IL GRAFFIO – Veneto, un Natale al top: corre il doppio dei tedeschi
Ci apprestiamo anche quest’anno a celebrare il Natale, e in questi giorni diventa inevitabile guardarsi indietro, per fare il punto di come abbiamo vissuto questo 2022 ormai agli sgoccioli.
Alcuni si sforzano di fare le cosiddette liste dei “buoni e dei cattivi”, che a mio avviso lasciano un po’ il tempo che trovano, e per questo motivo se proprio dovessi indicare chi in quest’anno difficile ha saputo tirarsi su le maniche, reagendo con determinazione alla difficoltà, non ho alcuna esitazione: il popolo veneto.
Non si erano ancora rimarginate le ferite provocate da due anni di pandemia da Covid 19, che ci è caduta addosso addirittura una guerra, uno scontro armato nel cuore della nostra Europa, con tutte le conseguenze che stiamo ancora vivendo, e le incertezze del futuro.
Ma nonostante la crescita dell’inflazione, il caro energia e il boom dei prezzi delle materie prime, abbiano creato non pochi problemi a famiglie e imprese venete, nel 2022 la crescita economica del Veneto risulterà doppia di quella tedesca.
Si avete capito bene; in Veneto il Pil sembra destinato a chiudere l’anno con un più 3,8 per cento, mentre nella Repubblica Federale Germania la crescita sarà “solo” dell’1,6 per cento: praticamente noi veneti corriamo ad una velocità doppia dei tedeschi.
Ed il dato è ancora più significativo se confrontato con quello della crescita del Pil medio dell’Area Euro 19, che si assesterà sul più 3,2%.
Questo significa che non appena il Covid ha mollato un po’ la presa, l’economia del Veneto ha performato a doppia cifra rispetto alle aree più industrializzate d’Europa.
Il Veneto è ritornato ad essere anche una delle locomotive del Paese, visto che solo la Lombardia farà meglio di noi.
Io credo che questo dimostri che i veneti sanno resistere a qualsiasi difficoltà, ed anche in questa fase in cui avrebbe potuto prevalere il pessimismo, hanno saputo mostrare il carattere di un popolo che si esalta anche nei tempi più bui.
Nel carattere dei veneti evidentemente risuona ancora quel ‘duri ai banchi’ che nasce durante l’epoca della Serenissima quando durante le battaglie di difesa o di conquista in mare, nel momento prima di sparare cannonate o di speronare una nave, ai rematori delle galee veniva intimato dal ponte di comando appunto il ‘duri ai banchi!’, per avvertirli di mollare la presa ai remi, e di tenersi saldamente ancorati alle panche in vista dell’imminente impatto.
Certo il peggio non è probabilmente alle spalle, e quasi sicuramente anche il Veneto nel 2023 potrà subire le ricadute della crisi internazionale, anche se la speranza è che con un’economia che in questi ultimi due anni si è sicuramente rafforzata, dovremmo avere meno problemi degli altri a fronteggiare uno scenario avverso.
Certo i problemi non verranno solo dell’economia; anche altri settori mostrano qualche difficoltà; per citarne uno solo la sanità, con i buchi di organico sempre più vistosi negli ospedali pubblici e fra i medici di famiglia.
Forse sarebbe anche il caso che la politica veneta riuscisse a far sentire di più a livello nazionale il peso della nostra Regione, le cui performances potrebbero sicuramente migliorare con più risorse e meno burocrazia.
Ma, come dicevo all’inizio, i veneti hanno sempre dimostrato di saper fare fronte alle difficoltà, rimboccandosi le maniche e dandosi da fare, senza aspettare la manna dal cielo.
Quindi, cari veneti, “duri ai banchi”, e Buon Natale.