VICENZA – Medea, passione femminile e pathos all’Astra
Buone notizie per grecisti ed amanti della mitologia greca: la principessa della Colchide, al secolo Medea, arriva al Teatro Astra, a darle voce Patricia Zanco. Ha fatto rivivere figure femminili intense e drammatiche come Antigone, Cassandra, Tina Merlin e Maria Callas: Patricia Zanco ha sempre amato raccontare donne forti, impegnative, capaci di assumersi fino in fondo la responsabilità delle proprie azioni contro tutto e tutti. La sua ultima prova teatrale, mentre è già in lavorazione una nuova pièce sulla pittrice messicana Frida Kahlo, è “Mήdeia – MEDEA – METAMORFOSI”, lo spettacolo che l’attrice e regista vicentina porterà in scena con la compagnia Fatebenesorelle teatro venerdì 6 marzo (ore 21) al Teatro Astra di Vicenza. Un lavoro di ricerca linguistica e di sperimentazione vocale e sonora che racchiude un’aspra critica alla società patriarcale fondata sulla menzogna, valso alla compagnia la finale al Premio Off 2014 dello Stabile del Veneto.
A fare da prologo allo spettacolo, la mitica Legrosega Pandùda, opera dell’artista Andrea Grotto, coprodotta da Dolomiti Contemporanee. Alla serata parteciperà anche il Coordinamento Stranieri di Vicenza.
L’evento fa parte della stagione “Terrestri 14/15” (fuori abbonamento), curata da La Piccionaia Teatro Stabile di Innovazione per il Comune di Vicenza con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Circuito Teatrale Arteven e Askoll.
È una Medea contemporanea, che si riappropria del mito attraverso i suoi diversi interpreti – Euripide, Apollonio Rodio, Pierpaolo Pasolini, Heiner Müller -, quella che emerge dallo spettacolo di cui Patricia Zanco firma drammaturgia e regia con Daniela Matiuzzi. Un lavoro che mette in scena tutta la complessità di un personaggio femminile caratterizzato da passioni violente e inconciliabili: vittima e carnefice, debole e forte, sposa tradita e madre infanticida. Lo spettacolo è costruito intorno al testo originale di Franca Grisoni, una delle voci più significative della poesia contemporanea italiana e autrice di uno struggente monologo attraverso cui rivive la protagonista della tragedia euripidea del V secolo a.C.: un testo giocato sulle sonorità di una lingua arcaica in cui il lago di Garda (Sirmione è il luogo natale della Grisoni) lascia il segno dei suoi antichi fonemi barbari. Una lingua aspra per raccontare la straniera per antonomasia, donna sola contro l’arroganza del potere, in una terra inospitale che la vede, tradita e abbandonata dal marito Giasone, vendicare il suo dolore uccidendo i propri figli, con l’intento di eliminare con questo sacrificio l’intero seme di un’umanità corrotta.
Sul palco, Patricia Zanco dà corpo e voce ad una Medea sola, devastata, resa cieca e brutale da un dolore che non si può dire con parole ordinarie. Rivive così il dramma che conduce infine alla pietas, mentre il mito diventa un simbolo universale di bruciante attualità: il lamento di Medea per i propri figli uccisi diviene infatti il lamento di ogni madre per tutti i figli mandati a morire, per guerra o per mare, nei conflitti generati dalla brama di potere o inseguendo l’illusione del benessere in qualche terra lontana. Un tema a cui si aggiunge quello dello straniero, del diverso, di colui che parla un’altra lingua ed è respinto dalla comunità in cui cerca di inserirsi a causa del sospetto e della diffidenza che genera in essa.
In scena la cantante Roberta Guidi, la danzatrice Valentina Dal Mas e gli attori Andrea Dellai, Alessandro Sammartin e Daniele Preto, per uno spettacolo scandito dalla voce densa di suoni della Zanco, che si amalgama con la partitura musicale di Michele Braga e Enrico Fiocco, in una continua oscillazione tra antico e contemporaneo.
“Come possiamo stare dentro ai miti, oggi – interroga Patricia Zanco – se non proviamo a muoverli dentro al nostro tempo? Medea ci dice di un tempo senza futuro per i figli che partono per paradisi inventati verso i loro domani che non li hanno aspettati, e li ritroviamo morti in mare, un mare rosso del loro sangue. Li ritroviamo davanti a noi, i figli, e ci fanno paura le loro domande a cui non sappiamo più dare risposte. Ci si commuove, ci si indigna alla ricerca di una verginità già da tempo stuprata. Dopo le lacrime e lo sdegno, tutto rischia di essere uguale o peggiore. Nulla muta e la contraddizione resta dentro la cerchia dei palazzi e delle istituzioni. Per mutare non bisogna commuoversi, ma spostarsi fuori dall’incantesimo funesto del cerchio comune. Occorre la spietatezza di chi demolisce facendo dissolvere i fantasmi e impedendo la cattiva coscienza. Ciglio asciutto e crudele lucidità”.
I biglietti sono in vendita al costo di 12 euro l’intero e 10 euro il ridotto.
Informazioni per il pubblico: Ufficio Teatro Astra, Contrà Barche 55 – Vicenza; telefono 0444 323725, info@teatroastra.it, www.teatroastra.it