23 Maggio 2023 - 8.38

Vicenza divisa fra Meloni (Rucco) e Schlein (Possamai)

Domenica e lunedì prossimi, con i ballottaggi, calerà il sipario su questa tornata  elettorale amministrativa che, a mio avviso sbagliando, è  stata presentata come la prima “verifica”  di Giorgia Meloni dopo le politiche del 2022.

Sbagliando perché è chiaro che qualunque siano i risultati “finali”, al massimo si potrà avere qualche conseguenza all’interno dei Partiti, ma sicuramente non a livello di maggioranza di Governo.

Come è andata lo avete sicuramente letto nei giorni scorsi; come finirà lo vedremo appunto i prossimi 28 e 29 maggio.

Sicuramente sono rimaste in sospeso alcune sfide piuttosto interessanti, e fra questa Vicenza, che ha visto il primo round vinto dal candidato di sinistra Giacomo Possamai  con il  46,2% sul sindaco uscente Francesco Rucco (44,1%).

Guardando i dati numerici, che sono sempre un elemento incontrovertibile, al di là delle dichiarazioni trionfalistiche tipo “Abbiamo vinto ovunque”, io credo si debba rilevare che Francesco Rucco ha mantenuto il consenso personale di 5 anni fa, e la sua lista “Rucco Sindaco” è risultata la prima forza politica con il 24% dei consensi, superando di 10 punti percentuali quella del suo avversario “Possamai Sindaco” (13,1%).  

Cosa gli è mancato per vincere al primo turno?

C’è poco da girarci attorno; i voti dei Partiti tradizionali che lo sostenevano.

I numeri al riguardo sono impietosi; Fratelli d’Italia è al 10%, ovvero quasi 15 punti in meno rispetto alle politiche di 9 mesi fa; la Lega, oggi al 6,4%, in cinque anni ha perso ben 9 punti percentuali, quasi dimezzandosi; Forza Italia è al 3,4%, due punti in meno.

Certo rivolgendo lo sguardo dall’altra parte, neanche il Partito Democratico ha sfondato, ottenendo il 14,7% quando alle scorse comunali aveva incassato il 23,8%.  

Ma, pur in assenza del fantomatico “effetto Schlein”, Possamai è stato sicuramente più bravo nell’essere riuscito ad attrarre molti più voti dalla galassia dell’astensione, grazie anche all’effetto traino delle liste civiche.

Non ho dubbi che si discuterà a lungo all’interno delle forze politiche venete, ed io penso in particolare alla Lega vicentina, su questi numeri.

Da rimarcare anche che nessuno degli altri cinque candidati Sindaco ha superato la soglia di sbarramento del 3%: né i due ex assessori di Rucco, Claudio Cicero e Lucio Zoppello, né Annarita Simone, Stefano Crescioli e Edoardo Bortolotto, candidato del Movimento 5 stelle, che non è andato oltre l’1,7%.

Di fatto l’elettorato di Vicenza ha scelto senza ombra di dubbio la polarizzazione, la contrapposizione fra Rucco e Possamai, fra destra e sinistra.

C’è una cosa che mi ha colpito nella campagna elettorale svoltasi all’ombra di Monte Berico; quella che nessuna delle due “donne forti” di questa fase politica, né la Premier Giorgia Meloni, né la Segretaria del Pd Elly Schlein, ha calcato la piazza vicentina  per sostenere il proprio candidato sindaco.

E non è stata certamente una “svista”, visto che entrambe hanno girato l’Italia in lungo ed in largo per tirare la volata ai candidati, riempiendo piazze e teatri.

Perché Vicenza no?

Possibile che Vicenza venga considerata poco interessante nella contrapposizione fra destra e sinistra?

Data l’importanza e la vivacità economica della città penso si tratti di una tesi insostenibile.

Vicenza rientra con pieno diritto nello scontro Meloni-Schein, e quindi queste loro “assenze”, chiamiamole così, sono sicuramente ascrivibili ad altro, e penso al particolare profilo politico dei due candidati.

Possamai, pur essendo a pieno titolo uno degli “uomini nuovi” del Partito Democratico, membro della Direzione Nazionale nonostante il suo sostegno a Bonaccini nella lotta per la Segreteria, nonché Capogruppo in Regione Veneto, ha cercato di darsi il profilo di “candidato civico”.

Ed in questa logica la Schlein a Vicenza avrebbe “disturbato” questa narrazione.

Vicenza, nonostante il peso economico, a mio avviso è ancora una città del Veneto profondo, una città in cui conta ancora molto il voto cattolico, e Possamai ha capito che la Segretaria del suo Partito, con le sue proposte politiche movimentiste, rischiava di fargli perdere voti più che portargliene.

Ve la immaginate in un comizio in cui avesse proposto la patrimoniale, l’utero in affitto, nessun limite all’immigrazione, e altre tematiche divisive, quanti applausi avrebbe potuto ottenere dai progressisti moderati vicentini?

Possamai molto intelligentemente ha seguito il copione che si era imposto, e così ha invitato a sostenerlo Sindaci di sinistra, da Tommasi Damiani (Verona) a Beppe Sala (Milano) a Sergio Giordani (Padova, a  Dario Nardella (Firenze) annunciato per il ballottaggio.

Per quanto riguarda Francesco Rucco io penso  siano state le difficoltà legate alla sua gestione, le incertezze che hanno accompagnato la sua riconferma a candidato del centro destra, e forse qualche strascico ancora presente,  che hanno convinto Giorgia Meloni di evitare di passare per Vicenza. 

Ciò non ha comunque impedito a Rucco di far calare in città tanti big e ministri, da Matteo Salvini, a Giancarlo Giorgetti, ad Adolfo Urso, ad Antonio De Poli, compreso ovviamente il governatore Luca Zaia.

Concludendo, la sfida di Vicenza a mio avviso resta sicuramente per i Partiti una fra le più interessanti degli imminenti ballottaggi.

Per il Pd, che con Giacomo Possamai vincente potrebbe realizzare il “filotto” Verona-Vicenza-Padova, da cui partire per costruire la prossima campagna per le regionali; per la Meloni e la “droite” perché una eventuale vittoria di Francesco Rucco, che resta un uomo di destra, romperebbe la narrazione secondo cui le città venete sono fatalmente tutte “a sinistra”. 

Ecco perché io penso che il 29 maggio sia la Meloni che la Schlein aspetteranno con interesse, e forse anche con apprensione, i risultati che arriveranno da Vicenza. 

Perché, nonostante entrambi i candidati abbiamo cercato di darsi l’immagine di  “civici”, la sfida di Vicenza, data la rilevanza della città,  resta una sfida di carattere “nazionale”, che si inserisce in pieno nello scontro in atto fra i due schieramenti.

Ecco perché, anche se magari non lo percepiscono fino in fondo, i vicentini domenica e lunedì prossimi saranno chiamati a scegliere fra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. 

Umberto Baldo

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