VICENZA – Caritas Vicenza e il degrado cittadino: “I nostri ospiti? Italiani e stranieri tutti regolari”
47 persone accolte, tutte senza dimora; precisamente 46 uomini e una donna. È questo il numero di ospiti che la Caritas Diocesana Vicentina ha accolto anche la scorsa notte nel dormitorio di contrà Torretti 40, nonostante l’esperienza del ricovero invernale sia ormai conclusa da qualche settimana. Dopo i picchi di accoglienze in Caritas (oltre 65 persone per circa 80 notti tra dicembre 2017 e marzo 2018), raggiunti durante i giorni di grande freddo che ha messo a rischio la sopravvivenza (come purtroppo avvenuto in altre città italiane) delle numerose persone che vivono in strada, la situazione si è ormai stabilizzata a livelli alti, come non si vedevano da molti anni. In effetti, già nel 2016 si segnalava che i numeri di persone senza dimora erano in aumento, e che i posti disponibili in albergo cittadino (con la successiva aggiunta dei container in via Framarin) non erano sufficienti. La novità 2018, però, non è solo nei numeri totali. Infatti, tra le persone attualmente ospitate in contrà Torretti vi sono anche 6 italiani (2 con residenza a Vicenza città, e 4 in provincia), e gli stranieri hanno tutti regolare permesso di soggiorno. Il 34% degli ospiti (14 persone) lavora in aziende del territorio, con regolare contratto a tempo determinato, per lo più con durate così brevi da non permettere la firma di un contratto di locazione. Alla porta della Caritas, inoltre, bussano anche persone che non chiedono di essere accolte: a loro basta un panino per ridurre i morsi della fame, ed una coperta per ripararsi. E si allontanano, salutando, talvolta con un sorriso. “Li conosciamo per nome – spiega il direttore della Caritas Diocesana, don Enrico Pajarin – conosciamo le loro storie di vita e sofferenza, e li accompagniamo umanamente nei limiti del nostro agire di volontari, sapendo che i loro percorsi di inclusione richiedono capacità professionali, risorse e competenze specifiche a disposizione di altri Enti istituzionali, con cui siamo anche noi in continuo contatto”. A queste accoglienze nel dormitorio si affiancano i servizi di Casa Santa Lucia, in via Pasi: segretariato sociale (ascolto delle persone e orientamento ai servizi del territorio), la mensa (24.190 pasti distribuiti nel 2017), le docce, la lavanderia, la scuola di Italiano e Scarp de’ Tenis (rivista interamente scritta e venduta da persone senza dimora, in collaborazione con la Caritas di Milano). “Numeri alla mano, i 706 volontari che animano Casa San Martino e Casa Santa Lucia sono proprio coraggiosi – continua Pajarin – e con la loro azione silenziosa rendono concreto quel desiderio di un mondo più giusto e solidale (che molti considerano utopia): dare un tetto ed un po’ di calore umano a persone sole e spesso rifiutate… da tanti… forse perché i poveri fanno incolpevolmente da specchio alle nostre paure? Dall’incontro con queste persone, nascono relazioni che umanizzano il Volto, danno un nome all’Altro e vincono le paure, facendo sentire tutti più sicuri… Perché sicurezza è sinonimo di conoscenza, di inclusione, di senso di appartenenza. La sicurezza non nasce da emarginazione, allontanamento, ghettizzazione, stigma… né tantomeno dall’abitudine sempre più diffusa a riferirsi a questi uomini e donne con toni e linguaggi tipicamente usati nel contesto delle discariche, spesso considerandoli alla stregua di rifiuti. Siamo onorati nell’apprendere dai giornali di come Caritas sia stata assimilata, nelle parole di un consigliere comunale vicentino, alla stessa logica e sorte riservate alle persone senza dimora: una Caritas che “genera degrado”. Si potrebbe dedurre, pertanto, che anch’essa sia da allontanare, magari relegandola in zone periferiche della città, dove la presenza dei poveri da meno nell’occhio? Eppure la Dichiarazione Universale dei diritti Umani recita diversamente, a partire già dall’art. 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Fraternità: forse è proprio questa la parola meno ricorrente, da cui la nostra società dovrebbe ripartire per guardare con speranza al futuro. Perché solo grazie al dialogo, ed ad un cammino di confronto condiviso, si potranno individuare possibili vie da percorrere per migliorare la qualità di vita degli abitanti di questa città, nel riconoscimento dei diritti inviolabili e dei doveri verso la comunità propri di ogni essere umano”. Caritas, con i suoi numerosi volontari, si impegna giorno per giorno a testimoniare il riconoscimento della dignità di ogni persona nei suoi molteplici servizi-segno, presentando punte di eccellenza apprezzate anche a livello nazionale. Ad esempio, quest’anno la C.E.I. ha scelto, quale progetto significativo finanziato con l’8xmille, il Social Housing Casa Beato Claudio Granzotto, che pure stanotte ha offerto alloggio a 37 adulti e 11 minori (tra padri separati, pensionati, giovani precari e famiglie in emergenza abitativa).