VENETO – Peste suina: appello della Regione ai cacciatori
È allerta peste suina africana tra le autorità veterinarie e gli allevatori di suini: a seguito del rinvenimento a metà settembre di cinghiali in Belgio colpiti dal virus letale della PSA, il ministero della Salute ha segnalato il rischio che focolai di peste suina africana possano interessare anche il territorio nazionale. Un caso sospetto è stato riscontrato nel Bresciano, area ad alta densità suinicola. E anche il ministro per le politiche agricole Gianmarco Centinaio ha subito invitato ad innalzare il livello di attenzione e dato avvio a campagne informative e ad un tavolo tecnico di monitoraggio e gestione di eventuali focolai.
“In Veneto per ora non registriamo segnalazioni relative alla ‘febbre’ letale per i suini – interviene l’assessore regionale all’agricoltura e alla caccia Giuseppe Pan – ma poiché il virus si diffonde principalmente attraverso i cinghiali selvatici, ritengo opportuno adottare tutte le misure di precauzione e intensificare al massimo la vigilanza venatoria”.
L’assessore, attraverso la Direzione regionale Agroambiente caccia e pesca, ha già coinvolto gli Uffici caccia e il personale di vigilanza venatoria delle Province e della Città metropolitana, le guardie venatorie volontarie, i carabinieri del servizio forestale e tutte le associazioni venatorie del territorio regionale, perché ogni singolo operatore, nel proprio territorio di azione, agisca da ‘sentinella’ e segnali ai servizi veterinari competenti o all’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie “eventuali rinvenimenti di cinghiali selvatici, così come eventuali immissioni abusive o comportamenti anomali di singoli capi”.
“Nell’intero territorio regionale è attivo dal 2017 il Piano regionale triennale di controllo del cinghiale, sulla base di un parere positivo dell’ISPRA ossia dell’istituto faunistico di livello nazionale – ricorda l’assessore – Il piano si realizza tramite la vigilanza volontaria e l’ausilio di operatori volontari, formati, abilitati, autorizzati e coordinati dalla stessa vigilanza e opera anche, con le opportune cautele, anche nelle aree sensibili come il Parco dei Colli Euganei, dove il suide, prima ancora di essere causa di danni ingenti all’agricoltura e di impatti stradali, esercita un effetto negativo su numerosi habitat tutelati dalla Rete Natura 2000. Inoltre – prosegue l’assessore – in un ambito limitato della Lessinia, è autorizzato, a fini sperimentali, un limitato prelievo venatorio del cinghiale. Ciò significa che, grazie alla collaborazione tra guardie provinciali, guardie volontarie e operatori abilitati al controllo e mondo venatorio, disponiamo di una rete di persone attrezzate e qualificate nel territorio in grado di individuare tempestivamente e di segnalare con efficacia eventuali sospetti di infezione”.
“Raccogliendo l’appello alla sorveglianza da parte dei ministeri della Salute e dell’Agricoltura, ho da subito ritenuto necessario fare appello al senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti dal controllo e di quelli interessati all’attività venatoria nei confronti del cinghiale – conclude Pan – perché portino all’attenzione delle autorità veterinarie competenti ogni anomalia rilevata nel corso della loro attività: solo un intervento precoce e mirato può isolare il vettore del contagio e impedire il diffondersi di una epidemia letale per il comparto dei suidi, e per la quale non esistono né cure né vaccini. Il mondo venatorio, in questo caso, può essere un buon alleato dei servizi di vigilanza veterinaria”.