30 Maggio 2024 - 9.47

Vicenza non ce l’ha più duro. La drammatica chiarezza nell’articolo della Presidente di Confindustria Laura Dalla Vecchia

Umberto Baldo

Non è usuale che il Presidente degli Industriali di una Provincia prenda carta e penna e scriva un articolo su un quotidiano nazionale, tanto più a pochi giorni dell’elezione del nuovo Presidente Nazionale di Confindustria Emanuele Orsini.

Ma bisogna riconoscere che Laura Dalla Vecchia, donna, imprenditrice, e Capo degli Industriali di Vicenza, è persona volitiva, cui piace parlare chiaro, e che non ama né gli eufemismi né i giri di parole.

Ed è tanto più inconsueto l’articolo della Presidente, in quanto scritto in piena campagna elettorale per le europee, cioè in una fase il cui il Governo di turno vuole ovviamente dimostrare che “tout va très bien Madame la Marquise”.

Cosa ha messo nero su bianco la Sig.ra Dalla Vecchia?

Semplicemente la verità, cioè che i dati del primo trimestre del 2024 della produzione industriale vicentina sono “drammatici” (esattamente il termine usato dalla Presidente), perché evidenziano un calo del 5,2% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Specificando che si tratta del quarto trimestre consecutivo di decrescita, dopo il -3,79% del secondo trimestre 2023, il – 5,4% del terzo, ed il -2,5% del quarto.

Non occorre essere un genio della matematica per capire che si tratta di un calo che prosegue ininterrotto da un anno intero, come non occorre essere un Nobel dell’economia per concludere che non si tratta di un momento di crisi particolare, di una fluttuazione temporanea, bensì di una vera e propria crisi strutturale, che secondo la Presidente meriterebbe di essere affrontata con interventi urgenti.

Badate bene che non  stiamo parlando, senza nulla togliere a queste splendide terre, della Provincia dell’Ogliastra o di quella di Agrigento.

Qui si parla di Vicenza, una provincia, come ricorda la Presidente, inserita a pieno titolo nelle “catene di valore europee e mondiali”; una provincia che, nonostante i soli 840mila abitanti, è al terzo posto in Italia per valore dell’export, e che proprio per queste strette connessioni con i mercati mondiali ne percepisce prima gli scossoni.

Stiamo cioè parlando di uno di quei territori che hanno contribuito alla grande a tenere in piedi il Paese nonostante gli shock globali degli ultimi anni, e ciò sia in termini assoluti, che relativamente agli altri principali esportatori europei.

Ecco perché a mio avviso il grido di allarme della Presidente degli Industriali vicentini non solo non va sottovalutato, ma deve essere preso nella massima considerazione.

Per il semplice motivo che raramente le crisi si presentano con un crollo improvviso.  Ci sono sempre dei segnali che le precedono, e un anno di calo continuo della produzione industriale nel territorio vicentino costituisce sicuramente un prodromo di quello che a breve scadenza potrebbe accadere nel resto d’Italia. 

Il perché lo spiega bene Laura Dalla Vecchia: “Ora la recessione è una realtà. Abbiamo bisogno di un piano chiaro e deciso per rilanciare la nostra economia. L’Italia deve mettere al centro la produttività, gli investimenti, e l’innovazione”. 

Mi è piaciuto quel passaggio dell’articolo in cui la Presidente scrive che non ci possiamo illudere che il boom del turismo sia sufficiente per sostenere l’economia italiana.

Non solo perché il turismo, pur importante, produce lavoro stagionale e spesso mal pagato (tanto è vero che gli operatori fanno fatica a trovare camerieri e bagnini), ma anche perché, questo fra virgolette però è il mio pensiero: “non possiamo trasformare l’Italia in un Paese di facchini e camerieri”.

Una Nazione (termine caro all’attuale Governo dei “patrioti”) come l’Italia senza dubbio deve incentivare anche il turismo, ma non  può certo trascurare la manifattura, che oggettivamente si trova a vivere un momento particolarmente problematico, in virtù del surplus produttivo della Cina, della concorrenza internazionale sempre più agguerrita da parte dei Paesi cosiddetti emergenti (dove il costo lavoro è risibile rispetto al nostro), e anche da certe scelte che io giudico sconsiderate da parte dell’Europa.  Mi riferisco in particolare alle decisioni sulle auto elettriche, che hanno spiazzato la nostra manifattura, e imposto investimenti colossali all’industria; e nonostante tutto questo cominciamo ad avere le banchine ed i piazzali  dei porti europei  stracolmi di automobili  cinesi.

Non vi riporto ovviamente tutti i contenuti dell’articolo della Presidente Dalla Vecchia, che oltre tutto è lungo ed articolato, ed affronta le principali problematiche che il mondo della produzione si trova davanti; problematiche che rendono ineludibili scelte storiche, oltre che precisi indirizzi e sostegno da parte dei pubblici poteri.

Ma ritengo importante riportarne il pensiero finale, perché sarebbe opportuno che diventasse oggetto di riflessione collettiva.

Dopo aver affermato che solo una strategia coordinata e lungimirante consentirà di risollevare il nostro settore industriale, la Presidente scrive: “….I partiti hanno trattato questa tornata elettorale come le precedenti, ovvero come campo per misurare gli equilibri interni. E’ un atteggiamento tossico e autodistruttivo per il paese, perché l’Europa incide direttamente sulla nostra vita, molto più di quanto faccia il governo nazionale.  Cinque anni fa eravamo in ripresa, dopo 10 anni post crisi, ed eravamo leader mondiali da un punto di vista tecnologico e di civiltà. Ora siamo in recessione industriale, pieni di debiti contratti per sostenere un Pnrr sprecato ed in ritardo, e bloccati nell’export.  E’ ora che qualcuno abbia il coraggio di dirlo!  Non c’è più sabbia nella clessidra.  E’ necessario un impegno collettivo da parte della politica, delle istituzioni e delle imprese per affrontare questa crisi con determinazione e visione strategica.  Solo così potremo garantire un futuro solido e prospero per il nostro paese e per le generazioni future”.

Caspita, credevo di essere uno di quelli che parlano chiaro, e chi mi legge da qualche anno sa che non ho timore di scrivere quello che penso, soprattutto le nefandezze della Politica, senza condizionamenti o timori reverenziali.

Ma debbo confessare che Laura Dalla Vecchia mi ha veramente stupito per la chiarezza della sua esposizione, ma soprattutto perché, credetemi, non è facile per chi guida un’Associazione considerata tradizionalmente filo-governativa, esporsi su un quotidiano nazionale di questi tempi.

Vi sto dicendo da mesi che, come rileva anche la Presidente, la politica è tutta impegnata nella componente di maggioranza a mostrare che tutto va bene, e che “stiamo spezzando le reni a Germania e Francia”, e in quella dell’opposizione a spacciare l’Italia come un Paese di poveri in attesa di un nuovo Fascismo.

Non è vera nessuna delle due narrazioni, ovviamente; è solo campagna elettorale.

Ma vi do un consiglio. Archiviate l’articolo della Presidente Dalla Vecchia, e rileggetelo fra qualche mese.   Magari potreste constatare che aveva ragione da vendere.

Umberto Baldo

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