8 Febbraio 2016 - 10.50

VICENZA – Sgarbi e Caravaggio al Comunale

Sgarbi

Molto interessante e particolare sarà il quarto appuntamento della rassegna Luoghi del Contemporaneo-Prosa del Teatro Comunale di Vicenza, dedicato ad una figura grandissima e controversa dell’arte italiana del ‘600: di tratta di “Caravaggio” uno spettacolo di prosa con videoproiezioni – di e con Vittorio Sgarbi – regia di Angelo Generali, in scena al Ridotto venerdì 12 febbraio alle 20.45.
Lo storico dell’arte condurrà il pubblico attraverso la vita e la pittura rivoluzionaria di Michelangelo Merisi, in uno spettacolo teatrale originalissimo, arricchito dalla musica di Valentino Corvino (violino e elettronica) e dalle immagini delle opere più rappresentative del pittore lombardo curate dal visual artist Tommaso Arosio; regia e luci sono di Angelo Generali. Lo spettacolo è una produzione Promo Music in collaborazione con la Versiliana Festival; ha debuttato alla Versiliana nel luglio scorso. “Caravaggio” – di e con Vittorio Sgarbi – registra il sold-out in tutte le date del tour; dopo Vicenza sarà a Bergamo e a Roma. Eventuali biglietti per la data in programma al Ridotto del Teatro Comunale di Vicenza, venerdì 12 febbraio, saranno disponibili solo in caso di rinuncia dei possessori.

La Stagione artistica del Teatro è promossa e sostenuta dalla Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza in collaborazione con Arteven, responsabile della direzione artistica, con l’importante sostegno di Fiamm, Gruppo Mastrotto, Develon, Aim Energy e Colorcom, come partner; Inglesina, BMW Autogemelli, AFV Gruppo Beltrame, AC Hotel Vicenza, Burgo Group, Confartigianato Vicenza, Ares Line, ConGusto Vicenza, Telemar, Cantine Vitevis, Lions Club Vicenza Palladio, come sponsor; Il Giornale di Vicenza come media partner.

Parlando del pittore protagonista dello spettacolo teatrale Vittorio Sgarbi afferma “Caravaggio è doppiamente contemporaneo. È contemporaneo perché c’è, perché viviamo contemporaneamente alle sue opere che continuano a vivere; ed è contemporaneo perché la sensibilità del nostro tempo gli ha restituito tutti i significati e l’importanza della sua opera. Non sono stati il Settecento o l’Ottocento a capire Caravaggio, ma il nostro Novecento. Caravaggio viene riscoperto in un’epoca fortemente improntata ai valori della realtà, del popolo, della lotta di classe. Ogni secolo sceglie i propri artisti. E questo garantisce un’attualizzazione, un’interpretazione di artisti che non sono più del Quattrocento, del Cinquecento e del Seicento ma appartengono al tempo che li capisce, che li interpreta, che li sente contemporanei. Tra questi, nessuno è più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di quanto non sia Caravaggio”.

E parlando dello spettacolo in una recente intervista il critico spiega che si tratta di una “lezione di storia dell’arte, neanche troppo camuffata da spettacolo, perchè non c’è teatralizzazione, non ci sono attori. È lo spazio a fare la differenza. Più solenne, evocativo, con il buio in sala che aumenta la qualità della concentrazione. Per me non cambia molto, dico quello che direi in una conferenza, forse divagando meno. Tendo a ipnotizzare comunque”.
E sulla scelta di questo artista che tanto lo appassiona, prosegue: “Fino a Caravaggio la vita di artisti anche immensi come Leonardo o Michelangelo è inferiore all’opera. Con lui la vita diventa arte. Come in Pasolini, che infatti cito a inizio spettacolo. In entrambi l’esistenza passa per un abisso che non santifica. Non è una forzatura. I volti di Caravaggio sono i ragazzi di vita di Pasolini”.

E Sgarbi rivela anche di aver scelto il teatro perché lo obbliga ad una certa disciplina e al rispetto dei tempi (un’ora e mezzo di spettacolo, senza intervallo), oltre a dare un messaggio più diretto ed emozionale, rispetto al mezzo televisivo; così questo Caravaggio conferma ancora una volta, le sue doti istrioniche di narratore ammaliante, interprete e protagonista di un’affabulazione sul genio tempestoso di Michelangelo Merisi, ossessione antica, alla quale il critico d’arte ha dedicato numerosi saggi critici e pubblicazioni.

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