VENETO – Scuola-Lavoro, ottime performance regionali
L’alternanza scuola lavoro fa bene agli studenti, non solo ai fini della formazione e dell’orientamento, ma anche del profitto scolastico. A confermarlo sono gli insegnanti stessi, come rileva l’indagine realizzata dall’Ufficio scolastico regionale del Veneto (2018) che ha coinvolto la quasi totalità (96,8%) delle 342 scuole superiori di secondo grado della regione. Dal monitoraggio emerge infatti che il 43% degli istituti dichiara di aver verificato, in seguito all’esperienza di alternanza, un miglioramento evidente nella condotta degli studenti, e ben il 50% ha osservato una crescita del profitto.
Il territorio veneto, dove di fatto l’alternanza era stata avviata ben prima dell’obbligo di legge, è quello che a livello nazionale ha mostrato le migliori performance, ottenendo non solo un’ottima risposta da parte delle aziende ospitanti e la soddisfazione dei docenti, ma anche quella degli studenti, interpellati attraverso un sondaggio di Cisl Veneto.
Alle scuole e al territorio veneto l’alternanza, al suo avvio, lanciava almeno due sfide. La prima: riuscire a coinvolgere nelle attività fuori dall’aula un numero di studenti di terzo, quarto e quinto anno che, “a regime”, ossia nel 2017-18, avrebbe dovuto triplicare rispetto a quello del 2015-16. La seconda: svolgere il numero delle ore previste dalla legge per il triennio (200 per i licei, 400 per i tecnici e i professionali).
I dati raccolti dall’Usr Veneto raccontano che gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti: gli allievi coinvolti in asl ammontano a 115mila, mediamente 335 per ciascuna sede scolastica, l’80% degli istituti ha assicurato ai propri studenti il percorso completo, offrendo loro di svolgere periodi di apprendimento nelle imprese, negli enti e nelle associazioni, anche all’estero (44% delle scuole).
Il buon esito è stato reso possibile anche grazie alla disponibilità delle oltre 40mila aziende che hanno accolto gli studenti dei licei e degli istituti tecnici e professionali. Maggiormente coinvolto è stato il settore dei servizi, soprattutto commercio e tempo libero-turismo-cultura, ma anche servizi alla persona.
Ma al di là della quantità di ore svolte e di progetti avviati, i numeri raccontano anche – e soprattutto – la qualità delle esperienze: il 39% delle scuole sottolineano il fatto di aver avuto un ruolo attivo nell’adempiere l’obbligo di legge, vivendolo come opportunità per scambiare strumenti e tecnologie, stimolo a modificare i contenuti disciplinari, impulso per scoprire nuove curvature dell’offerta formativa. Più di un istituto su cinque (23%) ha addirittura avviato progetti di ricerca con l’impresa.
«Nel configurarsi come “laboratorio” diffuso nel territorio, sfidante per il giovane che si mette alla prova in compiti reali – commenta Augusta Celada, direttore generale dell’Ufficio Scolastico regionale per il Veneto – l’alternanza mostra le sue potenzialità formative, come ambiente favorevole a motivare e rafforzare lo stesso apprendimento scolastico».
L’esito positivo di questo ampio ed approfondito lavoro di squadra scuola-impresa, infine, è confermato anche dai protagonisti: gli studenti. Le loro opinioni sono state raccolte da Cisl Veneto, che proprio alla scorsa edizione di JOB&Orienta ha interpellato oltre mille studenti provenienti per lo più dalle regioni Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. L’87% di loro ritiene che l’esperienza di alternanza sia stata positiva o molto positiva, l’84% sostiene di aver acquisito competenze utili per il lavoro e la quasi totalità (92%) evidenzia l’importanza di questa esperienza ai fini dell’orientamento, per trovare la propria strada nella vita. L’indagine promossa da Cisl Veneto è stata affidata per la sua realizzazione alla Fondazione Corazzin. All’analisi dei dati hanno preso parte un gruppo di studenti in alternanza. «La nostra indagine» spiega Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Veneto «ha l’obiettivo di dare la voce ai giovani perché molto spesso a parlare di alternanza sono le istituzioni e le parti sociali. Dalla ricerca emerge un’esperienza positiva, da valorizzare anche nel futuro. Riteniamo che sia senz’altro sbagliato ridurre il numero di ore minimo così come tagliare i finanziamenti. Sono anche molti imprenditori a testimoniare che i ragazzi portano energia nuova nelle imprese».
«I giovani veneti» conclude Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione, formazione e lavoro «hanno più chance, perché hanno intorno una bella comunità educante fatta di imprese e di istituzioni che si rapportano con le scuole. Dobbiamo rispondere alle richieste che arrivano dal mondo del lavoro, esortando i ragazzi a intraprendere i percorsi di alternanza, che permettono di “sperimentare” il lavoro. Il nostro impegno nei confronti del Governo sarà volto a mantenere e valorizzare questo importante strumento di orientamento e di crescita».
Oltre i numeri, sono le storie a raccontare l’eccellenza veneta. Solo per citarne qualcuna: gli studenti del liceo scientifico “Copernico” (Verona) hanno partecipato ad alcune esercitazioni al fianco della Protezione civile in diversi contesti d’azione (incendio boschivo, situazioni di dissesto idrogeologico e calamità naturale, ricerca di persone scomparse), sviluppando competenze trasversali del tutto attinenti alle materie d’indirizzo (matematica, fisica, scienze della terra); al liceo classico “Pigafetta” (Vicenza) due studentesse del terzo anno, presso la Cgil-Camera del lavoro, hanno condotto un’indagine sui bisogni sociali della loro città, rilevando problemi, carenze, cause di disagio e aree di miglioramento; all’Itse “Colombo” di Porto Viro (Rovigo), infine, i ragazzi hanno messo le “mani in pasta”, grazie alla collaborazione con il ristorante “Zafferano”: hanno imparato a pulire e cucinare il pesce, preparare primi e secondi piatti, pizza e dolci. Il tutto in un contesto inclusivo, pensato per far lavorare insieme alcuni compagni con disabilità.