18 Novembre 2013 - 10.58

VENETO CRIMINALE- BLACK RAIN, la mafia cinese a Vicenza

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di Alessandro Ambrosini

Quasi venti anni fa, l’ondata migratoria di cittadini cinesi arrivò impetuosa anche in Veneto. Decine di negozi con merce a buon prezzo, ma non sempre di buona qualità, si affacciarono tra le boutique cittadine. I ristoranti dalla lanterna rossa erano già presenti da tempo ma si moltiplicarono e si differenziarono con nuove specialità e nuovi modi di proporre la loro cucina. Una normalissima evoluzione dei tempi, uno sbocco verso l’Europa di un paese da oltre un miliardo di abitanti.

Insieme a migliaia di brave persone, a poco a poco, si scoprì che dietro a questo fenomeno migratorio c’era la lunga mano della Triade e delle Tong, forme di mafia orientale esistenti da centinaia di anni. Organizzazioni spietate e molte volte disumane che sfruttavano, per fini criminali, la necessità dei loro compatrioti di venire in Europa. A partire proprio dal viaggio clandestino di disperati rinchiusi dentro i camion, container o nelle stive delle navi che arrivavano a Trieste o a Venezia, ammassati come formiche e con un pesante debito da saldare, in qualche modo, una volta arrivati in Italia.

La mafia cinese, perché di quello si parla oggi, è una mafia potente in virtù di una disponibilità di denaro contante che le permette di essere dominante per tutti i business possibili. Dalla contraffazione, alla frode fiscale, dal traffico di stupefacenti a quello degli esseri umani, dalla prostituzione all’usura fino al riciclaggio. Una macchina infernale da 4 miliardi di euro solo per quanto riguarda l’Italia, secondo le statistiche.

Padova e Venezia i due poli principali per quanto riguarda il Veneto ma è tutta la regione ad essere colonizzata economicamente dalle organizzazioni criminali cinesi, Vicenza compresa. Silenziose e discrete operano in uno stato di omertà assoluta tra i loro concittadini.

E’ una mafia che compra bar, negozi, capannoni. Installa fabbriche di confezioni dove i lavoratori sono trattati senza nessuna copertura assicurativa, sindacale o anche solo umanitaria.

Li trovi al casinò di Venezia o Mestre i nuovi magnati del crimine, pronti a spendere cifre importanti, a perdere migliaia di euro senza batter ciglio. Circondati da guardie del corpo e belle donne orientali rappresentano quell’immagine che il film Black Rain, dipinse alla perfezione negli anni ‘80. Hanno Suv ultimo modello e fasciette di banconote da 10.000 euro nelle tasche ma hanno negozi sempre vuoti di clienti e pieni di merce. Riciclaggio è la parola magica che lega il tutto.

I primi a capire la potenzialità della mafia cinese furono i camorristi di Giugliano e anche in Veneto il legame è forte. Dalla contraffazione ai soldi per il traffico di stupefacenti. Ebbene si, il nuovo ruolo delle Tong e della Triade in Italia e in Veneto è questo: una nuova banca per il crimine.

I carichi di stupefacenti si pagano sempre anticipatamente e non sempre i clan hanno a disposizione contante per chiudere le loro operazioni. E’ qui che ultimamente stanno entrando in gioco le organizzazioni cinesi. Come una banca, a tassi concorrenziali anche dell’1%, anticipano le somme per l’acquisto di droga. Bastano poche telefonate e sono pronte scatole di scarpe con dentro 100/150 mila euro.

Anonimi, difficili da distinguere, da capire, da registrare nelle banche dati. La mafia cinese è il male più silenzioso e letale, quello di cui si parla poco ma quello che si espande più velocemente.

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