28 Ottobre 2024 - 9.39

Vicenza. Quelle lapidi contestate

Umberto Baldo

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Oggi vi parlerò di un argomento che, di primo acchito, potrebbe anche sconcertarvi: le lapidi cimiteriali.

Mi pare di vedervi mettere subito le mani all’inguine, prendere in mano un oggetto di ferro, chi ce l’ha a portata di mano abbrancare un cornetto anti malocchio rigorosamente di colore rosso, oppure alzare l’indice ed il mignolo al cielo a formare un fiero paio di corna.

Ma tranquilli, tutto questo l’avrete fatto invano, perché oggi non voglio parlarvi della morte, bensì di “burocrazia”, di quella pervasività dei pubblici poteri che tendono ad insinuarsi e a regolare anche i momenti più intimi della nostra vita.

Si usa dire che il comunismo aveva l’ambizione di guidare la vita dell’individuo “dalla culla alla tomba”, ma alla luce di quello che vi dirò di seguito non è che le cose siano poi così diverse anche nei liberi regimi democratici.

Ecco perché sono assolutamente convinto che il tema di oggi non è la morte, bensì la libertà.

Qualcuno ricorderà sicuramente questo passaggio de “I Sepolcri” di Ugo Foscolo: “Pur nuova legge  impone oggi i sepolcri fuor de’ guardi pietosi, e il nome a’ morti contende……”

Il carme Foscolo lo scrisse contro l’editto di Saint-Cloud, con cui Napoleone Bonaparte impose che i cimiteri fossero posti fuori dalle mura della città, e che sulle lapidi ci fosse solo il nome del cittadino defunto.

Il senso della norma rispondeva in primis ad un’esigenza igienico-sanitaria, ordinando che le tumulazioni avvenissero lontano dai centri abitati ed in luoghi aperti ed arieggiati; e poi ad un imprinting ideologico-rivoluzionario, giacché mirava ad impedire la costruzione di mausolei per i  nobili, ponendo così tutti i defunti su un piano di parità. 

Perdonatemi questa digressione “dotta”, ma per una qualche associazione di idee il poemetto foscoliano mi è riaffiorato alla mente leggendo una notizia riportata nelle “cronache” dell’edizione veneta di un autorevole quotidiano nazionale.

Qual era questa notizia?

Tutto parte da un loculo situato nel cimitero della frazione di Bertesina a Vicenza, sulla cui lapide, in un riquadro a sfondo verde, sono state disposte delle carte da poker, come se si trattasse appunto di un “tavolo verde”.

Immagino che il de cuius fosse un amante dei “giochi cartacei”, e chissà, forse aveva manifestato fra le ultime volontà che questa sua predilezione fosse ben evidenziata nella sua ultima dimora.

Questo sarebbe soltanto uno dei casi che manifesta però la tendenza, sia pure al momento minoritaria, di addobbare le lapidi in modo “diverso” rispetto ai canoni usuali, che prevedono da sempre, almeno a mia memoria, foto del defunto, nome e cognome, data di nascita e data di morte, un portafiori ed un lumino.

Ma, e mi è capitato di vederlo con i miei occhi, in certi casi i parenti aggiungono oggetti estranei al solito armamentario, oggetti che facevano parte della vita del caro estinto.

Può essere un modellino di bicicletta per un appassionato di ciclismo, una maglietta della squadra del cuore, od un giocattolo nel caso di un bambino.

Ma questa prassi, questa amorevole prassi mi permetto di aggiungere, cozza contro la “mentalità borbonica” della nostra burocrazia, che trova la sua sublimazione nel “Regolamento”.

Intendiamoci, non c’è nulla da eccepire per quanto riguarda il Comune di Vicenza; il “Regolamento dei servizi funebri e  funerari” è disponibile in rete, e facilmente consultabile  https://www.comune.vicenza.it/content/download/1555/30522/file/169858-funerario.pdf_regolamento.pdf).

Unito allo stesso c’è pure l’Allegato A) denominato “Prescrizione per arredi funebri”, dove vengono compiutamente elencati e decritti nei particolari, e addirittura nelle dimensioni, gli accessori che possono esse collocati sulle lastre in marmo dei loculi e colombari, ossari, nicchie cinerarie e tombe di famiglia.

Immagino che pochi di voi andranno a consultarlo, non solo per questioni scaramantiche, ma anche perché è molto lungo e dettagliato.

Ma, tornando al loculo verde con le carte da poker, non tutti la pensano allo stesso modo, e così qualche frequentatore di cimiteri ha protestato con gli Uffici Comunali chiedendo il rispetto delle norme, vale a dire la rimozione di quanto non “permesso” dal mitico “Regolamento”.

Ciò ha aperto subito una diatriba con i famigliari interessati, ed anche con le imprese di Pompe Funebri che sembrano convinte della necessità di adeguare le norme alle esigenze di un mondo che cambia.

Al giornalista che lo ha interpellato sulla vicenda l’Assessore ai servizi cimiteriali, dopo aver giustamente ricordato l’esistenza del “Regolamento”, ha specificato: “La prassi vuole che si presenti un progetto per tomba, ossario e loculo. Per poker e posacenere non hanno presentato il progetto……”

Cosa volete, io quando sento parlare di “progetto” per una banalità del genere mi si alza la pressione.

Io capisco bene che un Assessore non può far finta di niente di fronte alle proteste (sic!) di altri cittadini che si dichiarano offesi dall’apposizione di certi oggetti sulle sepolture, come capisco che non gli resti altra opzione se non rispondere che appunto si devono rispettare le regole.

Ma a mio avviso il punto sta proprio qua, nelle “regole”.

Chi mi segue da tempo sa bene che non sono certo un rivoluzionario, o un anarchico, ma, come si dice, “est modus in rebus”.

Se parlassimo di certi cimiteri monumentali, e ce ne sono in molte città italiane, comprendo che debbano essere preservati anche i valori artistici e storici dell’intero luogo, e di certi sepolcri in particolare; ma caspita ragazzi, qui parliamo di cimiteri di paesi, o anche di città, senza alcun valore particolare da salvaguardare, se non un po’ di buon gusto.

Quindi capirei che se i familiari di un appassionato di pornografia volessero che sulla tomba del proprio caro fossero appostate foto o immagini hard, gli si debba opporre un fermo “no”.

Ma qui si tratta di mettere in campo un po’ di sensibilità nei confronti dei parenti del defunto che magari vogliono semplicemente appoggiare sulla lapide oggetti che ricordano le passioni che la persona aveva quando era viva, oppure altri oggetti evocativi, per testimoniare vicinanza e affetto.

Un caso particolare è per esempio quello di bambini e ragazzi: non è raro trovare sulle lapidi che segnano scomparse così premature, piccoli giochi, un pupazzetto, oppure oggetti che si collegano a una fede sportiva.
In altri casi si trovano ceri, oppure statuette varie. 

Come si può essere insensibili a gesti di questo genere, in nome di un Regolamento?

In questa Italia in cui di regole se ne scrivono tante, che poi pochi rispettano,

il cittadino, almeno io, ha come l’impressione di essere ancora a Bisanzio o nel Regno dei Borboni, dove il rispetto della norma deve prevalere sulla sostanza delle cose.

Sarebbe tempo che la mentalità burocratica allentasse la presa, per dare finalmente vita ad una società di liberi cittadini e non di sudditi.

Sia pure con tutto il rispetto che si deve ad un cimitero, si può cominciare anche da piccole cose, come da un loculo verde con attaccate alcune carte da poker.

E poi chi l’ha detto che i cimiteri devono essere luoghi cupi e grigi dove debba regnare l’uniformità? 

Napoleone riposa a Les Invalides, e l’editto di Saint Cloud se lo ricordano solo gli storici! 

Umberto Baldo 

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