14 Maggio 2018 - 23.19

VICENZA/SCHIO – 49 studenti vicentini a Medicina per il Cantamaggio

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Sono stati 49 i ragazzi partiti da Vicenza con destinazione Medicina, in provincia di Bologna, per la ventesima edizione del “Cantamaggio”, il laboratorio residenziale organizzato da La Baracca – Testoni Ragazzi in collaborazione con il Comune di Medicina, che ogni anno coinvolge più di cento giovani tra i 14 e i 30 anni provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa. Un’esperienza di conoscenza reciproca in cui i ragazzi hanno l’occasione di riflettere insieme su temi di rilevanza sociale grazie alle testimonianze e ai racconti di esperti e professionisti. Tre intense giornate di lavoro collettivo per un percorso guidato da registi, attori e coreografi, in cui vengono condivise idee, talento e impegno e che permette ai ragazzi di rielaborare argomenti importanti attraverso i diversi linguaggi artistici, fino ad arrivare alla creazione di una performance teatrale collettiva che viene tradizionalmente presentata nel Parco delle Mondine della cittadina emiliana.

È stato dunque un contingente particolarmente nutrito, quello partito dalla nostra regione per la trasferta emiliana. A comporlo, ragazze e ragazzi provenienti da 4 diversi laboratori del territorio veneto condotti dall’attrice e regista Ketti Grunchi del Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia: il Laboratorio Permanente Fabbricateatro e il Laboratorio Teatrale del Liceo “Don G. Fogazzaro” – entrambi di Vicenza -, il Campus Company/Teatro Civico di Schio e il Laboratorio del Teatro Momo di Mestre.

“Cantamaggio”, che quest’anno si è svolto dal 29 aprile al 1° maggio, ha dedicato l’edizione del ventennale – laboratorio e performance – al tema del lavoro minorile, in un ideale collegamento con il tema della prima edizione, nel 1989, intitolata “Canto di lavoro”. E così, il 1° maggio scorso, è andato in scena un nuovo “Canto di lavoro”, dedicato a tutti i bambini lavoratori e in particolare a Iqbal Masih, piccolo pakistano che lottò per difendere l’infanzia sfruttata e che nel giorno di Pasqua del 1995, all’età di soli 12 anni, mentre correva con il suo aquilone, fu ucciso da qualcuno che temeva la sua voce. La sua storia, diventata da allora in tutto il mondo il simbolo della lotta contro il lavoro minorile, è stata così portata in scena da 123 ragazze e ragazzi provenienti da Italia, Spagna e Lituania, tra i quali alcuni richiedenti asilo.

 “La cosa più bella – ha spiegato Bruno Cappagli, responsabile del progetto e storico regista dello spettacolo conclusivo – è vedere tutti questi giovani in scena che agiscono con un unico obiettivo: emozionare ed emozionarsi attraverso il teatro. Con qualunque tempo o disagio, sotto il sole cocente o sotto la pioggia… Tre giorni intensissimi di lavoro che sono davvero un atto di teatro popolare molto forte”.

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