19 Gennaio 2023 - 9.06

Veneto, una stalla su dieci a rischio chiusura a causa dei costi insostenibili

“Quella di oggi è una giornata davvero speciale, perché nel cuore della cristianità celebriamo il nostro Patrono, il Santo protettore di tutti gli animali, che ogni giorno accudiamo e cresciamo con attenzione e coscienza. Sentiamo grande la responsabilità di garantire ai cittadini un cibo vero e di qualità, che è il frutto del nostro quotidiano lavoro”. Con queste parole il presidente di ARAV, l’Associazione regionale allevatori del Veneto, Floriano De Franceschi, al fianco del direttore Walter Luchetta, commenta la celebrazione di Sant’Antonio Abate, proprio all’ombra di Piazza San Pietro a Roma, dove per la tradizionale benedizione sono arrivate le razze più rare e curiose di mucche, asini, pecore, capre, galline e conigli.

Questa mattina, in occasione della funzione liturgica all’interno della Basilica Vaticana, presso l’Altare Cattedra, alla presenza dal card. Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, il presidente di AIA, Roberto Nocentini ha ricordato l’importanza di questa “Giornata dell’Allevatore”.

“Siamo orgogliosi che quest’anno possiamo finalmente riproporre il tradizionale omaggio al nostro Santo protettore – commenta il presidente Nocentini – ed abbiamo portato in piazza la nostra “Fattoria sotto il cielo”, con gli animali che ogni giorno con grande dedizione alleviamo. È grande, tuttavia, la nostra preoccupazione per la scarsità di materie prime alimentari, nonché l’esplosione dei costi di gestione delle nostre aziende”.

L’emergenza economica mette a rischio la stabilità della rete zootecnica, che è importante non solo per l’economia nazionale, ma ha una rilevanza sociale ed ambientale. “A strozzare gli allevatori – commenta Coldiretti – è l’esplosione delle spese di produzione in media del +60% legata ai rincari energetici, che arriva fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità necessaria ad alimentare anche i sistemi di mungitura e conservazione del latte, secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. A tutto questo si aggiunge il problema della disponibilità di fieno e foraggi, la cui produzione è stata tagliata dalla siccità, con i prezzi in salita anche a causa della guerra in Ucraina”.

A questa situazione difficile, si aggiunge la “spada di Damocle” della direttiva sulle emissioni industriali, che finisce per equiparare una stalla con 150 mucche ad un inceneritore o ad una fabbrica altamente inquinante, andando a colpire gli allevamenti ed esponendoli al rischio chiusura con un effetto domino sulle attività collegate.

La proposta di direttiva, infatti, estende una serie di pesanti oneri burocratici a quasi tutti gli allevamenti dei settori suinicolo, avicolo e bovino che vengono considerati alla stregua di stabilimenti industriali. Una situazione che rischia di lasciare campo libero alle importazioni da paesi che non applicano le pratiche sostenibili di allevamento che caratterizzano il sistema produttivo europeo o, ancora peggio, e di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte cibi sintetici.

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