19 Aprile 2020 - 18.20

Via al Calcio solo con coerenza e priorità alla salute

Nel desiderio di tornare a una vita normale, con tutte le sue belle e brutte conseguenze, dall’aperitivo con gli amici, alle code in autostrada, comincia a riemergere anche l’attesa di poter fare una sana litigata tra amici per un calcio di rigore concesso o negato e per una dichiarazione di qualche allenatore più o meno simpatico.Il coronavirus, dal suo drammatico bagaglio di sofferenza, dolore e crisi economica che ha dispensato senza remore, ha anche attinto una sorta di anestetico verso ciò che prima pareva così importante.Un calcio di punizione di Ronaldo, una parata di Handanovic, uno stop di Ibrahimovic potevano determinare l’umore di una giornata, mentre oggi ci sembrano superflui come solo qualche settimana fa ci appariva una qualsiasi dichiarazione del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità.Ma sono passati solo due mesi e, si sa, certi amori si possono anche accantonare per qualche tempo e sembrare dimenticati, solo che, per qualche legge non scritta, spesso “fanno dei giri immensi e poi ritornano”.La Federazione Italiana Gioco Calcio lo sa bene e quindi sta provando a far riprendere il campionato, in coerenza con il complessivo sentimento di rinascita che sempre più sta animando il Paese, nel quale inevitabilmente è connotato un ambito di così grande rilievo in termini socio culturali, come il nostro sport nazionale.La Figc ha sottoposto al Governo un Protocollo dettagliato, in cui sono sviluppate considerazioni e definiti accorgimenti di carattere medico e logistico, tra cui, ad esempio, una sorta di ritiro permanente per le squadre, una volta verificata la negatività al virus di tutti i suoi componenti.Come è ovvio questo tentativo si presta a varie considerazioni, da quella che non è una questione importante in questo momento del Paese, a quella per cui sarebbe un segnale di speranza sulla strada intrapresa per superare una crisi straordinaria.Qualsiasi opinione in merito è legittima, ma per valutare la proposta e le scelte che dovrebbero essere adottate sarebbe opportuno attenersi al merito delle stesse e alla loro reale la percorribilità.Questa analisi deve porsi quale questione prioritaria, oltre qualsiasi considerazione, la salute delle persone che sarebbero coinvolte nella decisione di fare ripartire il calcio, non solo quindi giocatori e addetti ai lavori.Altre ragioni in termini economici e di opportunità e di fattibilità devono quindi sottostare a quella ineludibile della sicurezza, che impone all’Esecutivo di ben ponderare le misure prospettate dalla Figc.Allo stesso tempo, tenendo conto di quanto il calcio sia intrinseco nella vita pubblica, qualsiasi determinazione verrà presa dovrà essere coerente con le scelte che si assumeranno per tutto il Paese.La ripartenza del campionato non può ricondursi a logiche di eccezionalità o, peggio, derogatorie, perché in tal caso non sarebbe compresa e verrebbe svilito anche il messaggio di speranza che potrebbe rappresentare per tutti, anche per chi allo sport e al calcio non è interessato.Se poi il calcio tornerà magari ci si accorgerà che il risultato di una partita non è così importante come si pensava e si imparerà a evitare quella litigata e a godersi insieme lo spettacolo di una grande azione o di un colpo di attacco, a prescindere da chi li abbia eseguiti, ridando effettivo valore a ciò che è realmente importante.Un po’ come servirebbe a tutto il Paese.

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