2 Settembre 2021 - 17.12

VENETO – Infermieri: “Inaccettabile la mini-assistenza e i corsi veloci, serve professionalità”

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In un comunicato stampa gli Ordini delle Professioni Infermieristiche del Veneto si dichiarano pronti ad un confronto con l’assessore alla Sanità del Veneto Manuela Lanzarin, per trovare delle soluzioni all’annoso problema della carenza di personale infermieristico in generale ed in particolare nelle strutture socio-sanitarie della nostra regione. “Per porre fronte a questa grave criticità -scrivono- frutto di errate politiche programmatorie dei fabbisogni di personale infermieristico, ma anche di una mancata valorizzazione della stessa funzione, in un contesto in cui si assiste ad un continuo incremento della domanda di assistenza, non possono essere applicate soluzioni “veloci e semplicistiche”. Per prendere in carico pazienti anziani con pluri-patologie, che necessitano di prestazioni sanitarie complesse (assisiti con nutrizione enterale, tracheotomia, enterostomia, ecc…) servono competenza ed esperienza che non possono essere acquisite e assicurate con poche ore di formazione on line, e che gli infermieri acquisiscono con almeno tre anni in università, seguiti da corsi specifici post laurea. Ricordiamo inoltre che nel nostro ordinamento il governo dell’assistenza infermieristica è e deve rimanere in capo all’infermiere, e su questo è tarato il suo percorso formativo e il sistema della responsabilità professionale. Per questo ci siamo assunti la responsabilità di ricorrere contro la delibera che attivava un corso accelerato di mini assistenza, inaccettabile perché il presupposto della stessa è sbagliato, oltre che mortificante per gli infermieri stessi e pericoloso per gli ospiti e per gli OSS “abilitati” a intervenire su situazioni complesse senza la competenza necessaria. Queste nostre riserve le avremmo potute condividere con la Regione se ci fosse stato un confronto che abbiamo sempre offerto.  Ma nonostante tutto ciò che è accaduto siamo ancora più motivati e disponibili a sederci attorno ad un tavolo per dare il nostro contributo professionale e tecnico, purché si abbia veramente la volontà di affrontare la questione in modo strutturale e complessivo, partendo dalla complessità dei bisogni assistenziali a cui dobbiamo dare un’appropriata risposta, sia in termini professionali che organizzativi”.

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