11 Aprile 2024 - 9.33

Venezia: Ocio al tacuin!

Umberto Baldo

Qualche giorno fa mi è capitato di vedere il servizio di un Telegionale nazionale, che “illustrava” con dovizia di particolari il fenomeno dei furti e dei borseggi a Venezia.

Nulla di nuovo eh, l’argomento ritorna regolarmente all’attenzione delle cronache soprattutto in particolari periodi dell’anno, quando l’afflusso dei turisti tocca i suoi picchi; e le recenti vacanze pasquali sono sicuramente uno di questi.

Ma il bello è che le cose, anno dopo anno, vanno sempre peggio, le bande di malviventi sono sempre più  numerose ed aggressive, ed il problema viene affrontato come quelli per cui “non c’è soluzione”.

Mi viene quasi da ridere pensando a quell’ “Italia – Open to Meraviglia”, slogan con cui il Ministero del Turismo ha “ingaggiato” addirittura la famosa “Venere del Botticelli” per illustrare le bellezze del Belpaese.

Chissà se fra le apprezzate bellezze italiane c’è anche quella di finire derubati fra le calli ed i campielli di Venezia? 

Badate, della protervia di questa vera e propria delinquenza dedicata ad alleggerire dei portafogli anziani e turisti (fra le vittime qualche anno fa c’è stata anche la Ministra della Cultura del Brasile Margareth Menezes, borseggiata in vaporetto) se ne parla da anni (spesso si tratta di racket che schiavizzano donne incinte e minori, picchiandoli se non “producono” abbastanza refurtiva).

Come da anni ci sono cittadini veneziani che cercano di darsi da fare per arginare il fenomeno; la più nota dei quali è sicuramente Monica Poli, che con i suoi video è diventata un fenomeno social, ed il grido con cui ossessivamente avvisa i turisti del pericolo “Attenzione Pinkpocket – Attenzione borseggiatori” è arrivato nei telefoni di mezzo mondo, tanto da indurre la stampa internazionale ad interessarsene;  come il New York Times che le ha dedicato un articolo ed un servizio fotografico, o l’Economist, che nel 2019 ha scritto che la Polizia Locale aveva riferito al quotidiano di  lavorare a stretto contatto con questi “Cittadini non distratti”, e che circa un terzo degli arresti per borseggi a Venezia nasceva dalle loro segnalazioni.  

Ma non ci sono solo i “Cittadini non distratti” di Monica Poli sul campo (suggerisco per curiosità di consultare i loro messaggi su Facebook o altri social), bensì anche altre persone che si muovono, come dimostrato dal successo di altre pagine social come “Venezia non è Disneyland”.

E che questi “Cittadini non distratti”, che urlano “ocio al tacuin” e filmano i borseggiatori in azione, diano fastidio a questi “gentiluomini e gentildonne del crimine”, lo testimonia il fatto che nei giorni scorsi proprio Monica Poli è stata fisicamente aggredita da un borseggiatore che l’ha presa a spintoni  anche per evitare di essere ripreso, tanto che se non fosse intervenuto uno straniero a proteggerla, la vicenda avrebbe potuto avere un epilogo poco piacevole.

La Poli, che dopo anni e anni di impegno diretto in strada, è ormai un’esperta in materia riferisce che: “Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il borseggiatore non è più un piccolo criminale che vive di espedienti giorno per giorno: è un affiliato di organizzazioni più ampie con ramificazioni internazionali.  Recentemente in Veneto sono state avvistate borseggiatrici arrivate dalla Spagna. Sono gruppi organizzati e addestrati alla razzia che battono a tappeto il territorio. Peraltro una delle ultime frontiere è il furto in treno, anche di bagagli. E se vengono scoperti non è esclusa la reazione violenta”.

Diciamocela tutta.  Non so se la situazione sia ora cambiata, ma ricordo che qualche anno fa, arrivando a Napoli con mia moglie, fummo impressionati dal messaggio che ossessivamente proveniva degli altoparlanti della Stazione ferroviaria in cui si avvertiva di stare attenti ai furti ed ai borseggi.

Questo per dire che non si tratta sicuramente di un fenomeno solo veneziano, ma è indubbio che  Venezia, per la particolare conformazione delle sue calli,  e per il suo tipo di trasporto pubblico, senz’altro rende la vita più facile ai malandrini.

I quali, ormai è chiaro, non sono dei poveri diavoli spinti dall’indigenza e della necessità di procurarsi un tozzo di pane, ma sono membri di  vere e proprie organizzazioni a delinquere con ramificazioni internazionali, in particolare di Paesi dell’Est Europa, specializzate in questo tipo di reati, che spostano la “manodopera” a seconda delle opportunità o delle “necessità”.

Bande in grado di mettere in campo “manodopera specializzata”, addestrata fin dalla tenera età, e gestita in modo da garantire un certo “turn over” quando le facce cominciano ad essere note in laguna, e anche per evitare di farla finire in galera per cumulo di pena.

Si dice che addirittura dormano in alberghi di lusso; d’altronde a pagare il conto sono gli ignari turisti ed i vecchietti veneziani. 

E sì che (come vi dicevo, guardate i siti) i “cittadini non distratti”    pubblicano video e foto di questi delinquenti, in cui si vedono benissimo le facce (anche se cercano di nasconderle quando si accorgono di essere ripresi),  ma alla fin fine se ne fregano e continuano nella loro attività criminale, perché sanno benissimo che anche se vengono beccati dalle forze dell’ordine non accade loro nulla. 

E’ così che Venezia è diventata il “paradiso dei ladri e dei borseggiatori”, e con buona pace del Ministro Santanchè e della povera Venere di Milo, la reputazione della città è sempre più in calo, come testimoniato sempre da Monica Poli: “Siamo una barzelletta, deve intervenire il ministro: abbiamo i turisti che ora le riconoscono e ci mandano i video”.

Come accennato, in certi momenti dell’anno si assiste ad una vera e propria invasione, in una città che sembra sempre più terra di nessuno.

Badate bene che non è sicuramente un problema delle Forze dell’Ordine impegnate sul campo, che fanno quello che possono, o meglio quello che è loro concesso dalla legislazione vigente.

Polizia, Carabinieri, Vigili Urbani  sono presenti, ma poi alla fine, anche se qualcuno viene fermato o arrestato, si ferma tutto di fronte all’obbligatorietà delle querela di partee della presenza in giudizio della parte offesa. Uno strascico della ormai famigerata (per questo settore) riforma Cartabia, la quale mirava a ridurre il carico dei Tribunali. 

Il risultato qual’è? Chequesta gente che viene beccata con le mani nella marmellata continua a girare indisturbata, magari dopo aver passato qualche ora in centrale o in caserma, incurante dei fogli di via o dei Daspo urbani.    Sono talmente convinti di farla franca che anche dopo essere stati scoperti a rubare si allontanano senza neanche affrettare il passo. Come se questo a Venezia fosse diventato un mestierenormale. Una professione che frutta un sacco di soldi, che vengono subito spediti all’estero attraverso i servizi di money transfer e di cambiavalute presenti in città.

E’ evidente che senza un cambio di prospettiva nella legislazione penale il fenomeno dei borseggi resterà insoluto.

La butto là; perché ad esempio non stringere accordi con i Paesi dell’est per far scontare ai malviventi pene adeguate nelle loro carceri?    So che si tratta di una prospettiva poco gradita a quelle persone!  Chissà perché?

Sono andato a rivedere la storia della Serenissima, e ho appurato che si è sempre rubato alle fiere, alle feste, nella ressa di Piazza San Marco, ma con una differenza sostanziale; si rischiavano, almeno nel Tre-Quattrocento, pene tremende, che potevano essere la fustigazione, la marchiatura, il taglio del naso, delle labbra, di una mano, di un occhio, della lingua; il tutto assortito, e con aggiunta o meno del bando.

Sicuramente allora era troppo, ma dal troppo al nulla ci dovrà pur essere una via di mezzo!

Umberto Baldo

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