VENETO – Raddoppiano i sequestri per pesca abusiva e aumenta inquinamento delle coste: il report di Legambiente
A farla da padrone la pesca illegale con il raddoppio delle quantità di prodotti ittici sequestrati. Crescono anche gli illeciti e i sequestri nel ciclo del cemento abusivo ed i fenomeni di inquinamento delle coste.
Cemento abusivo, pesca illegale e inquinamento, mettono sotto scacco il mare italiano e le aree costiere anche in Veneto. Il rapporto “Mare Monstrum” 2023 di Legambiente, realizzato elaborando i dati delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto, mette al centro i reati e le infrazioni a danno del nostro mare, violato e minacciato dall’aggressione criminale all’ambiente. Sono ben 19.530 reati ambientali accertati nel 2022 lungo le coste italiane, con un +3,2% rispetto al 2021, mentre gli illeciti amministrativi, 44.444, sono cresciuti del 13,1%. In sintesi, il report di Legambiente fotografa una situazione preoccupante lungo tutte le coste del Paese.
Per quanto riguarda il Veneto, si evidenzia il quinto posto nella classifica generale delle infrazioni per chilometro di costa con 3.820 tra reati e illeciti amministrativi sui 158,9 km di linea di costa complessivi, cioè 24 reati e illeciti ogni chilometro, in aumento rispetto al 2021. Nel ciclo del cemento illegale, il Veneto si colloca al settimo posto con 669 reati, 686 persone denunciate, 24 sequestri effettuati e 1208 illeciti amministrativi. Quasi 28mila i controlli effettuati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto che hanno rilasciato 3.371 sanzioni amministrative. Aumento, anche se contenuto, per l’illegalità connessa ai fenomeni d’inquinamento (dalla gestione dei rifiuti, agli scarichi in mare fino alla “mala depurazione”) lungo le coste del Veneto con con 148 reati e 431 illeciti amministrativi, quasi cento in più rispetto al 2021. Un dato che colloca però la nostra regione al quart’ultimo posto nella speciale classifica 2022.
Allarmante invece il quadro generale della pesca di frodo e del relativo sequestro di prodotti ittici non conformi, proprio nell’anno in cui Consiglio agricoltura e pesca dell’Unione europea ha adottato le conclusioni della presidenza sul pacchetto pesca, per garantire al settore un futuro sostenibile, resiliente e competitivo. Tra le altre misure il Piano d’Azione Ue sulla pesca prevede il graduale stop alla pesca a strascico (entro il 2030), considerato che gli studi scientifici dimostrano la sua azione distruttiva per fondali e habitat naturali, nonché dannosa per molte specie in via di estinzione. Una proposta, vale la pena ricordare, approvata da tutti gli Stati membri, eccetto l’Italia.
In Veneto Sono quasi 300 i quintali di prodotti ittici sequestrati, un dato che colloca la nostra regione al quarto posto della classifica per quantità complessiva sequestrata ma se leggiamo il dato per km di costa, l’ordine della classifica cambia facendo schizzare il Veneto sul poco onorevole gradino più alto del podio, con più di 188 kg di pesce sequestrato per chilometro di costa. Un balzo in avanti rispetto con quantità raddoppiate rispetto al 2021.
Una fotografia, in sintesi, davvero preoccupante e per cui per Legambiente è urgente intervenire.
“In Veneto sono i numeri della pesca illegale che devono preoccuparci maggiormente, dove, come in generale in tutto il Paese, – commenta il presidente regionale di Legambiente Luigi Lazzaro – si nota una prevalenza di infrazioni rispetto ai reati. Un dato che a dispetto della conclamata gravità della situazione per la maggioranza degli stock ittici, rappresenta una grande spia d’allarme su come le attuali armi normative siano palesemente spuntate, nonostante gli sforzi profusi per un’efficace ed efficiente azione di prevenzione e contrasto da parte di Capitanerie di Porto, forze dell’ordine e magistratura, come evidenziato proprio dal raddoppio delle quantità sequestrate lungo le coste della nostra regione”.
“Serve – conclude Lazzaro – implementare l’azione pubblica di sensibilizzazione e di impegno per la tutela del mare e delle coste oltre che approvare al più presto efficaci, adeguati e articolati illeciti penali per fermare l’ampiamente diffusa e diversificata distruzione degli stock ittici nel Mediterraneo, che non è evidentemente causata solamente dai predatori alieni come il granchio blu (solo l’ultima tra le specie invasive a giungere nei nostri mari) che devono essere assolutamente combattute ma con la consapevolezza che per fermare la desertificazione del nostro mare serve maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti, governo in primis, altrimenti non salveremo nè il mare ed i suoi abitanti nè il settore professionale onesto, ben presente lungo le nostre coste, che con impegno sta cercando soluzioni concrete e sostenibili, nonostante la sommatoria di tutti questi enormi problemi renda il loro lavoro sempre più complesso”.