27 Aprile 2024 - 14.52

“Venessia come ‘na putàna!”

Falier

Un giorno iconico per Venezia, il 25 aprile, il giorno della festa di San Marco, il Patrono della città, il giorno del “bocolò”, che tutti i veneziani maschi dovrebbero offrire alla donna amata, è stato anche il giorno in cui è partito il “ticket” di 5 euro che dovrà essere obbligatoriamente pagato da chi vuole accedere alla città lagunare (a parte gli esenti ovviamente).
Un avvenimento che è stato seguito in diretta da una torma di giornalisti stranieri, evidentemente spediti dalle loro testate per studiare il primo “biglietto” pensato per visitare una città.
Presenza ampiamente prevedibile dato che tre settimane fa il Sindaco aveva organizzato a Roma una conferenza di presentazione proprio nella sala della stampa estera.
Così la decisione del Sindaco Brugnano e della sua Giunta ha trovato eco ad esempio sul New York Times che titolava: “Benvenuti a Venezia. Sono 5 euro per favore. Il primo giorno in cui Venezia ha addebitato una tassa per entrare nel centro storico è andato per lo più smoothly, ma c’erano alcune proteste e polemiche”
Così invece The Guardian: “Stiamo scherzando? I residenti a Venezia protestano mentre la città comincia a far pagare i visitatori per entrare in città”.
Si sa che al mondo qualunque cosa si faccia non si riesce mai ad accontentare tutti, e del giorno della partenza del ticket hanno approfittato i residenti per protestare (occupando Piazzale Roma per essere poi bloccati dalla polizia in tenuta antisommossa), sostenendo che la tassa di ingresso non risolverà i problemi di eccessivo turismo e spopolamento che affliggono Venezia.
Come talvolta succede, c’è chi ha protestato anche con l’ironia.
E così turisti, passanti, lavoratori, mentre camminavano sul Ponte dell’Ogio, hanno sentito una voce squarciare l’aria all’improvviso.
Il messaggio chiaramente registrato e lanciato da una cassa Bluetooth diceva: Gentili visitatori, vi ringraziamo per avere scelto la città di Venezia. Vi ricordiamo che qualora le attrazioni non siamo state di vostro completo gradimento, c’è la possibilità di chiedere il rimborso del biglietto presso i nostri Uffici. Ci auguriamo di vedervi presto.”
I media hanno attribuito questo “scherzo” al blog Venessia.com, che sicuramente in questo modo ha voluto dire la sua sulle registrazioni e sul biglietto di ingresso.
E hanno fatto le cose in grande, perché il predetto messaggio tradotto in cinque lingue è stato rilanciato in altre quattro location: Rio Terà San Leonardo, Campo San Bortolo, Campi Santi Apostolo e Campo Sant’Angelo.
Per gli amanti dei numeri il primo giorno ci sono state 113mila registrazioni online, ma con il sistema delle esenzioni alla fine i paganti sono stati 15.700 (fatta una “per 5” l’incasso dovrebbe essere stato sui 78mila euro).
Poco, tanto? Rispetto a cosa?
A tal proposito ho sentito un amico che diceva: “I ga ridòto Venessia come ‘na putana. E da baso liveloo. Cinque euro e…. te vé!”
Sotto questo punto di vista si potrebbe anche aggiungere “na putana da poco”, che ha dismesso i fasti della Repubblica del Leone per vendere la sue grazie a 5 euro.
L’immagine è piuttosto iconoclasta, ma in fondo meno offensiva di quanto potrebbe sembrare, in quanto Venezia è stata sempre una città che ha tollerato se non favorito il fenomeno delle cortigiane.
Al massimo Brugnaro potrebbe prendere atto che la tariffa richiesta è valutata da putana di infimo ordine, e magari decidere di aumentarla adeguatamente.
Falier

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