31 Marzo 2015 - 14.20

VENETO – Nel Basso Vicentino la ‘ndrangheta, ecco la mappa della mafia in Veneto

mafia

Non si sa ancora molto sulle ramificazioni della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta in Veneto. Un motivo in più per preoccuparsi. L’ultimo rapporto della direzione nazionale antimafia presenta aspetti preoccupanti per la nostra regione: «La sempre più significativa operatività in Veneto, di gruppi criminosi originari del sud Italia tende a diventare sempre più stabile». Una breve analisi che anticipa la mappa della criminalità in Veneto.
Partendo dal Veneto orientale. Gruppi di camorra sarebbero attivi nella zona della costa interessata da una fitta cementificazione, soprattutto ad Eraclea dove avrebbero interessi anche nella società di calcio locale. Ha sollevato clamore la recente denuncia fatta da due consiglieri comunali di Caorle, di pesanti minacce nei loro confronti e nei confronti del sindaco per la messa in discussione di una importante operazione urbanistica, il villaggio delle Terme, che dovrà sorgere a ridosso del centro storico della cittadina. Dopo l’ennesimo rogo di un’attività commerciale, il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, nel febbraio del 2012, ha dichiarato: «Ci sono segnali recenti che sembrano evidenziare tentativi di penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto socioeconomico del territorio veneziano».
Tronchetto (Venezia). Veniamo al Tronchetto, attracco per migliaia di turisti ogni giorno. Il controllo del flusso di turisti – indirizzati verso una rete di negozi e alberghi compiacenti – è stata l’attività quasi monopolistica delle propaggini mestrine della banda Maniero. E’ dell’anno scorso l’arresto a Mestre di Vito Galatolo, importante esponente di Cosa nostra, dipendente di una ditta operante al Tronchetto, il che farebbe supporre una nuova saldatura tra malavita locale e criminalità organizzata. Si segnalano pesanti minacce al sociologo e scrittore Gianfranco Bettin che più volte ha denunciato la situazione del Tronchetto.
Nella zona di Abano Terme negli anni ’90 hanno trascorso parte della loro latitanza criminali di rango come i fratelli Graviano. Già nel 1994 la Commissione parlamentare antimafia denunciava un vorticoso cambio di proprietà degli alberghi. Con la crisi del settore termale aponense Alessandro Naccarato, deputato padovano del Pd, e membro della commissione antimafia segnala «inquietanti esempi di passaggi di proprietà schermati da intrecci di società lussemburghesi».
A Padova non più di due mesi fa la magistratura antimafia veneziana ha disposto il sequestro di beni per 130 milioni (tra cui 350 unità immobiliari e una torre direzionale in zona industriale) gestiti da Francesco Manzo, pregiudicato e sospettato di relazioni con gruppi camorristici.
Veniamo a Verona e Vicenza. La Dia ha ripetutamente denunciato nei suoi rapporti in alcuni Comuni della Bassa Veronese e del Basso Vicentino “la presenza di ditte, in particolare nel settore dell’edilizia, riconducibili ad aggregati criminali di Cutro, Delianova, Filadelfia, e Africo Nuovo”. I sei presunti ndranghestiti arrestati in Veneto grazie alla recente inchiesta della procura bolognese risiedevano tutti in questa fascia territoriale. In questi paesi la presenza di famiglie ‘ndranghetiste è alla seconda generazione: dopo essersi arricchiti nel traffico di stupefacenti, i rampolli hanno investito gli utili in particolare nell’edilizia e nel settore dei trasporti.
Verona. A Verona si segnala l’attività di numerose famiglie di ‘ndrangheta: dalla cosca Pesce ai Grandi Aracri, dagli Arena di Isola Capo Rizzuto agli Alvaro di Sinopoli. Una delle principali impresa edili veronesi, la Soveco, titolare di diversi appalti di opere pubbliche, sarebbe in realtà – secondo un esposto presentato dall’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente Veneto – amministrata da un pregiudicato calabrese. La recente inchiesta della procura bolognese sulla famiglia Grande Aracri ha rilevato i forti interessi della cosca negli affari urbanistici veronesi che hanno portato un loro esponente ad incontrare, almeno in due occasioni, il sindaco Flavio Tosi e il vicesindaco Vito Giacino (poi arrestato e condannato in primo grado per concussione).

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