3 Novembre 2014 - 13.55

VENETO – ‘Report’ toglie le piume a Moncler

gabanelli moncler
Occhi puntati ieri sera su Moncler (azienda con il quartier generale a Trebaseleghe) presa di mira da Report di Milena Gabanelli, con un’inchiesta che ha scavato su presunte irregolarità nella gestione della materia prima (le piume), nella bassa qualità del prodotto finale (le piume sembra vengano mischiate con altre di infimo valore) e infine, nella scarsa sensibilità per il lavoro che manca in Italia a discapito delle fabbriche nell’est europeo. Chiunque abbia guardato quel servizio ha avuto un moto d’indignazione perché, semplicemente… ha fatto quattro conti. L’azienda veneziana, guidata da un imprenditore considerato rampante e illuminato (Remo Ruffini) citato da Renzi come esempio di sana imprenditoria Made in Italy, oltre a produrre gran parte dei sui capi all’estero, cambiando di volta in volta Paese verso costo del lavoro più basso, soprattutto abbandonando i distretti italiani (Puglia e Veneto negli esempi di ieri) nei quali aveva la sua produzione, potrebbe benissimo mantenere la produzione in Italia, limitando semplicemente (di poco, stando alla trasmissione) i propri ricavi.
Report ha mostrato come le piume verrebbero ricavate, tra atroci sofferenze per gli animali, e non solo questo. Dal servizio si evince che una volta che le piume arrivano in fabbrica per essere lavorate, queste verrebbero mescolate con un piumaggio di bassissima qualità per un costo totale della materia prima di 30 euro, per capi che troviamo a 1000 euro, almeno, al dettaglio. E la manodopera? Non è italiana, perché Moncler, stando a quanto mostrato da Report, produrrebbe all’estero. Nella seconda parte dell’inchiesta si mette alla berlina l’azienda che, di fronte a guadagni (sembrerebbe) smisurati rispetto al costo di produzione, per qualche euro in meno avrebbe ‘mollato’ le aziende italiane. L’azienda, appoggiandosi alla produzione di Paesi emergenti o addirittura non esistenti e poco democratici (la Transnistria) ha assestato al territorio d’origine.
La puntata si chiude con un elenco di stilisti e Ceo di aziende della moda con reddito miliardario (da Miuccia Prada a Dolce e Gabbana) che, pur essendo identificate con il made in Italy, produrrebbero ben poco di italiano impugnando la scusa del costo di lavoro ridotto all’estero. La conduttrice li esorta a puntare sull’Italia, mettendo in discussione una parte del loro reddito miliardario e porta l’esempio di Brunello Cucinelli, imprenditore della moda nella top ten dei più ricchi, che fa profitti rendendo felice una parte dell’Umbria.
Moncler, lo storico marchio francese acquistato dall’imprenditore italiano Remo Ruffini, che vede nel “piumino” il suo prodotto simbolo ha incassato un colpo pesante.
In queste ore sulla pagina Facebook dell’azienda sta accadendo un putiferio di insulti e ingiurie. Resta da vedere se agli insulti virtuali seguiranno prese di coscienza come consumatori. Il mito della comunicazione orizzontale, l’esperienza insegna, non preoccupa i brand.

Arrigo Abalti

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