30 Giugno 2019 - 14.16

Vicenza, Berlato spara e Rucco risponde: finirà il mandato senza “ricatti”

Potere della doppietta, o del sovrapposto, come vi piace di più. L’importante è che sia un calibro 12 e da caccia, che spari cartucce piene di pallini di piombo o singoli pallettoni, che serva per  catturare uccelli, cinghiali, caprioli e lepri. 

Il fucile da caccia è come l’uniforme. Chi lo porta e lo imbraccia, chi spara e uccide, chi cammina in mezzo al fango con il fido bracco al seguito, chi si alza alle cinque del mattino per appostarsi dentro un capanno di frasche, chi si dipinge la faccia con il nero-fumo per non essere visto fra le erbe alte del canneto, sa di essere parte di un esercito. Fra loro si riconoscono, si aiutano e si sostengono, fra loro siglano patti di fedeltà sigillati con il sangue delle loro prede. Sanno di essere sempre di meno, sempre più vecchi, sempre più accerchiati e criticati, sanno che i maledetti ambientalisti li giudicano e li criticano, sanno che quelle maledette “checche” non sopportano il rumore forte dello sparo, l’odore maschio della polvere da sparo, non conoscono l’eccitazione della morte inflitta per il solo gusto di farlo. E per questo motivo loro, i cacciatori, sono ancora più fermi nella loro solidarietà reciproca. 

Come nella chimica i legami tripli sono più forti di quelli singoli, anche nelle società umane i rapporti che nascono nelle tribù sono più efficaci e più forti.

Un uomo ha capito da tempo il potere della doppietta, lo ha sperimentato sulla sua pelle, ha sentito l’odore del fango e del sudore e ha deciso come orientare la sua vita. Quell’uomo è Sergio Berlato. Non serve dire che oggi fa politica nel partito di Giorgia Meloni, non serve nemmeno dire che in precedenza era stato nel partito di Silvio Berlusconi, inutile ricordare la sua militanza nello schieramento di centro-destra. La sua unica, vera e assoluta bandiera è sempre stata quella della doppietta. 

Da sempre Sergio Berlato ha capito che i cacciatori hanno necessità di essere ascoltati e seguiti. E lui era lì proprio per quello. Sa perfettamente che i cacciatori si sentono come gli Apaches assediati dal generale Custer, si sentono una specie in via di estinzione, vogliono qualcuno che continui a stilare il calendario venatorio, che assicuri le preaperture, che si schieri a loro favore quando si pensa di vietare il passaggio dei cacciatori nei fondi privati. E Berlato è sempre stato li per questo, nelle sue avventure al Parlamento Europeo, in Regione e in futuro chissà. Dal canto loro i cacciatori hanno saputo ricambiare con generosità, assicurando valanghe di voti ogni volta che lui ne ha avuto bisogno: per le elezioni, per prendersi il posto di coordinatore provinciale, per il viaggio continentale. A disposizione. 

L’istinto del cacciatore, lo avrete capito, non sparisce mai, non si assopisce mai. E così è accaduto che Sergio Berlato, chiamato a rappresentare la fida Giorgia al tavolo del centrodestra che doveva stabilire le candidature alle amministrative del 2018, abbia deciso di battezzare Francesco Rucco come il suo cavallo per la caccia alla volpe. E i cacciatori sono testardi, possono stare fermi ad aspettare per ore, sotto la pioggia e controvento, fino a quando il loro bersaglio non spunta fuori. Così ha fatto Sergio. Ha puntato su Rucco e ha aspettato fino a quando la sua idea non è stata accettata da tutti e quindi si è intestato il merito di averlo sostenuto fin dalla prima ora, anche quando altri erano i cavalli scelti dalla Lega e soprattutto da Forza Italia. 

La storia poi è nota: Francesco è stato eletto, ma nel 2018 le percentuali di Fratelli d’Italia non sono state quelle che Sergio avrebbe voluto. Tutta colpa dei vicentini che non vanno a caccia e quindi per Berlato non hanno affetto! Ma lui, il cacciatore, è tenace e sa come si fa a tendere una trappola alla selvaggina. La maggior parte degli eletti arrivano dalle fila delle civiche del sindaco, ma non tutti potranno ottenere quello che vogliono, fa parte delle regole del gioco. Sergio si apposta e aspetta. Arriva un Berengo che voleva fare l’assessore allo sport e deve cederlo a Celebron? Sergio apre le braccia e Berengo cade nella rete, esce dalla civica e passa a Fratelli d’Italia. Poi Naclerio che di sinistra forse non ha nemmeno la mano ma che ora dovrà sedere accanto ai Ciro Asproso o Giovanni Rolando. Per il bene della città? Degli ideali in cui credono? No, certo. Per compiacere lui, Berlato. I voti erano pochi, nell’urna, ma i consiglieri possono essere tanti e i voti in consiglio sono potere, Il cacciatore  lo sa. 

Lo sa anche Francesco Rucco e il sindaco fa la sua mossa: rimpasto di giunta e tentativo di parare il colpo della campagna acquisti del cacciatore. 

E qui la scena cambia. Ve lo ricordate il film, quello di Michael Cimino con Robert De Niro? Il titolo originale è The Deer Hunter, ma in Italia tutti lo conoscono come il cacciatore. La scena più impressionante  è quella dei due amici che giocano alla roulette russa, così come erano stati costretti a fare nel campo di prigionia in Viet Nam. Il nostro cacciatore deve averlo visto tante volte quel film e infatti ora ne ricalca la trama. Quando il sindaco caccia fuori dalla giunta l’assessore Isabella Dotto, diafana seguace del cacciatore, lui minaccia di passare con l’opposizione, con il centro-sinistra, con gli ambientalisti, con gli anti-caccia, orrore. E’ come se si fosse puntato la pistola alla tempia. Ma sarà vero?  Vero si, anche se questo significa delirio politico acceso dal sangue della vendetta più che da una logica amministrativa. Berlato ha criticato il lavoro di Rucco si, ma dove era sino al giorno prima del rimpasto? A volte gli spari possono colpire il cielo e non il bersaglio. Questa volta i consiglieri traditori,  ex civici, sono già finiti alla berlina della città, gira già una spassosa canzoncina sulle loro gesta, la giunta continuerà a fare il suo lavoro, l’amministrazione Rucco pure, con buona pace di tutti, certa stampa in primis, mai tenera con Rucco come lo era con Variati e amici, e della sparata del cacciatore, Berlato, resterà solo una scia malinconica di fumo.

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