VENETO – Smog, l’emergenza è in tutta la Regione
Scatta il semaforo arancione in mezza Regione. Da domani in mezzo Veneto non potranno circolare i mezzi a diesel euro 4, in virtù dell’accordo padano sottoscritto dalla Regione Veneto insieme alle altre regioni del nord e al ministero dell’ambiente, accordo volto a tutelare la salute dei cittadini che da anni nel nord italia respirano aria di pessima qualità.
L’allerta 1, semaforo arancione e quindi blocco degli euro 4, scatta a Padova, Vicenza, Venezia e relativi agglomerati urbani. Sarebbe dovuto scattare anche a Rovigo ma il sindaco Bergamin il 10 ottobre ha ritirato l’ordinanza sindacale antismog pur aderendo all’accordo, scelta per la quale è stato diffidato da Legambiente. Una decisione che sta portando Rovigo a fregiarsi del primato di capoluogo con l’aria più malsana del Veneto dal 10 ottobre ad oggi. Infatti dal giorno della ritirata da parte del Comune di Rovigo i giorni con l’aria inquinata oltre il limite di legge sono stati i seguenti:
Rovigo 14 (40)*
Padova 13 (50)
Venezia 11 (49)
Verona 10 (33)
Vicenza 8 (36)
Treviso 7 (39)
Belluno 0 (4)
- Tra parentesi i giorni totali 2018 di superamento del limite di legge giornaliero PM10. Le centraline prese a riferimento sono quelle urbane con più sforamenti del parametri di legge. Si tenga inoltre presente, sempre per Rovigo, che Arpav non ha validato i dati relativi alle misurazioni della giornata del 5 dicembre, a quanto pare per un guasto della centralina.
“Da quando Rovigo ha ritirato l’ordinanza antismog sta producendo prestazioni peggiori di centri metropolitani come Padova e Venezia – commenta Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto -. Un’ulteriore dimostrazione di quanto il Sindaco Bergamin, incosciente tanto delle sue responsabilità quanto delle gravi ripercussioni sanitarie per i suoi concittadini, abbia assunto un atteggiamento inadeguato alla carica che ricopre. Ci domandiamo cosa stia facendo il sindaco per tutelare la salute dei rodigini visto che il limite stabilito dalla normativa vigente è stato superato ben due settimane fa e ad oggi nessun provvedimento è stato ancora preso: è colpa della Regione che non fa nulla e non coordina i Comuni? Se è così – conclude Lazzaro – Bergamin lo dica pubblicamente, chiaro e forte”.
Che Rovigo sia primo in questa triste classifica dimostra che i provvedimenti dei sindaci ispirati dall’accordo di bacino padano hanno effettivamente senso, ma altrettanto evidentemente non bastano. Da questo punto di vista non possiamo che rimanere sconcertati da come in una delle Regioni più inquinate d’Europa si continui a non intervenire nel coordinamento dei propri Comuni ed a parlare invece di aumento le corsie in autostrada o di come proseguire con la Pedemontana o la Valdastico, mentre è quasi completamente assente un ragionamento sulla mobilità sostenibile. E’ sempre la solita storia: la Regione Veneto latita sul fronte responsabilità e si limita a suggerire mentre investe e tanto sulle strade e quasi nulla ma con annunci pomposi sulla mobilità sostenibile. Nel frattempo, è bene ricordarlo, i veneti muoiono di smog. Secondo l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria dell’Agenzia Ue per l’ambiente, il 95% della popolazione europea esposta al contemporaneo e regolare superamento dei limiti dei principali inquinanti dell’aria, vive nel Nord Italia. Esposizione che si traduce, per il nostro Paese, in 84.300 morti/anno premature localizzare prevalentemente in pianura padana. Siamo al secondo posto in Europa per morti stimate a causa delle polveri sottili Pm2.5 (60.600) e al primo per le morti da biossido di azoto (20.500) e per l’ozono (3.200). Un terribile record negativo. E mentre due milioni mezzo di veneti sono alle prese con allerte, ordinanze e limitazioni al traffico, l’altra metà resta per lo più a guardare, nel disinteresse generale degli amministratori locali e di un governo regionale, oltre che nazionale, incapace di produrre azioni concrete e coordinate.