VENETO – Wolfgang Abel torna in libertà, gli omicidi commessi a Vicenza
E’ da oggi libero Wolfgang Abel (nato a Dusseldorf nel 1959), l’uomo condannato a 27 anni di carcere assieme Marco Furlan per la catena di delitti rivendicati tra il 1997 e il 1984 dalla sigla neonazista ‘Ludwig’, avvenuti tra il Veneto, Milano e Monaco di Baviera. Il giudice di sorveglianza di Verona ha deciso la revoca dell’obbligo di firma, ultima misura cautelare rimasta nei suoi confronti, dopo i 23 anni di carcere (era uscito nel 2009), il periodo agli arresti domiciliari, ed infine la libertà vigilata per la presunta “pericolosità sociale”.
La notizia della libertà gli è stata comunicata dal suo avvocato. Marco Furlan, il suo complice, era stato liberato nel 2010, dopo aver scontato 13 anni nel carcere di Opera, a Milano.
Abel ha oggi 57 anni, e vive in una casa ad Arbizzano, sulle colline veronesi.
Gli attacchi di Ludwig (Fonte: wikipedia)
Il primo omicidio compiuto dai due avvenne il 25 agosto 1977, quando il senzatetto zingaro Guerrino Spinelli venne bruciato nella sua Fiat 126 a Verona. Seguì, il 17 dicembre 1978, l’accoltellamento del cameriere omosessuale Luciano Stefanato, assassinato con 30 coltellate (il cui cadavere fu ritrovato con ancora le 2 lame conficcate nella schiena), a Padova. Quasi un anno dopo, il 12 dicembre 1979, a Venezia, Furlan e Abel uccisero con una trentina di coltellate il tossicodipendente ventiduenne Claudio Costa.
La striscia omicida proseguì nel 1980 con l’uccisione della prostituta cinquantaduenne Alice Maria Baretta a Vicenza, a colpi di ascia e di martello. Il 25 novembre dello stesso anno i due rivendicarono per la prima volta questi delitti col nome di Ludwig, inviando una lettera alla redazione di Mestre del quotidiano Il Gazzettino. Furono anche accusati di avere dato alle fiamme, il 25 maggio 1981, la torretta di Porta San Giorgio a Verona, una piccola struttura abbandonata facente parte delle vecchie fortificazioni austriache, divenuta ricovero per sbandati, tossicodipendenti e senza casa, nel cui incendio morì il diciassettenne Luca Martinotti, che stava trascorrendo la notte lì con un altro amico, rimasto gravemente ferito. Per questo delitto furono tuttavia assolti, sebbene una lettera di rivendicazione a firma Ludwig fosse pervenuta alla redazione de La Repubblica:
« LUDWIG
LA NOSTRA FEDE È NAZISMO
LA NOSTRA GIUSTIZIA È MORTE
LA NOSTRA DEMOCRAZIA È STERMINIO
RENDIAMO NOTO CHE ABBIAMO PUNTUAL
MENTE RIVENDICATO IL ROGO DI SAN G
IORGIO A VERONA CON IL MESSAGGIO
INVIATO A ‘LA REPUBBLICA’.
ALLEGHIAMO UN DISCHETTO METALLICO
IDENTICO A QUELLO APPLICATO SULLA
PIÙ GRANDE DELLE TRE TORCE USATE.
GOTT MIT UNS »
Volantino di rivendicazione di Ludwig.
Il 20 luglio 1982 Ludwig uccise padre Gabriele Pigato e padre Giuseppe Lovato, entrambi frati settantenni del Santuario della Madonna di Monte Berico a Vicenza, aggrediti mentre stavano passeggiando in via Cialdini (una strada che costeggia le mura della casa generalizia) e uccisi a colpi di martello dai due giovani (padre Gabriele morì subito, mentre padre Giuseppe, agonizzante, venne trasportato all’Ospedale San Bortolo, ove spirò di lì a poco). Il 26 febbraio 1983 uccisero a Trento il sacerdote don Armando Bison, che venne trovato con un punteruolo piantato nel cranio con attaccato un crocifisso.
Il 14 maggio 1983 diedero fuoco al cinema a luci rosse “Eros” di Milano, uccidendo sei persone (ivi compreso il medico 46enne Livio Ceresoli, entrato nella sala per prestare soccorso, morto ustionato e successivamente insignito della medaglia d’oro al valor civile) e ferendone trentadue. I due colpirono ancora il 17 dicembre dello stesso anno, causando 13 morti nell’incendio del sexy club “Casa rossa” di Amsterdam. Seguì, l’8 gennaio 1984, l’incendio appiccato alla discoteca “Liverpool” di Monaco di Baviera, in cui morì una cameriera di origine italiana che lavorava nel locale e sette persone rimasero ferite; quest’ultimo atto venne rivendicato in un volantino inviato ad alcune testate, intitolato Al Liverpool non si scopa più!.
L’ultimo attacco e la cattura
Il 4 marzo 1984 i due si recarono alla discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova, dove si trovavano quattrocento ragazzi, la maggior parte dei quali mascherati per la festa di carnevale. In un momento di confusione uno dei due killer (travestito da Pierrot) aprì un’uscita di sicurezza e fece entrare il suo complice, che recava con sé due borse contenenti altrettante taniche di benzina.
Seminascosti in un angolo buio, Abel e Furlan cominciarono a versare benzina sulla moquette e la incendiarono. I due tuttavia non avevano tenuto conto del fatto che i locali pubblici italiani avevano dovuto dotarsi di rivestimenti in materiali ignifughi a seguito dei provvedimenti promulgati dopo il rogo del cinema Statuto, avvenuto a Torino nel febbraio 1983. La moquette della discoteca era quindi resistente alla fiamma e rallentò la propagazione del fuoco, dando il tempo ad un addetto alla sicurezza di intervenire ad estinguerlo. Vistisi scoperti, i due assassini tentarono di aggredire il buttafuori per potersi dare alla fuga, ma vennero bloccati, accerchiati dalla folla e infine tratti in arresto dalla Polizia, che li salvò dal linciaggio da parte degli avventori del locale.
Il bilancio delle azioni omicide di “Ludwig” si concluse così con 28 morti e 39 feriti.