28 Febbraio 2015 - 16.10

Vicenza, Il sogno biancorosso uno schiaffo a chi riduce lo sport solo a business

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di Marco Osti

Era un’aria speciale e preziosa quella che si respirava a Vicenza nella mattinata di sabato 28 febbraio.
Non era per il tempo sereno e per la temperatura più mite che comincia a preannunciare la primavera, ma per la vittoria del Vicenza Calcio, ottenuta la sera prima a Bologna, contro la squadra che sembra ancora oggi tra le maggiori candidate alla promozione in Serie A.
Un risultato sperato, ma ipotizzato più come un sogno che come una effettiva possibilità in grado di realizzarsi, considerando anche il valore dell’avversaria, che tra l’altro nei mesi scorsi è diventata di proprietà di imprenditori americani, che hanno cominciato a investire in modo rilevante nella squadra per puntare alla promozione alla massima serie.
Ma il Vicenza di quest’anno è squadra vigorosa, con qualità tecniche e l’ottima guida tattica del mister Pasquale Marino, che ha saputo coniugare esperienza e soluzioni innovative, arrivando ora al terzo posto, nella posizione che può far sognare i tifosi vicentini in una promozione senza passare dai playoff.
Sarà un percorso arduo e reso ancora più difficile da una classifica in cui le pretendenti sono tutte con punteggi vicini e attrezzate per raggiungere l’obiettivo della promozione.
Resta però l’impresa del Vicenza a Bologna, che consolida gli ottimi risultati della stagione, certamente rafforza la convinzione dei ragazzi in biancorosso ed è un chiaro messaggio che nessuno è imbattibile lanciato al campionato cadetto, ma in generale al mondo del calcio e dello sport.
Un messaggio che deve arrivare con forza soprattutto alle istituzioni che governano il mondo dello sport e il calcio in Italia, per ricordare, a chi non lo ha mai saputo o sta fingendo di essersene dimenticato, che il merito e il valore sono gli unici parametri che possono decidere vittoria e sconfitta.
In particolare dovrebbe prenderne atto il presidente della Lazio Claudio Lotito, per comprendere quanto siano state ignobili per il mondo dello sport e i valori etici e umani che lo contraddistinguono, le sue affermazioni al telefono con il direttore generale dell’Ischia Pino Iodice.
In quella animata discussione ormai famosa, Lotito, peraltro anche consigliere federale, ha espresso contrarietà rispetto all’ipotesi di promozione in Serie A di club come Carpi e Frosinone, perché per essere espressione di piazze con una tifoseria limitata e per non avere un grande blasone potrebbero produrre, a suo dire, una diminuzione di interesse per il calcio italiano e quindi una perdita economica per le società in termini di diritti televisivi.
Sarebbero molte le cose da ricordare a questo personaggio, che ha avuto il merito, sebbene non riconosciuto dalla tifoseria laziale, di riportare la squadra biancoceleste ai vertici del massimo campionato italiano, ma allo stesso tempo finge di dimenticare che lui poté usufruire nel salvataggio della Lazio, dopo il disastro economico prodotto dalla gestione Cragnotti, di fortissime e non del tutto giustificate dilazioni di pagamento di tasse che comunque hanno avuto ripercussioni sui cittadini.
Non solo, Lotito dovrebbe rendersi conto, che a indebolire l’immagine del calcio italiano, oltre agli scarsi risultati internazionali delle squadre italiane, sono gli scandali che il nostro calcio è in grado di produrre in serie.
Non è bastata in questo senso l’esperienza del calcio scommesse degli anni Ottanta, nella quale peraltro la Lazio e altre squadre di piazze importanti, come ad esempio il Milan, furono coinvolte, per evitare che si siano ripetuti episodi del genere, come quello recente, sempre in tema di scommesse, nel quale è pesantemente coinvolto, e per lungo tempo non ha potuto giocare, proprio il capitano della Lazio Stefano Mauri, peraltro ancora oggi capitano.
Non vanno dimenticati inoltre gli effetti di Calciopoli, che anche in questo caso ha coinvolto molte tra le maggiori squadre italiane, che la Nazionale italiana è reduce da due Mondiali fallimentari, come deve essere presente a tutti il pressapochismo e il modo dilettantesco con cui sono gestite alcune società e il governo del calcio, senza che vi siano interventi seri in grado di evitare situazioni grottesche e sportivamente drammatiche come quelle che sta vivendo il Parma.
Tutto ciò senza considerare lo stato inaccettabile in cui si trovano molti stadi italiani.
Queste e molte altre sono le cose che allontanano dal calcio i tifosi, le famiglie e gli spettatori, quelli che vanno a vedere le partite allo stadio e quelli che amano seguirle in televisione.
Di fronte a tutto ciò le imprese che stanno realizzando compagini come Vicenza, Carpi e Frosinone sono segnali positivi e incoraggianti.
Il Vicenza dimostra che una squadra destinata a giocare in Lega Pro, e ripescata, anche in questo caso per una situazione di grave difficoltà di una società come il Siena, può giocarsi il sogno di arrivare in Serie A.
Escludendo Bologna e Pescare le prime otto squadre di Serie B sono espressione di città della provincia italiana che Lotito vorrebbe non vedere in Serie A per motivi legati al business.
Noi riteniamo che il calcio e lo sport in generale siano invece in primo luogo una questione di cuore, passione, talento e forza di volontà.
E per questo dopo la vittoria con il Bologna c’era un motivo in più per essere contenti nelle strade e nelle piazze di Vicenza.

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