattino, con l’obbligo per i negozi di chiudere alle 19.
Come vedete il problema è sempre quello; che quando si concede una mano, c’è chi se ne approfitta per prendersi tutto il braccio.
E così c’è chi interpreta la “zona bianca” come una licenza per poter fare quello che si vuole, in spregio a qualsiasi principio di sana convivenza e di rispetto delle regole.
Francamente sono convinto che, a mano a mano che il bianco si estenderà a tutte le Regioni, fenomeni del genere li ritroveremo ovunque, e che le ordinanze dei sindaci alla fine servano a poco.
Ma un Sindaco quello può fare, e quello fa!
Rimane la grande incognita di come verrà vissuta l’estate quando la stessa partirà veramente in tutti i luoghi di villeggiatura.
Mi auguro che non venga interpretata all’insegna della “vita spericolata”, perchè sarebbe veramente un peccato aver lottato per oltre un anno contro il virus, tra lockdown e limitazioni, per ritrovarsi punto e a capo per le intemperanze di una minoranza sconsiderata.
Umberto Baldo