Vasta operazione anti-Camorra: perquisizioni anche a Vicenza
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La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Firenze, con il supporto dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Firenze, Modena, del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) e della Polizia di Stato di Siena, ha eseguito un’importante operazione contro la criminalità organizzata con ramificazioni in Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto, Campania e Calabria.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze, ha portato all’emissione di misure cautelari nei confronti di 17 indagati, tra cui 6 custodie cautelari in carcere, 1 arresto domiciliare e 10 interdizioni, con il divieto di ricoprire ruoli direttivi in imprese e persone giuridiche. Sono stati inoltre disposti sequestri preventivi, anche per equivalente, di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un totale di circa 30 milioni di euro.
Tra i reati riconosciuti dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) figurano emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (artt. 2 e 8 del D.Lgs. 74/2000), indebite compensazioni (art. 10-quater del D.Lgs. 74/2000), riciclaggio (art. 648-bis c.p.) e associazione per delinquere (art. 416 c.p.). Con il supporto dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Napoli, Salerno, Roma, Bologna, Venezia e Vicenza, nonché grazie all’impiego di sofisticati strumenti tecnici e di un’unità cinofila specializzata cash dog della Compagnia di Capodichino, sono state eseguite 50 perquisizioni locali e personali per il sequestro di denaro, beni mobili di valore e materiale documentale pertinente ai reati.
Le indagini, avviate dal 2021 e condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Firenze insieme alla Squadra Mobile della Questura di Siena e ad altri reparti investigativi, hanno portato alla scoperta di una consorteria criminale con elementi di contiguità con organizzazioni camorristiche. Questa rete operava principalmente in Toscana, Campania ed Emilia-Romagna.
I dettagli dell’indagine
L’inchiesta ha avuto origine dall’analisi delle attività di un commercialista di Torre del Greco (NA), con studi a Torre Annunziata (NA) e Poggibonsi (SI). Le investigazioni hanno evidenziato:
- Rapporti con pregiudicati: Il commercialista aveva contatti continuativi con soggetti già coinvolti in reati di mafia e crimini economico-finanziari.
- Aziende fittizie: Sono state identificate numerose società, spesso intestate a prestanome, che operavano nel settore della lavorazione delle carni. Queste imprese erano usate per indebite compensazioni e false fatturazioni.
- Gestione della manodopera: Il gruppo disponeva di circa 600 lavoratori, prevalentemente stranieri e campani, impiegati in aziende riconducibili alla consorteria.
- Profitti illeciti: Il commercialista sfruttava le sue competenze per creare società fittizie e generare profitti illeciti attraverso sofisticati artifici contabili.
Struttura della frode
Il sistema di frode era organizzato su tre livelli:
- Società “capofila”: Imprese reali, utilizzate come schermo per generare flussi finanziari fraudolenti attraverso false fatturazioni.
- Società “intermediarie”: Fungevano da filtro, rendendo più complessa la tracciabilità del denaro.
- Società “cartiere”: Operavano con breve vita operativa, emettendo fatture false, monetizzando i flussi finanziari e non adempiendo agli obblighi tributari.
Parte dei fondi illeciti veniva trasferita all’estero, in particolare in Cina, mentre un’altra parte era destinata a clan camorristici, come quelli di Ponticelli e del casertano.
Stima dei danni e proseguimento delle indagini
Il sistema di frode ha generato un’evasione fiscale stimata in oltre 28 milioni di euro, con ulteriori 2 milioni di euro riciclati. Inoltre, sono stati creati crediti fiscali inesistenti per attività mai realmente svolte, come progetti di ricerca e sviluppo.
Le indagini continueranno per approfondire i dettagli emersi e verificare ulteriori responsabilità. La Procura ricorda che, in base al principio di presunzione di innocenza, la responsabilità degli indagati sarà accertata solo con sentenza irrevocabile.