19 Luglio 2018 - 15.15

VICENZA – Al San Bortolo un intervento salvavita senza precedenti su una neonata

Un intervento unico in Italia, e senza precedenti anche nel resto del mondo, per salvare la vita
ad una bambina di appena 10 mesi. È accaduto presso la Neuroradiologia dell’ospedale San
Bortolo di Vicenza, dove la piccola paziente era arrivata nei giorni scorsi con un’emorragia
cerebrale. Immediatamente eseguito l’esame RM cerebrale, evidenziava la presenza di tre
aneurismi (una dilatazione della parete del vaso sanguigno che lo rende potenzialmente a
rischio di rottura) nell’arteria cerebrale media, uno dei quali era responsabile del
sanguinamento. «La rottura di un aneurisma in un paziente di soli 10 mesi – spiega il dott.
Giuseppe Iannucci, direttore f.f. della Neuroradiologia dell’ospedale vicentino – è già di per sé
un evento rarissimo, ma la complicazione principale era data dalle dimensioni estremamente
piccole del vaso sanguigno responsabile dell’emorragia, che aveva un diametro di appena 0,7
mm».
Nei casi di rottura di aneurisma, come noto, l’approccio migliore generalmente consiste
nell’occlusione del vaso arterioso interessato.
La recente disponibilità di un device per occlusione di aneurismi che “viaggia” all’interno di un
microcatetere molto piccolo, di circa 0,56 mm ha determinato la scelta di eseguire un intervento
di posizionamento di stent a diversione di flusso di tali dimensioni (tale stent è stato posizionato
finora solo 6 volte nel mondo).
I progressi tecnologici hanno permesso di miniaturizzare gli stent, dispositivi che si posizionano
all’interno dell’arteria impedendo che il sangue “gonfi” le sacche aneurismatiche e quindi
riducono la pressione sulla parete prevenendo ulteriori sanguinamenti.
Su un paziente pediatrico di questa età, tuttavia, tale metodica è ritenuta poco applicabile
semplicemente perché non esistono stent di dimensioni abbastanza piccole per essere inseriti
all’interno del vaso sanguigno.
«Chiudere il vaso sanguigno – prosegue il dott. Iannucci – incrementa le possibilità di un danno
cerebrale residuo a lungo termine. Per questo motivo abbiamo scelto un approccio diverso
utilizzando per la prima volta in Italia un nuovo stent di nuova generazione, che viaggia sul più
piccolo microcatetere disponibile, anche se studiato per le più piccole arterie distali degli adulti,
e lo abbiamo inserito in modo da farlo entrare comunque nell’arteria della nostra piccola
paziente».
Anche la scelta di questo stent rappresenta di per sé un elemento innovativo: fino a quel
momento, infatti, era stato utilizzato solo sei volte in tutto il mondo e, su richiesta del dott.
Iannucci, è stato consegnato alla Neuroradiologia del San Bortolo dal produttore una settimana
prima della sua commercializzazione ufficiale in Europa.

La piccola paziente è stata operata il 15 giugno scorso. L’intervento, durato circa due ore, è
particolarmente delicato, considerando che già nei pazienti adulti presenta comunque un tasso
di mortalità-morbilità del 4-6%. La paziente è stata quindi costantemente monitorata presso la
Terapia intensiva Pediatrica del San Bortolo, e successivamente dal reparto pediatrico con una
prognosi che ad oggi è del tutto favorevole.
«Naturalmente in questa storia di buona sanità – commenta il direttore generale dell’Ulss 8
Berica Giovanni Pavesi – la cosa più importante è il buon esito per la paziente. Allo stesso
tempo, però, è per noi motivo di orgoglio avere portato a termine un intervento che, per l’età
della paziente, la metodica e i devices utilizzati non ha precedenti in Italia e probabilmente nel
mondo. Non solo, ma essere riusciti a ottenere in anteprima un device innovativo, prima ancora
della sua commercializzazione ufficiale, dimostra anche la reputazione della nostra
Neuroradiologia a livello nazionale e internazionale. Allo stesso tempo, voglio sottolineare
come interventi così complessi siano possibili solo grazie alla presenza, nel nostro ospedale, di
una vera e propria équipe multidisciplinare di altissimo profilo specializzata nei pazienti
pediatrici: penso nel caso specifico alla Terapia Intensiva Pediatrica, dove la paziente è stata
prima stabilizzata e quindi monitorata prima e dopo l’intervento, ma anche ad altre specialità
alle quali spesso si rivolgono pazienti pediatrici da tutta Italia e non solo, dalla Chirurgia
Pediatrica alla Neurochirurgia, senza dimenticare naturalmente la Chirurgia Maxillofacciale».

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