VICENZA JAZZ – Black Art Jazz Collective in concerto
GLI APPUNTAMENTI DI DOMENICA 14 MAGGIO
Concerti di domenica 14 maggio
Concerti principali
Basilica Palladiana, Salone, ore 18
MARC RIBOT SOLO
Marc Ribot (chitarra)
Teatro Comunale, ore 21
BLACK ART JAZZ COLLECTIVE
Wayne Escoffery (sax), Jeremy Pelt (tromba), James Burton III (trombone),
Xavier Davis (pianoforte), Vincente Archer (contrabbasso),
Johnathan Blake (batteria)
Bar Borsa Jazz Café Trivellato, ore 22:30
Naked
Rastko Uzunovic (clarinetto, sax), Đorđe Mijušković (violino),
Branislav Radojković (basso), Goran Milošević (batteria, percussioni)
Altri appuntamenti
Chiesa Immacolata di Lourdes – Anconetta, ore 11
The Latin Jazz Mass di M. Völlinger
per soli, coro ed ensemble strumentale
Giuliano Fracasso (direttore), Marco Bressan (sax), Silvia Carta (tastiera),
Stefano Versolato (contrabbasso), Giuliano Pastore (batteria), coro di Vicenza
Spazio Der Ruf, ore 11
Jazz & Poetry
lettura musicata su foto di Pierantonio Tanzola
con il Pierantonio Tanzola Quartet
a cura di Michele Silvestrin e Marica Rampazzo
in collaborazione con Poetry Vicenza 2017
Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, ore 18
Il lirismo, il viaggio
Nico Naldini (Italia) a cura di Francesco Zambon
Guy Goffette (Francia) a cura di Danni Antonello
musiche di Wanderer Guitar Duo (Giacomo Copiello e Michele Tedesco)
in collaborazione con Poetry Vicenza 2017
Domenica 14 maggio sarà una delle giornate più dense di eventi dell’edizione 2017 del festival New Conversations – Vicenza Jazz. La musica inizierà sin dal mattino, con la Messa Jazz Latina di Völlinger per soli, coro ed ensemble strumentale, diretta da Giuliano Fracasso alla Chiesa Immacolata di Lourdes – Anconetta (ore 11), e con una lettura musicata dal Pierantonio Tanzola Quartet (allo Spazio Der Ruf ore 11, in collaborazione con Poetry Vicenza 2017). Un altro incontro tra jazz e poesia si terrà poi alle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari (ore 18) con “Il lirismo, il viaggio”.
I momenti salienti della domenica festivaliera saranno la performance in solo del chitarrista Marc Ribot (Basilica Palladiana, Salone, ore 18) e l’appuntamento di prima serata al Teatro Comunale (ore 21) con l’eloquenza afrocentrica del Black Art Jazz Collective, che allinea sul palco Wayne Escoffery (sax), Jeremy Pelt (tromba), James Burton III (trombone), Xavier Davis (pianoforte), Vincente Archer (contrabbasso) e Johnathan Blake (batteria). La serata musicale si prolungherà poi al Bar Borsa Jazz Café Trivellato (ore 22:30) con i suoni etno-free del quartetto serbo Naked.
Tra concerti all’aperto in centro storico e live nei locali, si assisterà a un’esplosione di musica dal vivo, che arriverà anche alla Terrazza Mazzini 39 del Teatro Comunale. Qui alle ore 19 si esibirà la cantautrice austriaca Ines Kolleritsch, con i suoi Amadeus Vúlkan: sarà il primo di tre concerti-aperitivo che si terranno durante il festival sulla terrazza panoramica del Comunale.
New Conversations – Vicenza Jazz 2017 è organizzato dal Comune di Vicenza, Assessorato alla Crescita e dalla Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, in coproduzione con Trivellato Mercedes Benz, in collaborazione con il Bar Borsa e con il contributo di Fondazione Cariverona.
A decenni di distanza dai momenti più accesi della lotta per i diritti civili, la questione dell’identità afroamericana è ancora un argomento politicamente e socialmente saliente negli odierni Stati Uniti. Il Black Art Jazz Collective imbocca una via a modo suo originale per esprimere la propria posizione, strettamente musicale, sull’argomento: quella di celebrare la black culture con un approccio decisamente positivo anziché di contrapposizione o rivendicazione.
Fulcro del collettivo sono stati il batterista Johnathan Blake, il sassofonista Wayne Escoffery e il trombettista Jeremy Pelt, coetanei e tutti arrivati più o meno contemporaneamente sulla scena newyorkese, dove le loro strade si incrociarono all’interno di gruppi guidati da leader del calibro di Tom Harrell, Bobby Hutcherson, Wayne Shorter, Ron Carter. A dare poi sostanza e dimensioni all’organico arrivarono James Burton III e Xavier Davis, oltre al bassista Dwayne Burno, purtroppo scomparso poco dopo l’esordio concertistico della formazione, nel 2013.
Trovata una nuova stabilità con l’inserimento di Vincente Archer, il gruppo ha chiaramente annunciato il suo messaggio musicale nel disco d’esordio, Black Art Jazz Collective Presented By The Side Door Jazz Club. In esso sentiamo all’opera una eloquente all stars che mette in prima linea alcuni dei migliori solisti della ‘generazione di mezzo’ della scena newyorkese più saldamente legata alla tradizione del linguaggio post-boppistico.
Marc Ribot ha pubblicato sei album in solo, tra i quali spiccano The Book of Heads (1995, in cui esegue composizioni di John Zorn), Saints (2001) e il più recente della serie, Silent Movies (2010). Ma anche con così tante tracce lasciate dietro di sé, Ribot continua a essere il musicista imprevedibile che è sempre stato: ogni sua performance in solo dal vivo fa storia a sé e non si sa proprio cosa attendersi, tra riemergere di memorie sonore, improvvisazione totale, interferenze rumoristiche. Di sicuro Ribot sa come tenere l’ascoltatore col fiato sospeso in attesa del dipanarsi degli eventi sonori, tra mistero e sorpresa.
Nato a Newark nel 1954, nel corso della sua lunga carriera Marc Ribot ha impersonato innumerevoli ruoli: dalle celeberrime esibizioni con Elvis Costello e Tom Waits ai gruppi (come i Lounge Lizards) che hanno fatto di lui un guru della scena avanguardistica downtown di New York. E quando pensate di averlo inquadrato per bene, eccolo lì che vi spiazza in un batter di plettro: free jazz, musica cubana, blues, le avventure con John Zorn sino al rock (che emerge vigorosamente anche nel suo più recente gruppo, con tanto di archi: gli Young Philadelphians).
I Naked sono una band serba che non nasconde affatto la sua predilezione per i ritmi balcanici. Ma i tre album pubblicati dal gruppo rivelano una innata propensione all’intreccio dei suoni locali con quelli world e un’acuta sensibilità per i grooves urbani contemporanei. Aggiungete qualche sferzata free e avrete una miscela vibrante in cui la tradizione slava fa da esplosivo e il jazz da innesco: un ribollente magma di suoni in cui gli strumenti a fiato donano un’anima dolente e inquieta alle agguerrite scansioni ritmiche.