VICENZA – Controlli antiriciclaggio nel settore orafo: trovate irregolarità
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, nell’ambito di un’operazione coordinata dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, hanno effettuato controlli antiriciclaggio rivolti agli operatori del settore orafo. L’obiettivo principale è stato verificare il rispetto delle restrizioni finanziarie e commerciali imposte alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina.
In particolare, con l’estensione delle misure restrittive già in vigore sugli scambi finanziari anche all’import-export di oro, gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Vicenza hanno concentrato l’attenzione sulle operazioni di acquisto e vendita del metallo prezioso da parte di due aziende del settore, al fine di prevenire e reprimere eventuali tentativi di aggirare l’embargo.
Sono state condotte ricostruzioni dettagliate degli scambi commerciali per identificare possibili triangolazioni con intermediari compiacenti in paesi terzi.
Sebbene non siano state riscontrate violazioni relative al divieto specifico, le ispezioni hanno rilevato diverse irregolarità in materia di rispetto della normativa antiriciclaggio, in particolare il D.Lgs. n. 231/2007.
Sono state contestate violazioni riguardanti l’omessa verifica completa dell’identità dei clienti e la mancata conservazione e aggiornamento delle relative anagrafiche, comportamenti che prevedono sanzioni amministrative variabili da un minimo di 5.000 euro a un massimo di 100.000 euro.
Queste condotte, particolarmente insidiose, permettono di nascondere la vera identità di chi effettua le operazioni, e sono quindi oggetto di costante attenzione durante le ispezioni antiriciclaggio del Corpo.
Il monitoraggio dei flussi finanziari e degli scambi commerciali di oro da parte del Corpo, oltre a essere un efficace metodo per individuare capitali di origine illecita, rientra nelle iniziative di prevenzione dei tentativi di eludere le sanzioni internazionali imposte alla Federazione Russa attraverso complesse forme di sviamento dell’economia legale.